AMERICA - La Corte Interamericana dei Diritti umani non può imporre la legge sul matrimonio omosessuale ai paesi membri

mercoledì, 24 gennaio 2018

San José (Agenzia Fides) - La Corte Interamericana dei diritti umani (CIDH), organo giudiziario dell'Organizzazione degli Stati americani (OEA), sta facendo pressione sui 23 paesi membri che ancora non l'hanno fatto, perché riconoscano i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Il 9 gennaio, in risposta ad una richiesta avanzata dal Costa Rica (paese membro) nel maggio 2017, la Corte ha chiesto il riconoscimento dei diritti al matrimonio omosessuale, consentendo di godere della stessa protezione legale delle coppie eterosessuali.
A questo proposito, l'avvocato Juan Puertas, presidente della “Asociación Antonin Scalia” del Perù, dice a Fides che come conseguenza del rispetto di questa sentenza della Corte, il matrimonio cesserà di essere un'istituzione. Secondo l'avvocato, "se l'amore è ciò che conta, stiamo rinunciando al diritto, perché il diritto è una scienza prescrittiva di ciò che deve essere, che genera protezioni oggettive basate sulla realtà e non basate sui sentimenti, che vanno e vengono".
Da rilevare che il 79 per cento dei peruviani respinge il matrimonio tra due persone dello stesso sesso, mentre la famiglia formata dall'unione di un uomo con una donna è l'aspetto più apprezzato per la stragrande maggioranza della popolazione del Perù (89%). Nonostante sia un paese sovrano, con una chiara Costituzione sul matrimonio tra un uomo e una donna, che esprime il sentimento religioso e tradizionale della grande maggioranza dei peruviani, la CIDH ha esortato tutti i paesi membri dell'America latina a riconoscere il matrimonio omosessuale ed a estendere a tali coppie gli stessi diritti concessi agli eterosessuali.
Rispondendo alla domanda se sia valido che la CIDH imponga un'agenda ai paesi membri, l'avvocato Juan Puertas afferma a Fides che la Corte sta superando i suoi poteri e che ignora anche le Costituzioni dei singoli Stati: "La Costituzione non può sottostare ad una decisione della CIDH, che inoltre è solo una consultazione in risposta a un singolo paese specifico" spiega l'avvocato. “La CIDH deve analizzare la Costituzione prima di emettere un verdetto. Deve esserci una coesistenza naturale tra ciò che stabilisce la CIDH e ciò che stabiliscono le costituzioni nazionali. Altrimenti saremmo in un'oligarchia internazionale che ci impone ciò che dobbiamo fare e non fare” conclude Puertas.
Attualmente i paesi membri della Corte interamericana dei diritti umani sono: Argentina, Barbados, Bolivia, Brasile, Colombia, Costa Rica, Cile, Dominica, Ecuador, El Salvador, Grenada, Guatemala, Haiti, Honduras, Giamaica, Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana e Suriname. Trinidad e Tobago hanno abbandonato la Convenzione americana sui diritti umani nel 1998 e il Venezuela nel 2012. (DB/LG) (Agenzia Fides 24/01/2018)


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