AFRICA/CENTRAFRICA - “Segnali di speranza ma ancora troppa violenza, anche per la forte circolazione di armi” affermano i Vescovi

mercoledì, 14 gennaio 2015

Bangui (Agenzia Fides) - “Le comunità musulmane e cristiane che si è voluto mettere le une contro le altre cominciano a parlarsi e cercano con ardore la pace” affermano i Vescovi della Repubblica Centrafricana nel loro messaggio dal titolo “Scegliete dunque la vita” pubblicato il 10 gennaio al termine della loro Assemblea Plenaria (vedi Fides 13/1/2015).
Nel documento, inviato all’Agenzia Fides, i Vescovi notano che rispetto al loro ultimo incontro tenutosi nel giugno 2013, in piena guerra civile tra gli ex ribelli Seleka e le milizie anti-balaka, la situazione della sicurezza è migliorata grazie al dispiegamento delle forze dell’ordine locali e della Missione ONU in Centrafrica (MINUSCA).
Il messaggio loda inoltre il ristabilimento dell’amministrazione pubblica in alcune località e il “risveglio spirituale” di diversi credenti, cui la violenza (spesso connotata da un attributo “religioso”) non ha tolto la fede, ma anzi l’ha rafforzata. Una fede che si declina in gesti concreti di solidarietà e accoglienza nei confronti dei numerosi sfollati interni originati da circa tre anni di guerra civile.
I Vescovi lamentano però che esistono ancora molte difficoltà da affrontare. In primo luogo la violenza, che nonostante il miglioramento delle condizioni generali di sicurezza, colpisce ancora diverse località del Paese, tra cui la stessa capitale, Bangui. Una violenza, si denuncia nel messaggio, provocata spesso da “gruppi armati non convenzionali che continuano a reclutare giovani che drogano, utilizzandoli contro la pace, l’unità e il bene comune. Queste milizie occupano delle sezioni intere del territorio nazionale che sottomettono al terrore e al saccheggio”.
Odio e violenza non sono solo appannaggio di gruppi organizzati. I Vescovi infatti denunciano che “persone accusate di stregonerie sono interrate vive sulla base di semplici denunce attraverso l’abominevole pratica della giustizia popolare. (…). I problemi coniugali si regolano a volte a colpi di granata o di coltello. Si diffondono i crimini passionali e i regolamenti di conti. La forte circolazione di armi da fuoco ha contribuito a suscitare questa nuova cultura di violenza e di morte”.
Per affrontare questi problemi i Vescovi lanciano un appello alla pace e alla riconciliazione sollecitando l’impegno concreto di tutti: giovani e genitori; appartenenti ai gruppi armati (ai quali si chiede di deporre le armi e integrarsi nella società); uomini politici e la comunità internazionale. (L.M.) (Agenzia Fides 14/1/2015)


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