AFRICA/NIGERIA - La Caritas: “C’è la speranza di far tornare i rifugiati nello loro case, ma le distruzioni sono enormi”

sabato, 28 marzo 2015

Roma (Agenzia Fides) - “È stata un’emozione vedere la felicità con la quale i rifugiati hanno accolto i loro Vescovi che venivano a visitarli” dice all’Agenzia Fides p. Evaristus Bassey, Direttore Esecutivo di Caritas Nigeria, che si trova a Roma per la riunione promossa da Caritas Internationalis sul dramma del milione di rifugiati e sfollati causati dalle violenze di Boko Haram (vedi Fides 26/3/2015). P. Evaristus faceva parte della delegazione di Vescovi nigeriani che ai primi di marzo ha fatto visita ai circa 40.000 rifugiati accolti nel campo di Maroua e in altre parti nel nord del Camerun (vedi Fides 10/3/2015).
“Siamo stati accolti da canti e danze di gioia - racconta il sacerdote -. Le stesse scene di gioia le abbiamo vissute quando abbiamo visitato gli sfollati accolti a Yola, ad Abuja e in altre parti della Nigeria”. “Molti dei rifugiati e degli sfollati sono ospitati in strutture della Chiesa - sottolinea p. Evaristus -. Ad esempio, la Cattedrale di Santa Teresa a Yola (capitale dello Stato di Adamawa) accoglie circa 270 persone, nella casa del Vescovo, nell’oratorio e nella scuola. In altre aree gli sfollati sono ospitati da chiese e da famiglie che hanno aperto le loro case, nonostante il forte fardello economico che questo comporta”.
“Boko Haram è una setta che combatte tutti coloro, anche musulmani, che non aderiscono alla sua ideologia” spiega il sacerdote notando che “tra i rifugiati, il 20 per cento circa sono musulmani, più del 40 per cento cristiani e il resto appartiene alla religione tradizionale africana”. “Per evitare tensioni, e soprattutto per paura della presenza di infiltrati di Boko Haram, i responsabili dei campi di accoglienza non permettono di tenere iniziative a carattere religioso all’interno di queste strutture”.
Il responsabile di Caritas Nigeria racconta di “aver raccolto testimonianze sconvolgenti sulle violenze di Boko Haram, come quella di una donna che ha visto brutalmente uccidere suo marito, rimanendo traumatizzata, o di coloro che hanno visto tagliare la testa al proprio fratello o di persone costrette a camminare per diversi chilometri per trovare rifugio in Camerun. C’è poi il dramma dei bambini separati dai genitori nel corso di fughe caotiche. Abbiamo raccolto testimonianze di reclutamenti forzati nelle file di Boko Haram, a volta facendo uso di droghe per indebolire la volontà dei giovani cristiani da reclutare. Molti di questi però, alla prima occasione, cercano di scappare”.
“Ora che l’esercito nigeriano sta liberando le aree occupate da Boko Haram c’è la speranza di far ritornare gli sfollati nelle loro case, ma ci vorrà del tempo, perché le distruzioni sono enormi” conclude p. Evaristus. (L.M.) (Agenzia Fides 28/3/2015)


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