AFRICA/COSTA D’AVORIO - “L’Intifada” del nord della Costa d’Avorio contro il disarmo che dovrà iniziare domani

giovedì, 14 ottobre 2004

Abidjan (Agenzia Fides)- “Una vera Intifada a suon di pietre”. Così una fonte locale di Fides definisce le proteste avviate contro il processo di disarmo in Costa d’Avorio che si svolgono da più da una settimana a Bouaké, il principale centro del nord della Costa d’Avorio da oltre 2 anni in mano ai ribelli delle “Forze Nuove”. Secondo gli accordi di Accra (Ghana) del luglio 2004, il processo di disarmo dovrebbe iniziare domani, 15 ottobre. I leader ribelli, però, prima di deporre le armi rivendicano il rispetto della parte politica dell’accordo, soprattutto il punto che prevede la modifica dell’articolo 35 della Costituzione che stabilisce che il Presidente della Repubblica deve avere entrambi i genitori di origine ivoriana.
“Le manifestazioni più accese si sono avute giovedì 7 e lunedì 11 ottobre. Centinaia di persone si sono radunate di fronte alle caserme dove sono ospitati i militari delle Nazioni Unite a Bouaké, tirando pietre contro i Caschi Blu. Sono stati colpiti soprattutto i soldati e i funzionari che si occupavano di rimettere in funzione l’ospedale locale” affermano le fonti di Fides. “L’aspetto paradossale è che il disarmo non è previsto che inizi da Bouaké ma dalle regioni dell’ovest e dell’est in mano ai ribelli. I dimostranti gridavano slogan incitando i comandanti ribelli di queste regioni a non deporre le armi”
“Non si tratta di proteste spontanee. Un portavoce dei ribelli ha diffuso un comunicato attraverso la rete televisiva nazionale nel quale, usando toni molto accesi, ha incitato la popolazione a bloccare le strade di accesso alle caserme dei Caschi Blu, se necessario sdraiandosi sul manto stradale” afferma la fonte. “I ribelli controllano la stazione televisiva di Bouaké e solo di rado permettono la diffusione nelle zone che sono nelle loro mani delle trasmissioni della televisione nazionale. In genere ritrasmettono alcuni canali satellitari stranieri oppure i loro comunicati. Quelle rare volte che vengono diffusi i programmi della televisione di stato possiamo notare la differenza esistente tra questi e i proclami dei ribelli. La televisione di stato infatti ribadisce la necessità della pace e della riconciliazione nazionale, mentre i programmi dei ribelli non fanno altro che incitare gli animi alla guerra”.
Le nostre fonti ribadiscono che esiste una spaccatura tra l’ala politica e l’ala militare dei ribelli: “I capi dell’ala militare per lo più sono ex appartenenti all’esercito regolare. Hanno ancora amicizie e conoscenze nelle forze armate fedeli al governo e non vogliono nuovi spargimenti di sangue e sono favorevoli al disarmo, avendo firmato un protocollo di intesa a Yamassoukro (capitale politica della Costa d’Avorio) qualche settimana fa. I politici ribelli, invece, vogliono usare la forza militare per promuovere i propri interessi. Ma si sa che chi dichiara la guerra non muore in guerra”.
“Vi sono però spaccature all’interno della stessa ala militare. Alcuni comandanti sono stati uccisi in regolamenti di conti interni, altri hanno preferito farsi da parte per non incorrere nella stessa sorte” continuano le fonti di Fides. “La ribellione è infatti, almeno in parte, degenerata nella criminalità. Anche in questi giorni, si approfitta delle marce di protesta per assaltare le banche”.
Sulle prospettive future, le fonti di Fides affermano che “al momento la situazione è tranquilla, ma tutto può succedere. Bisognerà vedere se i Caschi Blu cercheranno di imporre con la forza il disarmo. Un gesto di distensione è stato fatto dal Consiglio degli Imam, la più alta istanza islamica della Costa d’Avorio, che ieri, 13 ottobre, ha lanciato un appello perché vengano consegnate le armi. Speriamo che vengano ascoltati dato che la maggior parte dei capi ribelli sono musulmani”. (L.M.) (Agenzia Fides 14/10/2004 righe 46 parole 610)


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