AMERICA/BOLIVIA - Mons. Ticona, un cardinale indigeno impegnato per la riconciliazione

sabato, 2 giugno 2018 chiese locali   indigeni   riconciliazione   cardinali  

La Paz (Agenzia Fides) - “Una grande responsabilità per la mia persona e per la Chiesa”: così mons. Toribio Ticona, vescovo emerito della prelatura di Corocoro, con un comunità indigena quechua, ha definito in un dialogo con l'Agenzia Fides la notizia della sua designazione cardinalizia. Di origini umili, in gioventù, fece lo strillone, il lustrascarpe, il muratore, l'operaio, il meccanico, il soldato e il minatore. E persino il sindaco. Sarà il terzo Porporato della Bolivia, che torna ad avere un cardinale dopo la morte, nel 2015, di Julio Terrazas. L'aveva preceduto, negli anni '50, il redentorista tedesco nazionalizzato boliviano José Clemente Maurer.
Mons. Ticona, nonostante il parkinson di cui è affetto e i suoi 81 anni, svolge diverse attività tra le quali la presidenza del Consiglio direttivo di una scuola cattolica. “La chiamata a diventare cardinale è stata una novità totalmente inattesa, perchè sono una persona di umili origini. Non so bene perchè sia toccato a me, ma il Signore ha le sue ragioni, che noi non conosciamo”, ha dichiarato.
Nativo di Atocha, nella provincia andina di Potosí, mons. Ticona da giovanissimo ha dovutoaiutare la madre nel mantenimento della famiglia. Grazie ai missionari belgi inviati da Pio XII per aiutare la formazione cristiana e sindacale dei minatori e degli studenti di Potosí, potè frequentare il seminario ed essere ordinato a 30 anni. Fu per 13 anni parroco ma anche sindaco della località di Chacarilla (provincia di La Paz) dove potè lavorare per lo sviluppo umano e spirituale della comunità. Era stato designato dai gerarchi del regime militare per difendere i minatori dagli abusi dell'azienda giapponese che li sfruttava.
Come parte del compenso di quegli anni, ha ricevuto un terreno sul quale desidera costruire una casa per orfani e bambini poveri. “Quando fai il bene, Dio ti aiuta”, sintetizza, riconoscendo che l'opera di Dio nella sua vita. Il prelato, che ama farsi chiamare semplicemente “don Toribio”, conobbe Papa Francesco a Buenos Aires, quando questi era cardinale, in occasione della sua partecipazione alle missioni di accompagnamento agli emigranti boliviani nella capitale argentina. Ai fedeli manda questo messaggio: “Ai miei fratelli boliviani contadini, minatori e al popolo in generale chiedo di lavorare insieme per la nostra cara patria, perché Chiesa e Stato possano lavorare insieme, senza rancori né calunnie”.
Negli ultimi anni, infatti, i rapporti tra il governo di Evo Morales e la Chiesa sono stati tesi, con accuse reciproche. Mons. Ticona, da anni amico del presidente, anche se in parte critico del suo operato, è stato visto di buon occhio dal governo. “Speriamo che la mia presenza come cardinale in Bolivia possa avvicinare la polarizzazione che esiste” a livello politico. Morales gli ha fatto visita e sarà presente a Roma il 29 giugno, quando il vescovo sarà creato cardinale. Da cardinale, mons. Ticona rimarrà a La Paz, dove risiede attualmente. (SM) (Agenzia Fides 2.6.2018)


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