ASIA/INDIA - Nonostante la sconfitta elettorale, il Baratiya Janata Party non rinuncia all’ideologia del nazionalismo religioso di matrice indù e incoraggia i gruppi fondamentalisti - Un quadro sulla storia e le prospettive dei due maggiori partiti politici indiani

lunedì, 28 giugno 2004

New Delhi (Agenzia Fides) - La sconfitta elettorale non è servita fare un mea culpa ma sembra invece che abbia radicalizzato le posizioni: il Baratiya Janata Party, (Bjp, Partito del Popolo Indiano) formazione nazionalista indù al potere nella scorsa legislatura in India, all’indomani della sorprendente vittoria del Partito del Congresso nell’ultima tornata elettorale dell’aprile scorso, si assesta su posizioni radicali e incoraggia i gruppi estremisti indù. L’ideologia che ispira il Partito è quella dell’hindutva (“induità”), che predica il principio “un popolo, una lingua, una cultura”, e promuove una nazione indiana del tutto conformata a la cultura e alla religione indù, in cui non c’è posto per le minoranze religiose. Il presidente del partito, Venkaiah Naidu, ha detto di recente che no c’è motivo perchè il BJP muti la sua ideologia dominante, annunciando che il partito riprenderà la campagna per al costruzione di un tempio indù nel sito di Ayodhya, nello stato di Uttar Pradesh, dove permane un’antica contesa con la comunità musulmana che vi aveva costruito una moschea, rasa al suolo dagli estremisti indù.
Secondo gli analisti l’ideologia radicale sta avendo la meglio all’interno delle diverse correnti del partito, ben rappresentata dal Capo dello stato del Gujarat, Narendra Modi. La parte più moderata, invece, che faceva capo all’ex Premier Atal Behari Vajpayee, esce invece sconfitta e resta in minoranza.
Per comprendere meglio l’attuale situazione politica indiana, Fides propone un apporfondimento sui due maggiori partiti politici indiani.

Congress Party
Ha trionfato alle elezioni dell’aprile scorso, contro ogni previsione, grazie all’apporto di Sonia Gandhi, moglie di Rajv. La Gandhi che è riuscita ad ottenere il consenso delle classi più basse, ha poi fatto un passo indietro lasciando l’incarico di Premier a Manmohan Singh, un sikh esperto di economia.
E’ il principale partito politico dell'India. Fondato nel 1885, fu il protagonista della lotta per l'indipendenza e dal 1947 dominatore della vita politica dell'India indipendente. Fino al 1920 svolse una opposizione “lealista” alla dominazione coloniale britannica, di cui criticava soprattutto gli eccessi. Dal 1920, sotto la nuova leadership del Mahatma Gandhi, l'obiettivo divenne l'ottenimento della completa indipendenza, perseguito attraverso una serie di campagne non violente di disobbedienza civile di massa. Questa fase si concluse nel 1947, con la conquista dell'indipendenza.
Da allora fino al 1989 mantenne, salvo per brevi periodi, la maggioranza assoluta dei seggi sia nel parlamento centrale sia, in genere, nei parlamenti degli stati in cui si articola l'Unione indiana. La politica del partito fu dominata dalla successiva presenza di tre leader, tutti appartenenti alla stessa famiglia: Jawaharlal Nehru, sua figlia, Indira Gandhi, e il figlio di questa, Rajiv Gandhi. L'azione del partito appariva subordinata a due imperativi. Il primo era la modernizzazione del paese attraverso lo sviluppo economico mediante la pianificazione economica e la creazione di un'industria pesante di base, con Nehru, e l'aumento della produttività agricola, attraverso la cosiddetta ‘rivoluzione verde’ con Indira. Il secondo consisteva nel mantenere l'ordine sociale attraverso una politica sostanzialmente conservatrice, anche se in genere attenta a non spingere gli strati subordinati della società indiana alla disperazione.
Dal 1989 cominciò la fase più recente, caratterizzata da due elementi nuovi. Il primo fu il declino elettorale con la perdita della maggioranza assoluta dei seggi, mantenendo quella relativa. Il secondo fu la fine, dopo l'assassinio di Rajiv Gandhi (1991), della lunga egemonia della famiglia Nehru-Gandhi sul partito, sostituita da una nuova leadership, con effetti benefici per il carattere democratico sia del partito che della vita politica indiana.

