EUROPA/ITALIA - Le anticipazioni della nuova ricerca promossa dalla Caritas Italiana “Dai conflitti dimenticati alle guerre senza tempo”: il 93% delle vittime dei conflitti sono civili, il 90% delle guerre nasce nei quei Paesi meno sviluppati

sabato, 27 novembre 2004

Roma (Agenzia Fides) - Aumentano le vittime civili dei numerosi conflitti che si combattono nel mondo: costituiscono il 93% dei “caduti in guerra”. Uomini, donne e bambini che con la guerra non hanno niente a che fare. Solo in Iraq sono 100.000 le vittime civili dei combattimenti dall'inizio dell'occupazione. La nuova ricerca promossa dalla Caritas Italiana con le riviste “Famiglia Cristiana” e “Il Regno”, mette in luce la complessità dei conflitti di tutto il pianeta e il livello di attenzione dell’opinione pubblica. Ha per titolo “Dai conflitti dimenticati alle guerre senza tempo”, uscirà nei primi mesi del 2005, ma le anticipazioni sono state presentate ieri a Roma.
La ricerca sottolinea che, a fronte dei 19 conflitti armati “di rilievo”, come li definisce una stringente categoria tecnica - Algeria, Burundi, Colombia, Filippine, India, Indonesia, Iraq, Israele-Palestina, Russia (Cecenia), Sudan, ecc. - si registrano violenze su ampia scala e un numero altissimo di vittime in molti altri paesi come Afghanistan, Rep. Dem. del Congo, Kenya, Nigeria, Pakistan. Il numero dei conflitti effettivi è dunque notevolmente più alto. Evidente la relazione fra conflitti armati e dinamiche di impoverimento. Lo dice l’alta percentuale di guerre che continuano ad esplodere nei Paesi in via di sviluppo. Il 90% dei conflitti nasce proprio in quei Paesi meno fortunati.
Altre cifre dalla ricerca: 35,5 milioni di rifugiati, 300.000 minori impiegati in conflitti.
Tra tanti dati preoccupanti, anche qualche barlume di speranza. È costituita dalle situazioni risolte o in netto miglioramento di paesi come Etiopia ed Eritrea, Guinea Bissau, Sierra Leone. La ricerca pone in rilievo l’espressione “guerre infinite”, ovvero le cronicità dei conflitti, (all’interno dei quali diventa sempre più difficile distinguere le fasi di guerra da quelle di “pace”), e diffusione nello spazio, a causa della violenza organizzata del terrorismo internazionale.
A tre anni dalla precedente ricerca, le anticipazioni presentate registrano una crescente attenzione all’argomento, in quanto i media ne parlano sempre più spesso. Nonostante questo non si può comunque parlare di piena esposizione delle dinamiche di conflitto e di “fine” dei conflitti dimenticati. (S.L.) (Agenzia Fides 27/11/2004; Righe 25, Parole 335)


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