AMERICA/STATI UNITI - "Perché imprigionare i più vulnerabili?": la denuncia dei Vescovi dopo la visita in Texas

sabato, 28 marzo 2015

San Antonio (Agenzia Fides) – "Dopo questa visita, la mia domanda principale è: perché? Perché mettere in stato di detenzione a queste persone vulnerabili, madri giovani e traumatizzate che, con i loro figli, sono fuggite dalla persecuzione nei loro paesi di origine?". Lo ha detto mons. Garcia-Siller, vescovo di San Antonio (Texas), dopo che il 27 marzo un gruppo di Vescovi cattolici e di altri leader religiosi (evangelici e luterani) hanno visitato il centro di detenzione Dilley, nella città dello stesso nome nel Texas (Vedi Fides 27/03/2015).
"Una grande nazione come la nostra non ha bisogno di imprigionare i più vulnerabili come forma di deterrenza. Il carattere morale di una società si giudica da come tratta i più vulnerabili. La nostra politica di detenzione delle famiglie è vergognosa e prego le istituzioni di porre fine a questa pratica", ha aggiunto.
Mons. Elizondo, presidente della commissione per le migrazioni della Conferenza dei vescovi degli Stati Uniti (USCCB), ha detto dopo la visita: "La detenzione delle famiglie non ha senso e indebolisce. Risulta particolarmente dannosa per i bambini, che subiscono danni emotivi e psicologici dopo l'arresto. Questa politica è una macchia nella storia dell'amministrazione americana sull'immigrazione".
Secondo Mons. James Tamayo, vescovo di Laredo, in Texas, esistono alternative alla detenzione: azioni umanitarie che possono essere utilizzate in favore delle persone coinvolte.
Dalla scorsa estate, il Dipartimento della Sicurezza Nazionale (DHS) ha arrestato centinaia di famiglie, conducendole nei centri di detenzione in New Mexico, Texas e Pennsylvania, come conseguenza delle nuova politica di detenzione rivolta a quanti fuggono dall'America centrale e attraversano illegalmente la frontiera con gli Stati Uniti. (CE) (Agenzia Fides, 28/03/2015)


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