ASIA/INDONESIA - Un gesuita: “In Indonesia non è ancora il momento per un leader nazionale cristiano”

venerdì, 28 aprile 2017 politica   diritti umani   islam   società civile   cristianesimo  

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Giacarta (Agenzia Fides) – “In Indonesia non è ancora giunto il momento per vedere un cristiano come leader politico a livello nazionale, che sia presidente, vicepresidente o governatore di Giacarta. Bisogna avere pazienza e guardare la storia”: lo dice all’Agenzia Fides il gesuita p. Franz Magnis-Suseno, docente universitario e noto analista della società e della politica in Indonesia, commentando la mancata elezione del cristiano Basuki Tjahaja Purnama (detto Ahok) come governatore di Giacarta, battuto dal musulmano Anies Baswedan. La campagna elettorale è stata caratterizzata dall’emergere di movimenti musulmani radicali che hanno rifiutato l’elezione del governatore cristiano, strumentalizzando la religione ai fini politici.
“Gli Stati Uniti ci hanno messo 160 anni prima che un cattolico potesse diventare presidente (fu John F. Kennedy nel 1961) e in quel momento vi furono reazioni non positive da parte di alcuni partiti protestanti: e siamo in America! Vogliamo dimenticare forse le reazioni al primo presidente di colore, Obama? O le vivaci proteste di molti tedeschi quando il presidente tedesco Horst Koehler, dieci anni fa, osò parlare di ‘islam tedesco’?”, osserva il gesuita tedesco, che si è stabilito in Indonesia nel 1961 e diventato cittadino indonesiano nel 1977.
Notando il disappunto dei cristiani di Giacarta, il gesuita incalza: “Perché bisognerebbe chiedere che un paese con l’88% di musulmani debba preferire un governatore cristiano a Giacarta, tantopiù un arrogante cristiano-cinese?”.
“E’ un fattore psicologico – afferma Magnis-Suseno, a capo dell’Istituto di filosofia Driyarkara a Jakarta – che non si può chiedere alla popolazione di superare con facilità. Sarebbe meglio non spingere su questo tasto, per evitare che risorgano conflitti settari, sull’onda dell'emozione religiosa. Quello di cui Giacarta ha bisogno è un leader musulmano pluralista e sostenitore della Pancasilia, che operi per il bene della Repubblica dell'Indonesia. Un leader cristiano potrebbe diventare suo assistente, ma evitando posizioni di primo piano”.
Padre Magnis-Suseno ammette che “Ahok è molto capace ma denota alcune debolezze che lo rendono inadatto a diventare un politico di primo livello: non sa padroneggiare il suo linguaggio”, ha detto il sacerdote, ricordando che Ahok ha usato parole dure verso i suoi critici. In primis, secondo il gesuita, “Ahok dovrebbe sapere che un cristiano-cinese non dovrebbe parlare del Corano. Se non avesse citato la sura Al-Maidah, è probabile che sarebbe stato anche rieletto”.
“Inoltre è un personaggio piuttosto arrogante. E dal punto di vista cristiano, si è comportato in modo brutale verso i poveri. La metà di coloro che ha sfrattato sono stati semplicemente messi in mezzo alla strada senza trovare una ricollocazione. Io lo stesso l’ho criticato due volte, ma non nell'ultimo anno, per evitare che le mie parole fossero strumentalizzate in campagna elettorale. Ahok non è sostenuto da molti attivisti sociali”, rileva p. Magnis.
Secondo il gesuita “Ahok non è riuscito a espandere la sua base di consenso. Un anno fa, prima della controversia sulla blasfemia, circa il 75% dei cittadini lo considerava un buon politico, ma meno del 50% ne ha poi approvato l’opera come governatore, e solo il 42% lo ha votato nel primo e secondo turno delle elezioni di Giacarta”.
In Indonesia, nella scelta fra un candidato musulmano e un candidato cristiano, conclude p. Magnis-Suseno “i comuni cittadini musulmani comunque voterebbero un musulmano, a meno che non sia un personaggio proprio impresentabile”, anche senza le pressioni dell’Islamic Defenders Front. (PP-PA) (Agenzia Fides 28/4/2017)


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