SUDAFRICA - Sud Africa, Swaziland, Botswana, Namibia e Lesotho continuano ad avere il tasso più alto di infezioni in tutto il Continente africano

sabato, 3 aprile 2004

Pretoria (Agenzia Fides) - L’Aids ha finora reso orfani 12 milioni di bimbi africani, la metà dei quali di età compresa tra 10 e 14 anni. Si prevede che entro il 2010, a causa dell’Hiv-Aids, 20 milioni di bambini al di sotto dei 15 anni, avranno perso uno o entrambi i genitori. Proprio nell’Africa subsahariana si trovano i tre quarti della popolazione mondiale affetta dalla malattia e alla fine del 2002 oltre 29 milioni di persone erano state contagiate dal virus. Di queste, 10 milioni erano ragazzi e tre milioni avevano meno di 15 anni. Soltanto nel 2002 nella regione sono morti di Aids circa 2 milioni di adulti. Otto bambini orfani a causa dell’Aids su dieci vivono qui. Un fenomeno estremamente allarmante se si considera che tra il 1990 e il 2001 la proporzione degli orfani i cui genitori erano morti di Aids è cresciuta di 10 volte, passando dal 3,5% al 32%. Ed i Paesi che avranno il maggiore aumento nel numero degli orfani (come Botswana, Lesotho, Swaziland) sono quelli con livelli di Aids oltre il 30%. In questi tre Paesi e nello Zimbabwe più di un bambino su cinque resterà orfano prima del 2010.
Questa drammatica situazione è data dalla grave crisi economica del Paese, dalle inadeguate infrastrutture governative e anche dalla discriminazione e dal rifiuto intorno all’HIV/AIDS.
L’impegno della Chiesa cattolica e delle organismi religiosi verso questa che è la zona maggiormente colpita dall’Hiv/Aids continua a crescere. Al termine della Convegno sulla Cura degli orfani e dell’infanzia più vulnerabile, svoltasi lo scorso novembre al Sizanani Conference Centre di Gauteng in Sud Africa, e a cui hanno preso parte 185 delegati rappresentanti di 12 Paesi dell’Africa Sub-Sahariana è emerso che l’Ufficio della Conferenza Episcopale Sudafricana (SACBC) incaricato per l’Aids si occupa tra le altre cose di coordinare la raccolta dei fondi per i progetti diocesani e locali; facilitare la formazione e le possibilità di interscambi; migliorare i programmi già esistenti; stabilire nuovi programmi nelle aree più povere; monitorare e valutare gli aiuti. Priorità assoluta è soprattutto la tutela e sostegno dei bambini più vulnerabili, in particolare quelli affetti da HIV/AIDS e/o altre malattie. (AP) (3/4/2004 Agenzia Fides)


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