ASIA/INDONESIA - Condannato per blasfemia l’ex governatore cristiano di Giacarta: i cristiani si aggrappano alla Pancasila

martedì, 9 maggio 2017 islam   islam politico   dialogo   democrazia   società civile   cristianesimo   minoranze religiose   libertà religiosa   diritti umani   settarismi  

Giacarta (Agenzia Fides) – Un tribunale di Giacarta ha riconosciuto colpevole e condannato a due anni di carcere per blasfemia l’imputato Basuki Tjahaja Purnama, detto “Ahok”, cristiano di etnia cinese, ex governatore della capitale Giacarta. La Corte, nel verdetto di oggi, 9 maggio, ha disposto una pena più dura di quella richiesta dal pubblico ministero (che aveva domandato due anni di libertà vigilata), mentre gli avvocati di Ahok hanno annunciato che ricorreranno in appello.
E’ forte oggi il disappunto nei sostenitori di Ahok a Giacarta, mentre alcuni gruppi musulmani sono scesi in strada nella capitale per festeggiare dopo la sentenza.
“E’ una vicenda molto triste. I gruppi islamici radicali hanno influenzato questo verdetto e anche l’intera vicenda, inclusa la recente campagna elettorale. Possiamo solo dire che non è finita: la difesa ricorrerà in appello, mentre noi cristiani ci rimettiamo sempre alla giustiza di Dio, che è il Signore della storia”, osserva all’Agenzia Fides p. Agustinus Ulahayanan, Segretario della Commissione per il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale dell’Indonesia.
Il sacerdote riferisce: “Possiamo imparare una lezione da questa storia. La parte positiva è vedere che, nonostante il disappunto dei cristiani e di molti settori della società, le reazioni sono pacifiche, restano nell’alveo della democrazia: i cristiani indonesiani credono al bene comune e nutrono un profondo rispetto per la Pancasila, la carta dei cinque principi alla base dell’Indonesia democratica”. L’aspetto negativo, invece, è questo: “Oggi prendiamo atto della debolezza del sistema giudiziario – rimarca p. Agustinus Ulahayanan – e dell’impatto che hanno ottenuto i gruppi radicali. C’è stata negli ultimi mesi una evidente strumentalizzazione della fede islamica ai fini politici e questo è un fenomeno che potrà ripercuotersi anche sulle prossime elezioni nazionali. Bisognerà monitorarlo e agire con sapienza”.
Benny Susetyo, altro prete cattolico che è oggi Segretario del noto think-tank “Setara Institute”, rileva a Fides: “La condanna di Ahok è una sconfitta per lo stato di diritto. I gruppi islamici radicali l’hanno avuta vinta e questo è pericoloso per il futuro di questa nazione. ”.
Il collegio dei giudici di una corte distrettuale di Giacarta del Nord ha dichiarato Ahok colpevole di blasfemia per aver citato impropriamente un versetto del Corano. Ahok era stato accusato di blasfemia ai sensi dell'articolo 156 del Codice penale. Il Pubblico Ministero, però, alla fine del procedimento, notando la debolezza delle prove e considerando diverse attenuanti, aveva suggerito un provvedimento di condanna più mite, che la Corte ha ignorato.
Alcuni giorni fa, migliaia di palloncini rossi e bianchi sono stati consegnati ad Ahok dai suoi sostenitori, cristiani e musulmani, e oltre 5.000 corone di fiori sono state inviate alla City Hall di Giacarta, sede dell’ufficio del governatore, come saluto ad Ahok, in segno di affetto e solidarietà. Il governatore ha infatti perso al ballottaggio le elezioni del 19 aprile e si preparava a lasciare l’incarico al nuovo governatore eletto, il musulmano Anies Baswedan, che entrerà in carica in ottobre. Ora Ahok è stato trasferito in un carcere di Giacarta. (PCP- PA) (Agenzia Fides 9/5/2017)


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