Baratiya Janata Party
La sua dizione significa “Partito del Popolo Indiano”. Ha costruito il suo consenso politico a partire dagli anni ’80, cavalcando il nazionalismo religioso indù e sfruttando le campagne dei movimenti sociali portatori dell’ideologia “monocolore” dell’hindutva (induità), come il Rashtriya Swayamsevak Sangh, (Rss). Dopo essere salito al potere nel 1998, ha clamorosamente perso le ultime elezioni basate sulla campagna della “Shining India”, che offiva un’immagine d un paese forte, in crescita economica e tecnologica. E' stato sconfitto perché ha sottovalutato il risentimento delle masse derelitte dei contadini sottosviluppati che vivono nei villaggi con meno di un dollaro al giorno a testa, i quali vedevano da lontano lo splendore dei poli tecnologici dell'outsourcing globalizzata e dell'informatica ma non ne ricevono alcun beneficio, me ne vedono un arricchimento pre pochi.
Secondo gli osservatori, le ragioni della sconfitta del Bjp sono essenzialmente tre: una politica economica fallimentare, che ha privilegiato le classi medio-alte e ha lasciato milioni di cittadini sotto la soglia di povertà e nella disoccupazione; la politica verso le minoranze religiose, che ha creato tensioni sociali in diversi stati dell’India; la frammentazione interna della coalizione, formata da vari partiti regionali, con aspirazioni e agenda politica molto diversa. I cristiani ricordano che il Bjp aveva incluso nel suo programma elettorale la questione delle “conversioni forzate” con un disegno di legge che sottoponeva al vaglio di un magistrato la volontà di un cittadino a di cambiare religione.
L'intolleranza religiosa dei movimenti fondamentalisti indù è stata incoraggiata dopo l'avvento al potere del Bharatiya Janata Party (BJP, Partito del popolo indiano, destra nazionalista ed induista). I conflitti tra gli indù (80 % della popolazione) e le minoranze religiose (soprattutto musulmani e cristiani) di divenuti a tratti violenti.
La storia del BJP affonda le sue radici nell'Associazione del popolo indiano (Bharatiya Jana Sangh Bjs), creato proprio dal Rss in occasione delle prime elezioni generali del 1951-52. A quel tempo il nome traduceva la volontà di non chiudersi in una connotazione puramente indù. Da allora il partito ha oscillato tra una strategia moderata e una politica di mobilitazione etnico-religiosa mirante ad attirare i consensi della comunità di maggioranza.
Negli anni ’80 la strategia moderata falliva e gli estremisti hanno avuto la meglio. Ribattezzato Baratiya Janata Party, suo nome attuale, il partito aderì alla mobilitazione orchestrata dal Rss per la “riconquista” del presunto luogo di nascita del dio Rama a Ayodhya, città dell'Uttar Pradesh, dove nel XVI secolo era stata costruita una moschea. Questa campagna di mobilitazione ha conosciuto il suo culmine all'inizio degli anni ‘90 e si è poi conclusa nel 1992 con la demolizione della moschea da parte di militanti nazionalisti indù. Un momento che ha segnato la definitiva consacrazione politica del Bjp.
I partito ha ottenuto nel 1996 la maggioranza relativa in Parlamento e ha continuato la sua marcia in avanti, fino alla sconfitta di quest’anno. Resta comunque un partito prevalentemente urbano (il 41% degli abitanti delle città e il 35% di quelli delle campagne hanno votato per lui o i suoi alleati) e rappresenta soprattutto le caste più alte (il 56% dei loro membri gli hanno accordato il voto), baluardo contro l'ascesa degli intoccabili e delle caste più basse.
(PA) (Agenzia Fides 28/6/2004 lines 65 words 696)


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