Juba (Agenzia Fides) - Violenze sessuali premeditate su larga scala contro migliaia di donne, ragazze ed uomini, con le vittime scelte in base alla loro etnia. È quanto denuncia Amnesty International in un rapporto sulle violenze sessuali nel Sud Sudan, basato sulle interviste a 168 vittime di stupri condotte in Sud Sudan e nei campi per rifugiati in Uganda. Il Sud Sudan è sconvolto dal dicembre 2013 dal conflitto civile che vede contrapposti il Presidente Salva Kiir e l’ex Vice Presidente Riek Machar. La guerra ha subito preso una connotazione di scontro tra i Dinka, l’etnia del Presidente, e i Nuer, l’etnia alla quale appartiene Machar, e i loro rispettivi alleati. Secondo il rapporto di Amnesty International, intitolato “Non rimanete in silenzio”, tutte le parti ricorrono allo stupro come arma per distruggere fisicamente e psicologicamente l’etnia “rivale”.
Gli stupri avvengono non solo nel corso dei combattimenti, ma anche nei campi dove sono rifugiati milioni di persone in fuga dalle aree di guerra. Il rapporto riporta le interviste a 16 uomini che affermano di essere stati castrati o aver subito la perforazione dei testicoli con aghi.
“Gli attacchi sembrano designati per terrorizzare, svilire e svergognare le vittime e in alcuni casi per impedire agli uomini di gruppi politici rivali di procreare” afferma Amnesty International.
Secondo un rapporto dell’ONU pubblicato l’anno scorso, il 70 per cento delle donne ospitate nei campi profughi delle Nazioni Unite nella capitale Juba, afferma di aver subito violenze sessuali dall’inizio della guerra. (L.M.) (Agenzia Fides 25/7/2017)