ASIA/IRAQ - Il Patriarca caldeo alle altre Chiese: non procediamo in ordine sparso. Presentiamoci uniti come “componente cristiana”

sabato, 17 dicembre 2016 chiese orientali   aree di crisi   settarismi   politica   minoranze religiose  

abouna.org

Baghdad (Agenzia Fides) – La situazione di emergenza in cui versa l'intera nazione irachena chiama anche i cristiani a non procedere in ordine sparso, enfatizzando in maniera esasperata i fattori identitari di ogni singola comunità ecclesiale. Conviene invece esprimere una posizione unitaria sui processi politici e sociali in atto in Iraq, presentandosi come “componente cristiana”: E' questa la Proposta che il Patriarca caldeo Louis Raphael I Sako ha rivolto a tutti i cristiani dell'Iraq, in un appello in cui li invita a “non rimanere spettatori sulla scena irachena” e a “trovare una visione comune e una comune 'tabella di marcia'” anche per tutelare insieme il “diritto di essere trattati come gli altri”. Il ricorso all'espressione “componente cristiana “ per esprimere la posizione unitaria dei cristiani iracheni in rapporto alle vicende politiche e sociali e alle istituzioi nazionali secondo il Primate della Chiesa caldea “non contrasta con la salvaguardia di identità millenarie”, e cnsente di “non perdere tempo a litigare” intorno a tale patrimonio identitario. “La Chiesa caldea” riferisce il comunicato patriarcale, pervenuto all'Agenzia Fides “vuole porsi al servizio di tutti i cristiani e di tutti gli iracheni per contribuire al processo di riconciliazione”, indispensabile per ritornare a una situaizne di convivenza pacifica.
Già all'inizio del suo ministero patriarcale (vedi Fides 6/2/2013), l'attuale Primate della Chiesa caldea aveva denunciato il pericolo che anche i cristiani fossero contagiati dal settarismo dominante nell'attuale contesto mediorientale: “Adesso purtroppo” aveva dichiarato il Pariarca all'Agenzia Fides “si sente qualcuno che dice: sono più armeno che cristiano, più assiro che cristiano, più caldeo che cristiano. E persiste qua e là una mentalità tribale, per cui ogni villaggio punta a avere il 'suo' Vescovo o il 'suo' Patriarca. In questo modo si spegne il cristianesimo. Noi, come Vescovi, dobbiamo essere vigilanti contro queste forme malate di vivere la propria identità”. (GV) Agenzia Fides 17/12/2016).


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