ASIA/SRI LANKA - Documento dei Vescovi sulla legge anti-conversioni: la Chiesa riafferma la libertà di coscienza e propone l’istituzione di un Consiglio Interreligioso

sabato, 30 aprile 2005

Colombo (Agenzia Fides) - Un documento pubblico rivolto ai fedeli e ai cittadini, una lettera indirizzate ai Parlamentari: così i Vescovi dello Sri Lanka sono intervenuti nei giorni in cu l’Assemblea legislativa del paese si appresta a esaminare e votare la cosiddetta “legge anti-conversioni”. Il provvedimento rende illegale la conversione religiosa in circostanze che possono essere considerate “non etiche” e illegali. La discrezionalità viene lasciata a un magistrato che deve decidere se il cambio di religione è operato attraverso l’inganno e il proselitismo. Proprio il concetto di proselitismo preoccupa molto la Chiesa: così infatti viene definita anche la pura attività di carità o di solidarietà.
Nel documento diffuso nei giorni scorsi e giunto alla redazione di Fides, i Vescovi dicono di comprendere lo scopo di proteggere la libertà religiosa nel paese, ma notano che “la nuova legislazione non sembra servire allo scopo per cui è stata elaborata”.
“Condanniamo con forza ogni tentativo di conversioni non etiche perché esse si oppongono all’insegnamento del Cristianesimo, che sostiene la libertà di coscienza”, si legge nel documento, firmato dal Presidente della Conferenza Episcopale, Mons. Vianney Fernando. “Ma affermiamo inequivocabilmente che ognuno ha la libertà di accettare, nella sua libera volontà, un’altra religione. Questa libertà è sacra e inviolabile ed è garantita dalla Carta fondamentale dei Diritti dell’uomo, nonchè dalla nostra Costituzione. Ogni tentativo di limitare questa fondamentale libertà è una flagrante violazione dei diritti umani basilari. Una legge per prevenire conversioni non etiche non può e non deve in ogni caso restringere questa libertà di coscienza”. Inoltre i Vescovi notano che la legge “non porterà armonia interreligiosa, ma genererà ulteriori sospetti e ostilità fra i membri di diverse religioni”.
Per questo si propone di rafforzare la cooperazione interreligiosa istituendo un Consiglio Interreligioso che comprenda i leader di tutte le religioni nel paese. Il Consiglio - recita il testo - può esser istituito con un atto parlamentare e gli si possono conferire poteri di investigare sulle denunce di conversioni non etiche. Potrebbe essere composto da 24 membri fra buddisti, indù, musulmani e cristiani. “Chiediamo al governo e a tutti coloro che sono preoccupati per l’armonia interreligiosa nel paese - conclude il documento - di assicurare a tutti i cittadini la loro fondamentale libertà di religione”.
(PA) (Agenzia Fides 30/4/2005 righe 33 parole 372)


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