ASIA/IRAQ - Piana di Ninive liberata, ma i cristiani non tornano

sabato, 8 aprile 2017 chiese orientali   aree di crisi   discriminazione   settarismi   geopolitica   medio oriente  

ankawa.com

Mosul (Agenzia Fides) – Sono trascorsi diversi mesi da quando sono stati liberati le città e i villaggi della Piana di Ninive abbandonati nel 2014 dai loro abitanti cristiani, che erano fuggiti davanti all'avanzata delle milizie jihadiste dello Stato Islamico. Ma nonostante l'avvenuta riconsquista, di quell'area da parte delle forze anti-jihadiste, non si è registrato nessun consistente flusso di ritorno dei cristiani verso quell'area. Il parlamentare Yonadam Kanna, Segretario generale del Movimento democratico assiro, in un articolato intervento diffuso dai media locali ha provato a indicare alcune delle cause di tame mancato ritorno. Tra di esse, ha inserito anche l'incertezza su futuro assetto olitico-istituzionale della regione, di fatto ancora “contesa” tra il governo centrale di Baghdad, che ne rivendica il pieno controllo politico, e il governo della Regione autonoma del Kurdistan iracheno, che punta a allargare la propria sfera di influenza su quell'area, perseguendo di fatto il disegno di un'autonomia sempre più marcata dal governo centrale, che faccia del Kurdistan iracheno il primo nucleo internazionalmente riconosciuto di una nazione curda indipendente.
Tra le altre cause elencate da Kanna per giustificare il mancato ritorno dei cittadini cristiani – caldei, assiri e siri – nella Piana di Ninive c'è la perdurante presenza sul territorio di forze militari e gruppi armati di diversa appartenenza, in teoria uniti nella battaglia comune contro l'autoproclamato Stato Islamico, ma anche intenzionati a rivendicare le proprie prerogative contrastanti nei territori liberati dai miliziani jihadisti. Inoltre, a tenere lontani dalle proprie terre i cristiani sfollati della Piana di Ninive contribuiscono anche gli innumerevoli casi documentati di esproprio illecito di case e beni immobiliari, perpetrati ai loro danni da vere e proprie organizzazioni e clan dotati di complici anche negli uffici amministrativi catastali. Secondo il dottor Michael Benjamin, direttore del Centro Studi Ninive, le denuncie presentate a questo riguardo anche alle autorità della Regione autonoma del Kurdistan iracheno negli ultimi anni non hanno prodotto alcun cambiamento: le terre sottratte illegalmente a proprietari cristiani in diverse aree, città e villaggi, anche nelle province di Dohuk e di Erbil, ammontano a migliaia di acri. Già lo scorso anno (vedi Fides 14/4/2016) alcune centinaia di cristiani siri, caldei e assiri, provenienti dalla regione di Nahla, nella provincia irachena settentrionale di Dohuk, avevano organizzato una manifestazione davanti al Parlamento della Regione autonoma del Kurdistan iracheno per protestare contro le espropriazioni illegali dei propri beni imobiliari subite negli ultimi anni ad opera di influenti notabili curdi, già più volte denunciate - finora senza esito - presso i tribunali competenti.
Riguardo al futuro della presenza cristiana nell'Iraq del nord c'è da registrare la presa di posizione dello sheikh Abdul Mahdi Karbalai, rappresentante ufficiale dell'Ayatollah Ali al Sistani, massima autorità sciita in Iraq, che in un recente incontro con una delegazione di cristiani di Mosul ha espresso la piena disponibilità a contrastare tutti i tentativi di manomettere la composizione etnica e religiosa che caratterizzava quella regione prima dell'arrivo dei jihadisti di Daesh, e a sostenere tutte le iniziative richieste per favorire il ritorno dei cristiani della Piana di Ninive alle proprie case e alle proprie città. (GV) (Agenzia Fides 8/4/2017).


Condividi:
chiese orientali


aree di crisi


discriminazione


settarismi


geopolitica


medio oriente