Giugno 2004: “Perché nei Paesi dell’Asia la libertà religiosa, diritto fondamentale di ogni essere umano, sia sempre più rispettata.” Commento all’intenzione missionaria indicata dal Santo Padre a cura di Sua Ecc. Mons. Oswald Gracias, Arcivescovo di Agra (India).

venerdì, 28 maggio 2004

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il mondo si è impegnato a promuovere i diritti umani con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948. Per molti questo è stato un obiettivo da raggiungere e un ideale da realizzare. Sono passati più di cinquant’anni da questa Dichiarazione, e il suo influsso si è avvertito in diversi campi, come nei testi della Costituzione di differenti Paesi nati dopo la Dichiarazione. In occasione del 50° anniversario della Dichiarazione, le numerose celebrazioni svolte in diverse parti del mondo, hanno messo a fuoco la realtà: mentre da una parte si sono registrati grandi progressi in questo campo, ci sono molte zone del mondo in cui i diritti umani non sono ancora riconosciuti e vengono calpestati. Il nostro Santo Padre, il Papa Giovanni Paolo II, è stato concretamente un promotore appassionato della difesa dei diritti umani. Fin dalla sua prima Enciclica, Redemptor Hominis.(1979), ha parlato delle fondamenta dei diritti umani.
Ma non si può parlare di proteggere i Diritti Umani nella loro globalità senza una autentica libertà religiosa. Giovanni Paolo II più volte ha parlato di questo tema. Nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1999, il Santo Padre ha parlato diffusamente della libertà religiosa. “La religione esprime le aspirazioni più profonde della persona umana, ne determina la visione del mondo, ne guida il rapporto con gli altri: offre, in fondo, la risposta alla questione del vero significato dell'esistenza nell'ambito sia personale che sociale. La libertà religiosa costituisce, pertanto, il cuore stesso dei diritti umani. Essa è talmente inviolabile da esigere che alla persona sia riconosciuta la libertà persino di cambiare religione, se la sua coscienza lo domanda. Ciascuno, infatti, è tenuto a seguire la propria coscienza in ogni circostanza e non può essere costretto ad agire in contrasto con essa. Proprio per questo, nessuno può essere obbligato ad accettare per forza una determinata religione, quali che siano le circostanze o le motivazioni.” (n.5)
In Asia, tema dell’Intenzione Missionaria del Papa per il mese di giugno, si assiste ad una varietà di situazioni per quanto riguarda il rispetto per i diritti umani. Amnesty International ha una serie di paesi asiatici sulla sua lista di nazioni che necessitano di una speciale attenzione in tema di diritti umani. Ci sono una serie di motivi alla base di questa situazione: in alcuni posti il governo militare calpesta i diritti dei cittadini; altrove regimi totalitari considerano lo stato al di sopra dell’individuo, i cui diritti sono assorbiti in quelli del Governo; in altri posti gruppi religiosi fondamentalisti che controllano il Governo limitano i diritti religiosi dei fedeli delle altre religioni. Inoltre alcuni Paesi asiatici non hanno ancora accettato la teoria della separazione tra Stato e Religione, quindi la religione dominante ha speciali privilegi che vengono negati agli altri.
L’Asia è quindi un continente vasto e variegato, con una pluralità di situazioni. Ad un estremo troviamo le “democrazie liberali” che mostrano un alto grado di tolleranza religiosa e lasciano liberi i singoli cittadini di praticare e diffondere la propria fede. All’altro estremo possiamo trovare Paesi che in pratica negano la libertà religiosa, sebbene nelle loro leggi la possano anche riconoscere come diritto. Ogni aspetto della vita religiosa è controllato dal Governo: è necessario il permesso per formare il clero, svolgere incontri, promuovere, trasferire o assegnare i sacerdoti. Sotto l’ombrello delle cosiddette “Organizzazioni Patriottiche” la religione è sotto il controllo del Governo. Qualsiasi attività religiosa fuori dell’ambito delle organizzazioni patriottiche è scoraggiata e punita. Alla fine di questa gamma di situazioni, ci sono Paesi che hanno una religione particolare come “Religione di Stato”. Una legge religiosa è la legge del territorio, e si applica a tutti. Ciò ha dato origine a volte ad ingiustizie, come per esempio i “casi di blasfemia”.
