IL ROSARIO È COME L'ECO DI UN'ONDA CHE PERCUOTE LA RIVA DI DIO di Suor Marcella Farina, FMA, Docente alla Pont. Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”

martedì, 1 aprile 2003

Fratel Carlo Carretto nasce ad Alessandria il 2 aprile 1910 e conclude la sua vita terrena a Spello il 4 ottobre 1988, nel giorno di S. Francesco che tanto aveva amato e del quale tanto aveva scritto.
Egli, dopo una intensa attività apostolica svolta soprattutto nell’Azione Cattolica, l’8 dicembre del 1954, centenario della proclamazione del dogma dell’Immacolata, si ritira nel deserto del Sahara.
Il deserto lo aprirà a quella ricerca di Dio che è umile e radicale accoglienza del mistero della grazia, che è vivere alla costante presenza del Signore che è l’eterno presente.
Questo grande mistico e testimone del Signore ci offre una bellissima meditazione sul Rosario che qui vorrei riportare:
«Per la preghiera è come per l'amore: le parole abbondano al principio, le discussioni sono dei primi tempi. Poi si fa silenzio e ci si intende a monosillabi. Nelle difficoltà è sufficiente un gesto, uno sguardo, un nulla: basta amarsi.
Viene quindi il tempo in cui la parola è di troppo e la meditazione è pesante, quasi impossibile.
E’ il tempo della preghiera di semplicità, tempo in cui l'anima si intrattiene con Dio con uno sguardo semplice, amoroso anche se sovente accompagnato da aridità e sofferenza. In questo periodo fiorisce la così detta preghiera litanica: cioè ripetizione all'infinito di identiche espressioni povere di parole ma ricche, straricche, di contenuto. “Ave Maria ...“, “Gesù ti amo…”, “Signore abbi pietà di me ...”.
E il tempo del Rosario vissuto ed amato come una delle più alte e ispirate preghiere. Sovente, nella mia vita di europeo, ho avuto modo di assistere, o prendere parte, a discussioni animate sul pro e contro il Rosario. Ma, alla fine, non ero mai pienamente soddisfatto. Fu nel deserto che compresi che coloro che discutono sul Rosario, non hanno ancora capito l'anima di questa preghiera.
Il Rosario appartiene a quel tipo di preghiera che precede di poco, o che accompagna, la preghiera contemplativa dello Spirito. Meditate o non meditate, distraetevi o meno, se amate il Rosario a fondo, e non potete trascorrere la giornata senza recitarlo, significa che siete uomini di preghiera. Il Rosario è come l'eco di un'onda che percuote la riva, la riva di Dio: “Ave Maria... Ave Maria... Ave Maria”.
E’ come la mano della Madre sulla vostra culla di bambino; è come il segno di abbandono di ogni difficile ragionamento umano sulla preghiera, per l'accettazione definitiva della nostra piccolezza e della nostra povertà. Il Rosario è un punto di arrivo, non un punto di partenza».
Il Papa ci invita a recitare il Rosario per la pace, non solo per la pace altrui, ma per la pace del cuore. Infatti la ripetizione delle “Ave Maria” dentro il mistero di Gesù pacifica il nostro cuore, lo dischiude all’accoglienza della grazia, sincronizza la nostra vita nel tempo salvifico di Dio, quindi ci apre a collaborare con Lui all’edificazione della pace nel mondo, a partire dal piccolo mondo che siamo noi, la nostra famiglia, la nostra comunità cristiana, il nostro paese. Suor Marcella Farina
(Agenzia Fides 1/4/2003 - Righe 34; Parole 498)


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