AMERICA - Lettera aperta: i nostri popoli condannati a un presente e a un futuro di distruzione e morte

lunedì, 3 settembre 2018 ambiente   situazione sociale   sicurezza alimentare   laudato si'   celam  

Celam

Brasilia (Agenzia Fides) – “I gravi e spesso irreversibili danni e violazioni dei diritti umani e dei diritti della natura causati dall'attuale modello estrattivo minerario, promosso, sostenuto e alimentato dall’affanno dell'arricchimento immorale, inumano e innaturale delle grandi multinazionali minerarie e dei paesi di origine, in una nuova fase più aggressiva di colonizzazione e di saccheggio” ha come conseguenza che “i nostri popoli sono condannati a un presente e a un futuro di distruzione e morte” quindi “è urgente porre dei limiti a questo modello di sviluppo estrattivo, come sottolinea Papa Francesco”.
E’ un passaggio della “Lettera pubblica alle nostre Chiese, organizzazioni e società”, appena pubblicata, che raccoglie i frutti dell’incontro tenutosi a Brasilia, dal 7 al 10 agosto. Rappresentanti di organizzazioni, movimenti e famiglie religiose provenienti da vari paesi di America Latina e Stati Uniti, oltre che dalla Germania, si sono incontrati alla luce dell'enciclica Laudato Si e della Lettera pastorale sull'ecologia integrale, "Discepoli e missionari, Custodi della creazione" del Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM), per condividere sfide, lotte e speranze delle comunità interessate dall’estrazione mineraria.
“Questo incontro – è scritto nella lettera aperta, pervenuta all’Agenzia Fides - ci ha permesso di rinnovare la nostra missione di contribuire alla costruzione di nuovi rapporti con la natura, non come produttrice di ricchezza, ma come sorella e madre nostra, con una vita propria e con diritti inalienabili, che condivide e sostiene la vita della Creazione alla ricerca della Buona Vita e del Benessere di tutti gli esseri che fanno parte di questa casa comune".
Ai danni provocati dall’estrazione mineraria si aggiunge la privatizzazione dei fiumi, per il moltiplicarsi delle imprese produttrici di energia elettrica, e l’ampliamento dell’attività per l’estrazione di gas naturale. “Tutti questi tipi di attività estrattiva, lungi dall'avanzare verso una maggiore responsabilità nella cura della casa comune e della vita – è scritto nel testo -, accelerano la loro distruzione e condannano milioni di persone a sopravvivere nella precarietà, vittime di malattie derivate dalla contaminazione delle acque, delle terre e dell’aria”.
Durante l’incontro sono state presentate le dolorose testimonianze delle vittime dell’attività mineraria e dei difensori della madre terra, ed è stata rilevata la responsabilità di tale situazione, da cui non sono esenti i governi dell’America Latina: “nel nostro continente, ad esempio, il 60% degli omicidi riguarda difensori dei diritti e leader comunitari”.
Chiamati a dare, come Chiese, motivi di fede e speranza che “un altro mondo è possibile, dove prevalga il rispetto e la cura per la vita naturale di cui l'umanità è parte”, i partecipanti rivolgono quindi una serie di raccomandazioni. In primo luogo ribadiscono il loro impegno a “denunciare queste pratiche di morte e a chiedere cambi strutturali” sia per limitare l’attività estrattiva abusiva e irresponsabile, che per mettere fine alla “tolleranza complice dei nostri governi”. Inoltre riaffermano la volontà di continuare “a promuovere la vita, sostenendo gli sforzi e le lotte delle comunità interessate dall’estrazione mineraria e da altri progetti che colpiscono gravemente la vita e il futuro della madre terra e di tutti gli esseri umani che essa sostiene”.
Ai responsabili delle Chiese viene chiesto di “assumere un maggiore impegno verso quanti soffrono le conseguenze di questo modello economico di produzione sfrenata, di consumismo vorace e di depredazione senza limiti della natura”. Agli Stati si chiede “maggiore responsabilità nell’amministrazione del bene comune, una lotta decisa alla corruzione, di attivare e controllare con rigore norme e leggi che garantiscano i diritti umani, individuali e comunitari, i diritti della natura e il diritto fondamentale dei popoli a decidere del proprio sviluppo, garantendo effettivi processi di consultazione” e di rispetto delle decisioni prese.
Agli imprensari si chiede di eliminare “le pratiche di sfruttamento criminale, irresponsabile e depredatorio di vite, territori e culture”, mentre si ribadisce nella parte finale che “è arrivato il momento in cui ogni persona si assuma la responsabilità di costruire altri modelli produttivi che garantiscano la vita delle generazioni future e rispettino la madre terra, di sostenere un consumo responsabile e di scommettere su nuovi modi di intendere lo sviluppo integrale”. (SL) (Agenzia Fides 3/9/2018)


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