AFRICA/RD CONGO - Conflitto Governo-Chiesa: sensibilizzare le coscienze dà fastidio ai politici

lunedì, 26 febbraio 2018 violenza   giustizia   pace   politica   corruzione   diritti umani  

I. T.

Manifestazioni di cattolici in COngo

Kinshasa (Agenzia Fides) - Nella Repubblica democratica del Congo le istituzioni politiche stanno apertamente contrastando il lavoro di sensibilizzazione delle coscienze portato avanti dalla Chiesa: a raccontarlo all’Agenzia Fides è p. Rigobert Minani Bihuzo, gesuita congolese, politologo, fino a pochi giorni fa responsabile dell’Apostolato sociale della Compagnia di Gesù in Africa, spesso mediatore tra i Vescovi cattolici e il governo: “Alla classe dirigente del Paese dà fastidio il lavoro della Chiesa per il ripristino dei valori costituzionali” spiega p. Rigobert.
Negli ultimi giorni lo scontro istituzionale tra il Presidente uscente, Joseph Kabila, e la Chiesa cattolica si è fatto più forte: nei giorni scorsi alcune centinaia di giovani militanti del partito di Kabila sono arrivati nell'area della cattedrale di Notre Dame a Kinshasa e hanno occupato il piazzale della chiesa. Il tutto accade mentre il Comitato di coordinamento dei laici ha indetto nuove marce non violente.
La Conferenza episcopale congolese (Cenco) ha svolto un ruolo delicato negli ultimi due anni. Nel 2016 è scaduto il mandato presidenziale, ma Joseph Kabila non sembrava volersi fare da parte. Per evitare che la situazione precipitasse e lo scontro tra governo e opposizione diventasse violento, i Vescovi si sono fatti carico di una mediazione che ha portato all’accordo del 31 dicembre 2016.
“L’accordo – rileva p. Minani - prevedeva le elezioni nel 2017, la nomina di un primo ministro scelto tra le fila dell’opposizione, spazi per l’opposizione nei media pubblici, il rilascio dei detenuti politici, il ritorno di Moise Katumbi, leader di uno dei partiti di minoranza. I Vescovi erano, in qualche modo, garanti. Kabila e il suo gruppo di potere però non solo non lo hanno applicato, ma lo hanno anche stravolto”.
I Presuli si sono sentiti traditi, e con loro gran parte del Paese. Ne è nata una rivolta morale dei cattolici con marce di protesta, represse dalle forze dell’ordine. “Attenzione - osserva padre Minani - le iniziative non sono state organizzate dalle gerarchie, ma dai laici. Mi ha colpito, in particolare, l’iniziativa di alcune organizzazioni della società civile, in cui si è ribadito che la transizione con Kabila non funzionerà e si chiedono le sue dimissioni immediate”.
La Cenco ha chiesto più volte a Kabila di lasciare il potere e di non dare vita a iniziative unilaterali (riforma della Costituzione, referendum, ecc.). “In privato - rivela padre Minani - Kabila ha detto ai Vescovi che non si ricandiderà, ma non l’ha mai confermato in pubblico. L’impressione è che non voglia lasciare. Per questo motivo, oltre alle dimissioni, Kabila deve subito stilare un calendario elettorale che porti il popolo alle urne entro il 2018. Se però non dovesse cambiare nulla, saranno tutte le 48 diocesi congolesi a scendere in campo con iniziative coordinate”.
P. Minani ricorda, infine che, nel Kasai per lungo tempo chiese, conventi, comunità sono stati assaltati, bruciati, distrutti. Dopo la dura reazione di Papa Francesco e della comunità internazionale, le azioni sono scese di numero, ma non si sono arrestate. Molte parrocchie e oratori sono ancora saccheggiati. Sacerdoti, suore, ma anche laici impegnati subiscono vessazioni, afferma il gesuita. (EC) (Agenzia Fides 26/2//2018)


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