ASIA/ISRAELE - I Vescovi cattolici: strumentale e pericoloso chi nega l'identità araba dei cristiani palestinesi

giovedì, 20 marzo 2014

Gerusalemme (Agenzia Fides) - La campagna per offuscare l'identità araba dei cristiani palestinesi è strumentale e punta a “dividere i cristiani dai loro compatrioti musulmani”. Essa è anche “pericolosa nella misura in cui minaccia di dividere i cristiani tra di loro”. I Vescovi cattolici di Terra Santa rispondono in termini inequivocabili alle recenti proposte – avanzate in particolare dal parlamentare israeliano Yariv Levin, portavoce dell’attuale coalizione di governo – che puntano a introdurre discriminazioni “positive” a favore dei cristiani palestinesi cittadini d'Israele, distinguendoli dai palestinesi musulmani.
Riunitosi a Tiberiade lo scorso 11 e 12 marzo, il Consiglio dei Vescovi ordinari cattolici si Terra Santa ha approvato un pronunciamento predisposto dalla Commissione Giustizia e Pace che affronta in termini chiari il nodo problematico della identità dei cristiani arabi cittadini d'Israele, respingendo ogni tentativo di farne una minoranza privilegiata nei rapporti con lo Stato ebraico. “Noi, Capi della Chiesa cattolica in Israele” si legge nel documento diffuso dagli organi del Patriarcato Latino di Gerusalemme “ci teniamo a precisare che non è né diritto né dovere delle autorità civili israeliane dirci chi siamo”. La maggior parte dei cattolici in Israele - ribadiscono i Vescovi - “è araba palestinese. Loro sono ovviamente anche cristiani. E sono anche cittadini dello Stato di Israele. Noi non vediamo alcuna contraddizione in questa identità definita come: arabi cristiani palestinesi e anche cittadini dello Stato di Israele”. E il Parlamento israeliano, “se lavora per il bene dei cittadini di Israele, deve realizzare tutti gli sforzi necessari per adottare leggi che mettano fine alla discriminazione, che siano a favore degli ebrei, degli arabi, dei cristiani, dei musulmani o dei drusi”.
La campagna promossa dal parlamentare israeliano Yariv Levin puntava soprattutto a estendere ai cristiani arabi cittadini d'Israele il servizio militare obbligatorio. A questo scopo, Levin è ricorso più volte all'argomento secondo cui i cristiani palestinesi «non sono arabi». In una intervista al quotidiano Maariv, Levin aveva anche delineato una serie di misure giuridiche da porre in atto per favorire i i cristiani palestinesi rispetto ai palestinesi musulmani. «Per cominciare» aveva detto il politico israeliano «loro potranno avere una rappresentanza propria nei consigli municipali e di governo». Tra le proposte sostenute da Levin c’è anche quella di consentire ai battezzati palestinesi di definirsi «cristiani» e non più «arabi cristiani» sui documenti d’identità. Queste e altre misure secondo Levin servirebbero a rendere i cittadini cristiani «più vicini» allo Stato ebraico. (GV) (Agenzia Fides 20/3/2014).


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