AFRICA/ANGOLA - Scheda. Il petrolio, posta in gioco della guerra per la secessione di Cabinda, enclave angolana soprannominata “il Kuwait dell’Africa”

sabato, 29 maggio 2004

Roma (Agenzia Fides)-Cabinda è un’enclave angolana di 7.270 km2, situata a 60 km dal resto dell’Angola, collocata tra la Repubblica del Congo (Congo Brazzaville) e la Repubblica Democratica del Congo (Congo Kinshasa, l’ex Zaire). La sua popolazione è circa 250mila persone, dei quali 100mila originari del luogo e gli atri rifugiati provenienti dai paesi vicini.
Cabinda è nata su pressione inglese, per ritagliare uno sbocco sul mare al Congo belga (l’attuale Repubblica Democratica del Congo). Protettorato portoghese fin dal 1885, nel 1956 Cabinda è stata assegnata dal punto di vista amministrativa all’Angola (all’epoca colonia portoghese). Nel 1975, anno dell’indipendenza dell’Angola, Cabinda è rimasta a far parte del territorio del nuovo stato angolano.
Fin dal 1963, a Cabinda aveva preso forza l’ideale indipendentista, incarnato dal FLEC (Fronte di Liberazione dell’Enclave di Cabinda). Al momento dell’indipendenza dell’Angola, i tre maggiori movimenti angolani - UNITA (Unione Totale per l’Indipendenza dell’Angola), MPLA (Movimento Popolare di Liberazione dell’Angola) e FNLA (Fronte Nazionale di Liberazione dell’Angola)- si accordano per mantenere l’enclave in seno all’Angola.
Da allora scoppia la guerra tra le truppe angolane e gli indipendentisti, che nel frattempo si sono scissi in diversi movimenti. Il Congo Brazzaville e lo Zaire di Mobutu sono stati a lungo accusati di appoggiare le formazioni indipendentiste, anche per conto della Francia, che mirava alle ricchezze petrolifere dell’enclave.
Il petrolio è infatti la posta in gioco del conflitto di Cabinda. L’enclave, definita “il Kuwait africano” possiede i due terzi delle riserve petrolifere angolane. Il governo angolano è da tempo alla ricerca di una formula che conceda l’autonomia alla regione, preservando gli interessi petroliferi di Luanda. Il governo angolano ha più volta proposto ai separatisti di Cabinda la concessione del 10% delle riserve petrolifere. Nel marzo 1996, era stato firmato un accordo tra il governo angolano e tre grandi compagnie petrolifere che prevedeva il trasferimento di 6 milioni di dollari al mese all’enclave, in cambio dello sfruttamento delle risorse petrolifere locali. In questo modo, Luanda cercava di stemperare le rivendicazioni indipendentiste attraverso un miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti di Cabinda. Ma i negoziati con i separatisti sono naufragati.
Negli ultimi 2 anni si sono intensificate le operazioni militari, coinvolgendo in modo sempre più drammatico la popolazione civile. La Chiesa cattolica ha più volte chiesto la fine della violenza e il ritorno al dialogo tra le parti. (L.M.) (Agenzia Fides 29/5/2004 righe 35 parole 412)


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