Un fenomeno particolarmente interessante si è verificato in alcuni Paesi che hanno introdotto leggi che di fatto ledono il diritto alla libertà religiosa. Queste leggi mentre ufficialmente proibiscono le conversioni religiose con la forza, la frode o dietro compenso, mettono un carico pesante sulle persone che vogliono convertirsi e sul ministro religioso impegnato nella conversione, come il permesso previo delle autorità civili, la testimonianza di una genuina volontà di conversione, etc. Spesso è l’applicazione a livello popolare a creare problemi. Funzionari di secondo piano spesso la usano come occasione per opprimere le persone, saldare vecchi conti, creare difficoltà alla Chiesa...
Sembra particolarmente appropriata a questo punto una riflessione tratta dal Vangelo secondo Matteo: “Beati quelli che sono perseguitati a causa della giustizia, perchè di essi è il Regno dei Cieli” (Mt 5,10). Gesù disse più volte che i suoi seguaci avrebbero trovato opposizione e persecuzione. Per cui mentre la Chiesa prega e lavora per un crescente rispetto della libertà religiosa ovunque in Asia come un diritto umano, non rimane certo sorpresa di fronte agli ostacoli o ai casi di mancanza di libertà religiosa. Al contrario, con uno sguardo di fede degno di un popolo Pasquale, la Chiesa accetta le benedizioni divine che per i cristiani vengono attraverso questi ostacoli e persecuzioni. La Chiesa non può mai dimenticare che “il sangue dei Martiri è il seme dei Cristiani”.
Con una crescente consapevolezza del suo ruolo nella promozione della giustizia sociale, la Chiesa è stata all’avanguardia nella protezione dei diritti umani. Oggi è chiaro che la difesa dei diritti umani non è un compito semplicemente accessorio nella missione della Chiesa, ma è parte del suo ruolo essenziale di annuncio del Vangelo, di umanizzazione del mondo e di portare ad ognuno i frutti della Redenzione. La Chiesa può rivestire un ruolo importante per questo scopo, in diversi modi.
La Chiesa ha sempre ricoperto un ruolo molto importante nel campo dell’educazione. L’educazione per i diritti umani e la libertà religiosa deve ora diventare una priorità. Questa educazione, parte della sua missione di Evangelizzazione, deve essere più sistematica, meglio organizzata e ben pianificata, anche servendosi dei moderni mezzi di comunicazione. Educatori e formatori devono comprendere l’importanza vitale dell’educazione ai diritti umani per una società più umana.
Connessa all’educazione per i diritti umani è la necessità della Chiesa che audacemente proclami il proprio insegnamento sulla libertà religiosa, che troviamo nei Documenti vaticani, nel catechismo della Chiesa Cattolica e nei pronunciamenti del Papa. E’ anche necessario che la Chiesa affermi con maggior vigore la sua chiara posizione contraria ad ogni conversione ottenuta con la forza o con la frode. I documenti della Chiesa insegnano chiaramente che queste conversioni non sono affatto conversioni e che ogni autentica conversione viene solo da Dio.
L’impegno nel sociale è un’altra grande area di ministero per la Chiesa. La Chiesa ha una influenza morale che va molto oltre la propria realtà numerica. L’impegno nel sociale riveste un grande ruolo nel mondo moderno, influenzando l’opinione pubblica e anche la politica del governo e quella degli organismi internazionali che a volte hanno grande influenza nella formulazione delle politiche per le differenti nazioni. La difesa dei diritti umani, che include essenzialmente la promozione della libertà religiosa, deve essere vista come un compito essenziale per tutti quelli che lavorano in questo campo dell’impegno sociale.
La Chiesa deve anche stare in guardia, informando la gente di ogni violazione dei diritti umani ovunque. Essa dovrebbe mettersi in rete con altri gruppi, religiosi o secolari, nella promozione di queste diritti umani. Tutti i gruppi, anche quelli non in sintonia con i principi della Chiesa, possono sicuramente collaborare con essa per la promozione dei diritti umani e della libertà religiosa.
E, naturalmente, c’è l’indispensabile ruolo della preghiera. La preghiera ha un ruolo preminente nella missione della Chiesa. Tutta la vita e l’attività della Chiesa è una preghiera a Dio, ma questa non può mai sostituire la preghiera ufficiale, che la comunità innalza al Padre nel nome di Gesù Cristo attraverso lo Spirito Santo. La preghiera è sempre stata fonte di forza per la comunità. Da ciò ne consegue che l’invito del Papa a pregare per l’intenzione missionaria di questo mese è veramente rilevante, attuale, urgente ed importante. (+ Oswald Gracias) (Agenzia Fides 28/5/2004, Righe 61, Parole 840)


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