AFRICA/SUDAN - 150mila profughi sudanesi in Ciad, 1 milione di sfollati interni: cresce l’allarme delle organizzazioni umanitarie per il Darfur

mercoledì, 12 maggio 2004

Roma (Agenzia Fides)-Si intensifica l’impegno delle organizzazioni umanitarie internazionali a favore dei profughi sudanesi in Ciad, fuggiti dalle violenze nel Darfur (ovest del Sudan). Tra gli organismi più impegnati in Ciad, vi è il Jesuit Refugee Service (JRS) che, su richiesta dell'Arcivescovo di N'Djamena, capitale del Ciad, ha inviato un team per analizzare i bisogni dei rifugiati al fine di inviare nei campi uno staff specializzato per fornire servizi sociali e istruzione. Il JRS ha accettato di inserire le sue valutazioni e proposte nel documento della Caritas Internazionale e della SECADEV (Caritas Ciad) e di utilizzare la loro struttura se sarà presa la decisione di inviare un'equipe in Ciad. Ci si aspetta che la raccolta delle informazioni finisca agli inizi di maggio e che un progetto possa essere avviato nel mese di giugno.
La Caritas Internationalis “ha lanciato un appello per la raccolta di oltre due milioni di dollari a favore dei rifugiati sudanesi in Ciad” si legge in un comunicato giunto all’Agenzia Fides. Secondo un responsabile della Caritas Internationalis, “la situazione nei campi dei rifugiati in Ciad sta deteriorando rapidamente”. Fame e malnutrizione stanno crescendo sia tra i residenti dei campi profughi sia tra coloro che sono ancora in cammino per raggiungere il Ciad dal Sudan. I profughi alla disperata ricerca di cibo sono costretti a mangiare le foglie degli alberi.
Sono oltre 150mila i profughi sudanesi in Ciad, fuggiti dalle violenze in Darfur. Si calcola che vi sia un altro milione di rifugiati interni in Sudan. Le agenzie umanitarie hanno chiesto al governo sudanese di creare un corridoio umanitario nel Darfur per assistere le vittime delle violenze.
La Caritas del Ciad ha creato e gestisce tre campi d’accoglienza in Ciad, ognuno ospitante 10mila persone, che aumentano di giorno in giorno.
“L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) è preoccupato per le grandi difficoltà che deve affrontare in una delle più impegnative operazioni umanitarie in corso” si legge in un comunicato inviato all’Agenzia Fides. “Tra i principali ostacoli vi sono l'insicurezza e l'isolamento dell'area interessata, che si snoda lungo una fascia di confine di circa 600 chilometri. Ai problemi logistici e alle difficoltà nei trasporti, si aggiungono poi la mancanza di acqua per i campi - dove la popolazione continua ad aumentare e la scarsa reperibilità di carburante e legna da ardere. Tutto ciò rende anche difficile l’individuazione di siti dove allestire nuovi campi. Inoltre il livello di finanziamento dell'operazione è ancora particolarmente basso. Data la perdurante gravità della situazione nella regione di Darfur, l'UNHCR prevede di dover aggiornare il proprio piano di lavoro per le operazioni nel Ciad orientale sulla base di una cifra ben superiore a quella di 110mila rifugiati finora utilizzata. (L.M.) (Agenzia Fides 12/5/2004, righe 37 parole 472)


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