Madrid (Agenzia Fides) - Domenica 6 giugno, in concomitanza con la festa della Santissima Trinità e con la Giornata “Pro Orantibus” dedicata ai consacrati nella vita contemplativa che donano la loro vita a favore delle missione della Chiesa, si celebrerà la “Giornata del Missionario Diocesano di Madrid”. Per la circostanza il Card. Antonio Ma Rouco Varela, Arcivescovo di Madrid e Presidente della Conferenza Episcopale Spagnola, ha scritto una Lettera pastorale indirizzata ai fedeli diocesani, ai missionari e missionarie diocesane, e ai familiari dei missionari di Madrid, per esprimere loro il ringraziamento di tutta la Chiesa diocesana, per incoraggiarli e per ricordare loro che “quanti hanno incontrato il Cristo, non possono tacere, perché proprio in questo si trova l’essenza stessa dell’essere cristiano, e quindi, della missione”.
Ricordando l’Enciclica missionaria “Redemptoris Missio” di Giovanni Paolo II, il Cardinale sottolinea che il carattere missionario della Chiesa deve farsi presente e attuarsi in ognuna delle Chiese particolari. Ogni Chiesa, anche quella formata da neoconvertiti, è missionaria per natura, è evangelizzata ed evangelizzatrice. L’azione evangelizzatrice della comunità cristiana, prima nel proprio territorio e poi in altri posti, come partecipazione alla missione universale, è il segno più chiaro di maturità di fede (cfr RM, 49b).
La coincidenza di questa Giornata con la celebrazione liturgica del Mistero Trinitario non è casuale, perché l’Unità d’Amore tra Padre, Figlio e Spirito Santo è alla radice stessa della Chiesa e della sua dimensione missionaria, scrive l’Arcivescovo di Madrid. Il Porporato, inoltre, illustrando il significato dello slogan della Giornata - “Siamo Chiesa: inviamo missionari!” - dice ai missionari madrileni: “Siamo Chiesa proprio perché inviamo missionari; voi siete anche incoraggiamento e sprone per tutta la comunità diocesana, e siete la prova più evidente del nostro essere Chiesa.”
Più avanti il Cardinale prosegue: “lo slogan di questa Giornata dei missionari diocesani illustra esplicitamente che missione e comunione sono radicalmente inseparabili nella Chiesa. La seconda parte, “inviamo missionari”, non è una conseguenza, bensì una spiegazione della prima, “siamo Chiesa”. Dicendo poi “mandiamo”, alla prima persona plurale, è chiaro che chi invia è la Chiesa, la cui essenza è comunitaria. Quindi il Vescovo e la comunità ecclesiale non restano ai margini, al contrario, si sentono solidali con l’invio; mantengono contatti con gli inviati, pregano per essi e li aiutano nelle loro necessità materiali”. (R.Z.) (Agenzia Fides 27/5/2004 - Righe 28; Parole 377)