AFRICA/CONGO RD - Tensioni nella Repubblica Democratica del Congo per un possibile rinvio delle elezioni. Sempre drammatica la condizione dell’est. Il Vescovo di Butembo-Beni: “150mila persone priva di assistenza umanitaria. Intervenga l’Unione Europea”

martedì, 11 gennaio 2005

Kinshasa (Agenzia Fides)- Tensione a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, dove, ieri, 10 gennaio, sono rimaste uccise almeno 4 persone durante gli scontri verificatisi nel corso di manifestazioni di protesta per un possibile rinvio delle elezioni politiche, che si dovrebbero tenere prima di giugno di quest’anno.
Le proteste sono nate a seguito delle dichiarazioni del vice presidente della Commissione elettorale indipendente, che aveva definito “irrealistica” la data prevista: “Le elezioni prima di giugno 2005 sono irrealistiche, la Costituzione non è pronta, così come la legge elettorale”.
Le elezioni devono mettere fine al periodo di transizione, previsto dagli accordi di pace, che hanno dato vita a un governo di unità nazionale nel quale sono rappresentati tutti i partiti politici e i diversi movimenti di guerriglia che operano nella parte orientale del paese.
La situazione congolese è stato uno punti in discussione al vertice del Consiglio di Pace e Sicurezza (CPS) dell’Unione Africana, riunitosi ieri, nella capitale del Gabon, Libreville (vedi Fides 10 gennaio). Il CPS ha in particolare affrontato la situazione nell’est della Repubblica democratica del Congo, teatro di combattimenti tra l'esercito regolare e soldati ribelli appoggiati, secondo Kinshasa, dal Rwanda. Kigali ha minacciato di intervenire nell'est del Congo, accusando Kinshasa di non fare nulla per ovviare alla presenza sul suo territorio di ex miliziani Interahamwe e di ex elementi delle Forze armate rwandesi, responsabili del genocidio del 1994 in Ruanda. Il Consiglio di Pace e Sicurezza dell’Unione Africana ha ammesso che la presenza di tali gruppi nell'est del Congo pone “un serio problema di sicurezza, che richiede un’azione coraggiosa dell'Unione Africana” ed ha ''deciso un’assistenza al Congo per il (loro) disarmo”, sperando di “essere appoggiato dalla comunità internazionale”, in particolare sul piano logistico.
La situazione nelle regioni orientali del Congo continua a essere drammatica. Mons. Melchisédech Sikuli Paluku, Vescovo di Butembo Beni, nel Kivu, nel suo messaggio per il nuovo anno ha tracciato un quadro delle condizioni della sua diocesi. “La situazione rimane molto preoccupante per 150mila persone nel sud della diocesi che non hanno ricevuto alcune assistenza umanitaria da 4 settimane, a causa dell’insicurezza continua delle zone interessate” scrive il Vescovo. Una delle poche organizzazioni umanitarie presenti è Caritas Congo, “la cui équipe è arrivata a Butembo e si è messa rapidamente al lavoro” scrive mons. Sikuli Paluku.
Il Vescovo di Butembo Beni, afferma che truppe ribelli sono ancora presenti in diverse località della diocesi, mentre le truppe governative si trovano a 30 chilometri di distanza. Mons. Sikuli Paluku descrive così gli abitanti delle cittadine investite dalla violenze dei mesi scorsi: “le persone incontrate in queste città senza vita sono visibilmente traumatizzate e minate dalle sofferenze indescrivibili di cui sono vittime. Di giorno, ritornano timidamente per constatare i danni dei saccheggi e le distruzioni delle loro abitazioni. Al cadere della notte, ritornano nella foresta perché sospettano la MONUC (Missione delle Nazioni Unite in Congo) se non di complicità con i ribelli per lo meno di notoria scarsa efficacia nell’assicurare la loro protezione”.
Il Vescovo conclude lanciando un messaggio alla comunità internazionale perché venga varata una nuova missione dell’Unione Europea in Congo, sullo stile della missione “Artemis” svolta nell’Ituri (nord-est del Congo) nel 2003. (L.M.) (Agenzia Fides 11/1/2005 righe 45 parole 562)


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