AFRICA/MALI - 100 interventi in 10 giorni per ridare la vista ai ciechi: bilancio della prima missione umanitaria del progetto “Ridare la luce” dei Fatebenefratelli

giovedì, 11 marzo 2004

Roma (Agenzia Fides) - 100 interventi agli occhi in 10 giorni, grazie ai quali 100 africani, tra uomini, donne e bambini, condannati alla cecità causata da cataratta non curata, hanno riacquistato la vista. E’ il bilancio della prima missione umanitaria del progetto “Ridare la luce”, che l’Associazione con i Fatebenefratelli per i Malati Lontani (Afmal) ha realizzato, a fine febbraio, nella città di Gao in Mali nell’Africa subsahariana, con l’obiettivo di combattere la cecità provocata da malattie non curate.
L’équipe dei volontari dell’Afmal, guidata dal vicepresidente nazionale dell’Associazione, fra Benedetto Possemato, e composta da due oculisti, due infermiere, un logista degli ospedali Fatebenefratelli e da un oculista dell’Associazione per la Ricerca della Cooperazione nei paesi in via di sviluppo (ARC), è partita dall’Italia con un carico di apparecchiature diagnostiche e chirurgiche, protesi e set sterili per fare tappa all’ospedale regionale di Gao.
I pazienti africani, tra cui anche una neonata di 6 mesi e una bambina di otto anni affette da cataratta congenita, sono stati operati seguendo una tecnica che prevede l’intervento eseguito in regime ambulatoriale con successivi controlli post operatori. Parallelamente, l’équipe ha provveduto alla formazione del personale medico e paramedico del posto sulle metodiche chirurgiche per la rimozione della cataratta e sui controlli e le terapie da effettuare nel dopo intervento.
“I maliani -sottolinea fra Benedetto- sono un popolo straordinario. Ci ha profondamente colpito la grande dignità con cui vivono la povertà estrema che segna il quotidiano della loro esistenza e con cui sopportano la sofferenza delle loro malattie, come la cecità. Non hanno niente, eppure sono sempre pronti ad un sorriso”.
Nell’Africa sub-sahariana la cecità rappresenta una grossa emergenza non solo sanitaria, ma anche sociale. Sanitaria, perché colpisce circa 2 milioni di persone, che non hanno la possibilità di ricorrere alle cure mediche e chirurgiche, ed è il risultato di patologie che in questa area del continente nero sono favorite da carenza alimentare, acqua non potabile, particolari condizioni climatiche e biologiche. Sociale, per una concomitanza di fattori: il cieco non lavora e non è produttivo per il villaggio di appartenenza, al non vedente viene affiancato un bambino di otto anni che fino alla maggiore età gli fa da guida, sacrificando in questo ruolo la propria infanzia e giovinezza, il cieco è spesso considerato vittima dei malocchi e, come tale, pericoloso e da isolare.
Con il progetto “Ridare la luce” l’Afmal si prefigge di ridare la vista ai ciechi, che recuperano così la dignità di persone autosufficienti e produttive, consentire ai bambini-guida di riappropriarsi del diritto all’infanzia, formare i medici e gli infermieri africani, affinché acquisiscano le conoscenze e le tecniche per curare autonomamente, in futuro, le malattie degli occhi. (AP) (11/3/2004 Agenzia Fides; Righe:38; Parole: 466)


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