ASIA/INDONESIA - Il gesuita colpito con la spada perdona l'aggressore musulmano

lunedì, 26 febbraio 2018 dialogo   violenza   islam   islam politico   cristianesimo   chiese locali   persecuzioni   diritti umani   giustizia   perdono  

S.Egidio

Messa a Yogyakarta

Yogyakarta (Agenzia Fides) – “Non bisogna avere paura. Io sinceramente perdono Sulyono e prego ogni giorno il Padre Nostro per lui. Siamo chiamati a perdonare chi ci fa del male. Quanto mi è successo, nell'attacco alla chiesa di santa Lidwina a Bedog (Yogyakarta), mostra che la sicurezza e la tolleranza in Indonesia sono in declino. Ma spero che episodi come questo non paralizzino i cristiani, perché lo scopo dei radicali è proprio quello di spaventare e paralizzare la Chiesa”: lo dichiara all'Agenzia Fides il gesuita p. Karl-Edmund Prier, aggredito l'11 febbraio scorso e ferito con una spada da uno squilibrato di nome Suliyono, che ha fatto irruzione nella chiesa mentre il religioso stava celebrando messa (vedi Fides 12/2/2018). L'uomo è riuscito a ferire una decina di fedeli e il prete, di origine tedesca.
Come appreso da Fides, durante l'omelia pronunciata nella messa del 19 febbraio, il gesuita ha raccontato che sarebbe potuto scappare dalla chiesa, “ma la mia coscienza mi ha detto di restare: un buon pastore non può scappare quando vede un lupo”. Dopo aver colpito alcuni fedeli, ha proseguito p. Prier, “il lupo è arrivato per colpire il pastore. Ha attraverso la navata centrale della chiesa brandendo una lunga spada e gridando Allah u akbar. Poi è venuto dietro l'altare dove mi trovavo. Sono stato colpito due volte sulla schiena, il terzo colpo alla testa. Ho iniziato a sanguinare, mi hanno soccorso e condotto all'ospedale, dove mi hanno medicato”. L'uomo quindi ha decapitato le statue della Vergine Maria e il Sacro Cuore di Gesù, distruggendo il pulpito.
Padre Prier racconta a Fides che, dopo l'episodio spiacevole, sono avvenuti fatti interessanti: in primo luogo, il Sultano Hamengkubuwono X, governatore di Yogyakarta, gli ha fatto visita all'ospedale e si è scusato con il gesuita a nome della città. In secondo luogo, i cattolici hanno iniziato a ripulire la chiesa e alcuni musulmani sono venuti ad aiutarli in segno di solidarietà, lavorando con loro per ritinteggiare la chiesa. Infine un leader religioso musulmano ha donato nuove statue della Vergine Maria e del Sacro Cuore di Gesù, mentre un altro musulmano ha donato alla chiesa e installato un dispositivo di allarme e un sistema di telecamere a circuito chiuso. “Sono segnali forti: la gente di Yogyakarta sta cercando di migliorare l'immagine di una città dove regna la convivenza, immagine che ultimamente è sbiadita”, rileva padre Prier.
Infine il 19 febbraio, è stata celebrata nella chiesa di santa Lidwina una messa di ringraziamento: “La chiesa è stata nuovamente benedetta dall'Arcivescovo Robertus Rubiyatmoko di Semarang. I fedeli feriti erano presenti, con circa altre 1400 persone giunte da Yogyakarta. Il desiderio e l'impegno per la pace e la convivenza non ci abbandonano”, conclude il gesuita (PP) (Agenzia Fides 26/2/2018)


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