ASIA/LIBANO - I capi religiosi libanesi denunciano un piano di frantumazione settaria del Medio Oriente

martedì, 31 marzo 2015

Bkerkè (Agenzia Fides) - Sostegno unanime e incondizionato alle forze armate, appello a porre fine alla vacanza dell'incarico presidenziale, condanna del terrorismo mascherato sotto argomenti religiosi e annuncio di vertici interreligiosi periodici, da tenersi ogni tre mesi, per considerare insieme la drammatica situazione politica e sociale in cui versa il Paese dei Cedri. Sono questi i principali contenuti emersi nel summit interreligioso svoltosi preso la sede patriarcale maronita di Bkerkè nella giornata di lunedì 30 marzo, che ha registrato la partecipazione di tutti i leader cristiani e musulmani del Paese, ad eccezione del Patriarca greco ortodosso di Antiochia Yohanna X.
Il comunicato finale del vertice, pervenuto all'Agenzia Fides, esprime "profonda preoccupazione" per la persistente vacanza dell'ufficio presidenziale, che agli occhi dei capi delle comunità religiose continua a rappresentare "una minaccia alla sovranità del Libano, alla sicurezza e alla stabilità” e mette a repentaglio anche la sua architettura costituzionale, che tutelando la compartecipazione di cristiani e musulmani alla leadership politica del Paese, rappresenta “un messaggio diretto a tutto il mondo arabo e al mondo intero”. Il lungo periodo di paralisi istituzionale intorno all'elezione del nuovo presidente - la carica presidenziale è vacante dallo scorso 25 maggio – secondo i leader religiosi mette a rischio la sopravvivenza stessa del Paese, esponendo il suo equilibrio fragile ai conflitti e alle derive settarie che stanno stravolgendo lo scenario mediorientale.
"L'elezione di un presidente cristiano maronita” si legge nella dichiarazione dei leader spirituali cristiani e musulmani, “è la garanzia della continuità della convivenza sociale e quindi dello stesso Libano". Il comunicato conclusivo del summit dedica ampio spazio anche alle emergenze economiche e sociali che stanno soffocando la popolazione, soffermandosi sui problemi connessi con l'insostenibile afflusso di rifugiati siriani e iracheni in territorio libanese. La comunità internazionale è chiamata a "spendere di più" per affrontare le "condizioni disumane" sperimentate dai rifugiati, prendendo atto che la capacità di sopportazione del Libano è limitata “nello spazio e nel tempo”
I capi religiosi cristiani e musulmani hanno anche condannato in maniera unanime “il terrorismo rivestito con la maschera della religione” che sta destabilizzando ampie aree del Medio Oriente e appare funzionale ai piani di frammentazione su base settaria dei singoli Stati mediorientali.
In particolare, il comunicato finale ha indicato i cristiani orientali come le prime vittime delle ondate di violenza che sconvolgono la regione, ribadendo che in Medio Oriente i cristiani non sono “ospiti” e la presenza cristiana ha preceduto quella musulmana di centinaia di anni, dando un contributo decisivo alla fioritura della civiltà araba.
Riguardo al conflitto in atto nello Yemen, i capi religiosi libanesi hanno chiesto che esso rimanga vincolato al rispetto della sovranità del Paese arabo, senza esprimersi nel merito sulle offensive militari guidate dall'Arabia Saudita contro le milizie sciite dei ribelli Houthi.
Il comunicato ricorda la solennità dell'Annunciazione da poco trascorsa, che in Libano è divenuta festa nazionale e viene definita come “la prima celebrazione islamo-cristiana della storia”. Inoltre, nel testo approvato da tutti i capi religiosi, si annuncia l'istituzionalizzazione del summit interreligioso libanese, con incontri periodici che si terranno ogni tre mesi. (GV) (Agenzia Fides 31/3/2015).


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