PERU’ - Il Fondo Globale incomincerà a dare gli antiretrovirali entro l'anno, prima a 1000 donne e poi a 3000 persone fino ad arrivare a 7000. Dati Hiv/Aids in Perù.

sabato, 3 aprile 2004

Lima (Agenzia Fides) - Nella caotica Lima, città di 8 milioni di abitanti, è concentrata la maggior parte dei malati Hiv/Aids. Il primo malato in Perù viene confermato nel 1983, nel 1990 ci troviamo con 4000 casi di Aids, nel 1995 i malati sieropositivi erano 60.000, Aids 8000.
Come in tutte le parti del mondo l’inizio è stato in prevalenza di omosessuali, con il tempo sono aumentati gli altri generi e poi le donne e con le donne anche i bambini. I dati diffusi dal Ministero della Salute sulle cause della infezione mette al primo posto la trasmissione sessuale con il 96%, al secondo posto la trasmissione verticale con il 3% e tutti gli altri con l’1% che resta.
La grande preoccupazione è come frenare l’aumento che sembra veramente incontrollabile. Se all’inizio il rapporto tra uomo e donna era di 14 uomini infettati ed una donna, attualmente il rapporto è di due a uno. Ma quello che preoccupa maggiormente è l’aumento di casi tra le donne; essendo la maggior parte giovani ed in età fertile, aumenta la trasmissione verticale. E questa trasmissione è al secondo posto, essendoci circa 1300 donne sieropositive che partoriscono in un anno.
Le cause dell’incremento sono la promiscuità, la dipendenza dalla droga, l’abuso e la violenza sessuale, i miti, i costumi, la povertà, la mancanza di lavoro... Lla media dell’età negli anni ‘90 era dai 35 ai 55 anni, attualmente varia dai 15 ai 35 anni. Tutto indica che la nuova epoca va di pari passo con situazioni sociali dove la solitudine e la insoddisfazione, la mancanza di realizzazioni personali devono essere prese in considerazione come fattori importanti nella prevenzione.
Ma anche è da chiedersi quali misure prendere nei confronti della situaizone delle donne? Quale prevenzione per lei che è portatrice di vita e molte sono adolescenti ed alla loro prima esperienza di maternità? Cosa possiamo fare con i bambini che nascono da madri sieropositive se precocemente resteranno orfani? E per coloro che sono positivi, è sufficiente dare loro solamente la speranza nelle medicine? Quale qualità di vita possiamo offrire loro se il tempo è meno importante e le persone care sono anche loro malate?
Se vogliamo veramente essere portatori di salute nel Perù non è sufficiente dare loro le medicine ed una attenzione umana; è necessario camminare con loro perchè possano uscire dalla piovra della povertà, dalla mancanza di lavoro che fa più acuto il pungolo della disperazione e della infezione.
Anche se la gente non rifiuta più come prima il sieropositivo, sono presenti tanti atteggiamenti che tendono ad isolarli e ostacolano il recupero di queste persone. Da qui l’importanza di tante opere che sono sorte a favore dei sieropositivi. (AP/ZM) (3/4/2004 Agenzia Fides)


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