ASIA/TURCHIA - Sanzioni USA contro due ministeri turchi per il “caso Brunson”

giovedì, 2 agosto 2018 medio oriente   geopolitica   libertà religiosa   terrorismo   giustizia  

Twitter

Ankara (Agenzia Fides) - Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti d'America porrà in atto sanzioni “mirate” contro i titolari di due ministeri turchi, quello della Giustizia - guidato da Abdulhamit Gul - e quello degli Interni – guidato dal Ministro Suleyman Soylu – come forma di ritorsione per la detenzione del pastore evangelico statunitense Andrew Craig Brunson, sotto processo in Turchia con l'accusa di spionaggio e partecipazione e atti terroristici e trame sovversive anti-turche. "Riteniamo che sia vittima di un'ingiusta detenzione da parte del governo della Turchia", ha detto ai giornalisti riferendosi a Brunson la portavoce della Casa Bianca, Sarah Huckabee Sanders, che ha indicato gli organismi ministeriali in procinto di essere colpiti dalle sanzioni Usa come responsabili diretti dell'arresto e della detenzione del pastore. "L'ingiusta detenzione del pastore Brunson e il protrarsi dell'accusa da parte di funzionari turchi sono semplicemente inaccettabili", ha affermato il segretario del Tesoro Steven Mnuchin, aggiungendo che il Presidente Donald Trump aveva espresso in maniera inequivocabile le aspettative USA per l'immediata liberazione di Brunson da parte della Turchia.
Il caso del pastore evangelico Brunson accentua il suo profilo di “casus belli” tra i due Paesi già alleati nella NATO. La scorsa settimana, come riferito dall'Agenzia Fides (vedi Fides (28/7/2018) - Brunson dopo quasi due anni di prigione era potuto tornare nella sua casa di Izmir, in regime di libertà condizionata, in attesa di conoscere la sentenza del processo intentato contro di lui dalle autorità turche. Ma proprio l'entrata in vigore della nuova misura riguardante l'imputato ha conciso con una nuova escalation dello scontro in atto tra USA e Turchia intorno a una vicenda che ha da tempo travalicato i confini del caso individuale, divenendo vera e propria emergenza geopolitica.
Ad alzare di nuovo i toni intorno al caso del pastore Brunson era stato lo stesso Presidente Usa Donald Trump che giovedì 26 luglio, sul suo account twitter, aveva definito Brunson "un grande cristiano, un uomo di famiglia e un meraviglioso essere umano” sottoposto a gravi sofferenze, chiedendone l'immediata liberazione. Anche il vice Presidente Usa Mike Pence era intervenuto sul caso, ripetendo che Brunson è un uomo innocente, che non ci sono prove credibili contro di lui, e minacciando “sanzioni significative contro la Turchia”, se non si fossero registrati passi concreti e solleciti per affrettarne la liberazione. Poche ore prima dell'annuncio delle sanzioni USA, da Ankara, il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva dichiarato davanti a operatori dei media che la Turchia non avrebbe preso in alcuna considerazione il “linguaggio minaccioso” dei vertici statunitensi, definendolo espressione di “una mentalità evangelicale e sionista”.
Andrew Craig Brunson, responsabile della chiesa evangelica della Resurrezione a Izmir (Smirne Diriliş Kilisesi), affiliata alla Chiesa evangelica presbiteriana di Orlando (Florida), era stato convocato dall'ufficio turco dell'immigrazione nell'ottobre 2016, insieme alla moglie, Lyn Norine (vedi Fides 11/4/2018). Alla coppia era stato inizialmente comunicato l'obbligo di lasciare la Turchia, giustificando tale misura con l'accusa vaga di aver ricevuto fondi dall'estero per finanziare iniziative missionarie e di aver messo a rischio la sicurezza del Paese con le loro attività. Successivamente, per il pastore evangelico il decreto di espulsione si è trasformato in arresto, dopo che un testimone segreto lo aveva accusato di appartenere al cosiddetto FETÖ (acronimo turco di “Organizzazione terroristica Fethullahnista”, definizione con cui gli organi turchi filo-governativi indicano la rete di Hizmet, il movimento ispirato dal predicatore musulmano Fethullah Gulen e indicato dal governo turco come il grande regista del tentato golpe del 15 luglio 2016.
Il 28 settembre 2017, lo stesso Erdogan si era dichiarato disposto a liberare il pastore evangelico USA solo se in cambio le autorità statunitensi consegneranno alla Turchia Fethullah Gulen, esule in USA dal 1999. Nel corso del tempo, i crimini attribuiti al pastore Brunson dalle autorità giudiziarie turche si sono fatti sempre più gravosi: testimoni segreti e enigmatici presi comunque in considerazione dal tribunale di Izmir lo hanno accusato perfino di sostenere la nascita di un fantomatico “Stato curdo cristiano” destinato a occupare anche parte del territorio turco.
Il tribunale di Izmir martedì ha respinto di nuovo una petizione presentata dall'avvocato di Brunson per chiedere la liberazione del suo cliente. La prossima udienza del processo è stata fissata per il 12 ottobre (GV) (Agenzia Fides 2/8/2018)..



Condividi: