ASIA/INDONESIA - SANTA MESSA PER LA FESTA DEL RACCOLTO FRA I DAYAK DEL BORNEO

lunedì, 12 maggio 2003

Pontianak (Agenzia Fides) – Si è colorata di cristianesimo quest’anno la “Festa del raccolto” di alcune tribù dayak nel Kalimantan Occidentale, sull’isola indonesiana del Borneo. I festeggiamenti che si protraggono per diversi giorni in primavera, si sono aperti il 26 aprile con una Santa Messa celebrata dall’Arcivescovo di Pontianak, il frate cappuccino Hieronymus Bumbun, ricca di contributi e gesti simbolici tipici della cultura locale.
La Santa Messa è stata una testimonianza del processo di inculturazione della fede cattolica in Borneo. La festa, celebrata da tempo immemorabile fra le tribù locali dei dayak, ha assunto da alcuni anni un valore religioso cristiano: processioni in costume, accompagnate da danze e musiche tradizionali, giungono fino alla chiese, mentre i fedeli rivolgono a Dio le loro preghiere perchè il raccolto si abbondante.
L’Arcivescovo ha celebrato l’Eucarestia nella lingua tribale Kanayatn, esortando i fedeli “a rendere grazie a Dio per il dono della terra, che procura loro il nutrimento”. “Chiedete a Dio di benedire i semi perchè producano frutti in abbondana”, ha detto mons. Bumbun nell’omelia, sottolineando anche la necessità di rispettare la natura, preservando aree di foresta senza abbattere indiscriminatamente alberi.
Fra i gesti particolari effettuati durante la celebrazione, mons. Bumbun ha sparso una manciata di riso dall’altare in segno di ringraziamento a Dio ed ha poi benedetto una serie di doni e frutti della natura, offerti all’altare, ognuno con un significato simbolico per rendere propizia la nuova stagione di semina.
Secondo il cappuccino William Chang, teologo e Rettore del Seminario Maggiore interdiocesano “Pastor Bonus” di Pontianak, la celebrazione della Santa Messa, arricchita da segni e simboli della cultura locale, è un gesto che mostra l’apertura della Chiesa alle culture dei popoli lontani. La celebrazione della Festa del raccolto, uno dei pilastri della cultura dayak, è stata fatta propria dalla Chiesa locale sin dal 1985.
I teologi del Kalimantan, sottolinea il francescano, devono parlare di Dio toccando situazioni concrete degli ascoltatori, come ha fatto Gesù. Occorre studiare meglio l’antropologia della regione, le culture, il linguaggio locale, afferma il teologo, anche perchè numerose tribù dayak sono state evangelizzate e sono cristiane. “In primo luogo bisogna fare entrare la dottrina biblica e del magistero nella vita della popolazione. Poi è necessario parlare un linguaggio popolare vicino alle esigenze spirituali della gente, che si attende un Cristo dal volto asiatico”, afferma il frate.
Nel Kalimantan Occidentale, su circa 4 milioni di abitanti, tutti indigeni delle tribù dayak, i cattolici, presenti nelle tre diocesi di Pontianak, Sanggau e Sintang sono nel complesso circa 600mila. La Chiesa locale è impegnata sul piano della catechesi e della formazione ma anche nel settore sociale: organizza cooperative per il lavoro della cellulosa e ha dato impulso alla nascita di cooperative di microcredito, così da diffondere fra gli indigeni la mentalità del risparmio.
(PA) (Agenzia Fides 12/5/2003 lines 40 words 482)


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