ASIA/TAILANDIA - I conflitti armati, che finora hanno causato 6 mila morti, coinvolgono anche i minori

martedì, 30 settembre 2014

Bangkok (Agenzia Fides) – Nel sud del Paese è facile imbattersi in bambini che puliscono armi da fuoco e che fanno i turni di notte nei posti di sicurezza, oltre ai minori che combattono tra le fila dei ribelli islamici. Si tratta di una realtà che è già costata la vita ad oltre 6 mila persone negli ultimi dieci anni. Dal 2004, in seguito alla intensificazione della violenza nelle tre province più meridionali della Tailandia, di Pattani, Yala e Narathiwat, i governi di turno hanno preferito considerare il fenomeno come un problema di sicurezza interna e tenerlo lontano dai mezzi di comunicazione. “La Tailandia non lo considera un conflitto, ma semplicemente una sommossa. Se si accettasse questa realtà - dichiara la fondatrice della Fondazione Giustizia per la Pace (JPF) -, le ong potrebbero offrire una maggiore tutela ai civili e alle persone innocenti”. Circa una decina di gruppi separatisti delle tre province denunciano la discriminazione della regione da parte del governo centrale e pretendono l’unione dei tre territori, in maggioranza musulmana in un Paese prevalentemente buddista, per creare uno Stato islamico indipendente. (AP) (30/9/2014 Agenzia Fides)


Condividi: