AFRICA/SUDAN - “L’oro blu e l’oro nero sono i nodi della trattativa per spartirsi il Sudan” afferma un missionario

giovedì, 22 aprile 2004

Khartoum (Agenzia Fides)- “Il popolo sudanese vuole la pace, ma i leader politici pensano soprattutto a spartirsi il potere e le risorse del paese. È questa la tragedia del Sudan” dice una fonte della Chiesa locale contattata in Sudan, e che per motivi di sicurezza non desidera essere citata. “Le difficoltà dei colloqui di pace derivano da qui” dice la fonte di Fides commentando l’impasse nei colloqui di pace tra governo sudanese e guerriglia del SPLA (Esercito di Liberazione del Popolo Sudanese), in corso da tempo in Kenya. Il capo della delegazione governativa, il primo vicepresidente Ali Uthman Muhammad Taha, è rientrato a Khartoum per consultazioni. L’impasse si è prodotta su alcuni punti sui quali non si è ancora trovato un accordo tra le parti: l’applicazione della legge islamica nella capitale, Khartoum, e il futuro delle regioni di confine tra nord e sud Sudan: Monti Nuba, Abiey, il sud dello Stato del Nilo Blu. Ancora non si sa se passeranno sotto il controllo della futura amministrazione provvisoria del sud Sudan o sotto quello governativo.
“Per comprendere l’importanza di queste tre regioni, bisogna conoscere quali sono le loro risorse” dicono le fonti di Fides. “I Monti Nuba sono una zona fertile con importanti risorse d’acqua. Qui poi è previsto che passerà un oleodotto per l’esportazione del petrolio sudanese. Ad Abiye vi sono riserve di petrolio, mentre nel Nilo Blu vi sono altre importantissime riserve d’acqua. L’oro blu e l’oro nero: sono questi i veri nodi della questione. La religione è più un pretesto che un motivo reale del conflitto”.
Secondo le fonti di Fides sarebbe già stato raggiunto un accordo preliminare per la spartizione dei proventi del petrolio del sud Sudan, tre governo e guerriglia. Khartoum riceverebbe il 52% dei proventi, mentre l’SPLA il 48%. “Si sta negoziando per dare una piccola percentuale dei proventi anche ad alcune tribù dei territori dove il petrolio è estratto” dicono le fonti di Fides. “Ma ci si chiede: al di là di questi accordi di spartizione, quanto il popolo sudanese potrà beneficiare di queste ricchezze? Ci permettiamo di dubitare che queste risorse si tradurranno in scuole, ospedali, abitazioni e reali possibilità di sviluppo per le popolazioni locali”.
“La fine della guerra se non altro permetterà alla gente di tornare nei propri campi a coltivare come prima, ma è un peccato non dare loro la possibilità di sviluppare un agricoltura moderna, grazie alle risorse petrolifere” affermano le fonti. “I missionari stanno aiutando come possono le popolazioni a rientrare nelle zone di origine e stanno fornendo attrezzi per riprendere la coltivazione dei campi”. (L.M.) (Agenzia Fides 22/4/2004, righe 34 parole 451)


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