AFRICA/BURKINA FASO - Aids: una malattia per ricchi. In un continente dove 290 milioni di persone sopravvivono con meno di un dollaro al giorno, pochi si possono permettere di pagare spese mediche mensili elevate

lunedì, 15 marzo 2004

Roma (Agenzia Fides) - Secondo il dottor Vento, aiuto ospedaliero nella divisione malattie infettive all’ospedale di Borgo Trento a Verona «Negli ultimi 2-3 anni nel mondo occidentale è stata messa a punto una specifica cura per l’infezione da HIV: si tende a dare tre farmaci antiretrovirali assieme. Questa terapia costa, in Italia, almeno 1,300 euro al mese per singolo paziente. Se si pensa che la cura non dovrebbe essere mai interrotta, ci si rende conto della quantità di risorse necessarie…”
“Decisamente troppo per i Paesi dell’Africa subsahariana”, sottolinea fratel Grigoletto, Camilliano impegnato tra i malati di Aids in Burkina Faso: “il loro reddito pro capite annuale, se investito interamente in queste medicine, non basterebbe nemmeno per pagare le cure di un mese. In un continente dove 290 milioni di persone sopravvivono con meno di un dollaro al giorno, pochi si possono permettere di pagare spese mediche mensili elevate”.
Secondo l’UNAIDS e l’OMS, alla fine del 2001, meno del 4% delle persone che aveva bisogno di anti-retrovirali nei Paesi a basso e medio reddito riceveva queste medicine. E meno del 10% delle persone che vivono con il virus hanno avuto accesso a cure palliative o a trattamenti per le infezioni opportuniste.
Non è diversa la situazione in America latina dove ad esempio in Perù, se si vuole entrare nel programma statale di lotta all’AIDS, si deve prima dimostrare di essere sieropositivo e per questo fare una prova sierologica a pagamento che costa circa 20 soles (6 euro). Una volta dimostrata la sieropositività, si entra nel programma che però si limita a dare consigli, obbliga il coniuge e le persone con le quali si hanno avuti rapporti sessuali ad eseguire la prova (sempre a pagamento). Solo consigli e niente farmaci. I farmaci il sieropositivo o l’ammalato deve comprarli. Il governo non può farsi carico di tale spesa, le Organizzazioni internazionali di aiuto neanche e i pazienti… stanno morendo. Bisognerebbe investire in farmaci circa 500 dollari al mese, più di quello che guadagna un medico statale in Perù.
Il Botswana, Paese relativamente prospero, è il primo paese africano che ha messo gli antiretrovirali a disposizione di tutti i cittadini che ne hanno bisogno. Purtroppo, finora, possono usufruire di questa politica un numero relativamente limitato di persone (circa 2000).
In più, un gruppo di compagnie ha annunciato alcuni programmi destinati a fornire antiretrovirali ai loro impiegati e alle loro famiglie. Si tratta di iniziative preziose, ma se paragonate ai bisogni, rappresentano poco più di una goccia in mezzo al mare.
Queste cifre riflettono lo scacco della comunità internazionale che - malgrado i progressi compiuti in questi ultimi anni - non ha potuto attuare una risposta corrispondente all’ampiezza ed alla gravità dell’epidemia mondiale.
Le cure occidentali per i sieropositivi diventano quindi una prerogativa di una ristrettissima élite, mentre gli altri continuano a morire come mosche.
“In ogni Paese, con tempi più o meno lunghi, comunque e dovunque possa cominciare, l’epidemia finirà inevitabilmente per stabilire il proprio centro di gravità tra i gruppi più emarginati e deboli della società” conclude fr. Grigoletto. (AP) (15/3/2004 Agenzia Fides; Righe:44; Parole:537)


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