EUROPA/ITALIA - CONTINUARE A DIFFONDERE NORMALI PROCEDURE DI PROFILASSI DIRETTA PER CONTROLLARE LA SARS IN VISTA DI UN VACCINO

venerdì, 2 maggio 2003

Roma (Agenzia Fides) – Il virus continua a dilagare e già si parla di vaccino. Ma siamo ancora molto lontani da eventuali date di realizzazione, termini di scadenza per la distribuzione, o previsioni seppure approssimative. L’Agenzia Fides ha incontrato il Prof. Gianfranco Tarsitani, Epidemiologo presso l’Ospedale Sant’Andrea dell’Università La Sapienza di Roma, che gentilmente ha offerto il suo contributo al riguardo. Il professor Tarsitani sostiene che non è facile dare una risposta al quesito sulla realizzabilità e utilità di un vaccino contro la SARS e che bisogna procedere gradualmente allo scopo di formarci un’idea sulla base delle informazioni a disposizione. In primo luogo bisogna precisare che la SARS, come indica la sigla, è una sindrome e non una malattia ben definita, per cui all’interno dei casi notificati ci sono sicuramente un insieme di patologie che hanno in comune i sintomi che costituiscono la sindrome (una polmonite con febbre e tosse). Appare chiaro, sostiene Tarsitani, che a noi interessa individuare quegli episodi sostenuti da una o più specie di banali coronavirus che allo stato attuale sono ritenuti i suoi agenti patogeni, modificati da cause non ancora chiarite (passaggio su animali?). Questa premessa serve a mettere in evidenza che i dati epidemiologici a disposizione sono certamente distorti da una sovrastima rispetto alla malattia contro cui vaccinare, perché nelle zone a rischio ogni polmonite viene oggi comunque classificata come SARS. Se allora valutiamo la consistenza numerica del fenomeno ci rendiamo conto di trovarci di fronte ad una sindrome morbosa poco diffusa e che, tranne in alcune regioni della Cina, sembrerebbe sotto controllo. Il condizionale in questi casi è d’obbligo! Sembrerebbe inoltre una malattia scarsamente contagiosa; per capire quello che dico - continua il medico - provate a immaginare di immettere un bambino con il morbillo in una classe di bambini non immunizzati, state tranquilli che quasi tutti si ammaleranno in breve tempo. Se voi introducete un bambino con il raffreddore, rispettando poche regole igieniche, la malattia non si diffonderà che parzialmente, e questa sembra essere la situazione della SARS, sostenuta da un virus mutato del raffreddore. Perché è importante questa riflessione sulla modalità di trasmissione della malattia e sulla sua contagiosità? Perché in termini di sanità pubblica, se ci troviamo di fronte ad una malattia pur con elevata letalità (5-15%), ma a diffusione ragionevolmente controllabile dalle normali procedura di profilassi diretta (notifica, isolamento e contumacia, disinfezione, ecc.), queste pratiche saranno quelle prioritariamente scelte per il suo controllo; in ogni caso questa resterà a lungo l’unica strada percorribile perché il cammino che porta alla formulazione di un nuovo vaccino utilizzabile per le popolazioni umane richiede tempi lunghi, difficili da quantizzare: anni, un decennio, per alcune malattie infettive, peraltro, non è stato possibile ad oggi trovare un vaccino efficace. Inoltre, se la SARS, come speriamo, resterà limitata ad un numero limitato di persone (contabili in migliaia o decine di migliaia e non in milioni) sarà ben difficile trovare chi possa rischiare l’investimento di risorse finanziarie enormi che richiede la produzione di un vaccino nuovo, a fronte di una applicazione non certa. Dunque allo stato attuale conviene concentrare tutte le nostre attenzioni sulle norme di profilassi diretta e di sorveglianza sanitaria. Se l’epidemia verrà realmente messa sotto controllo in questo modo avremo ottenuto un successo importante. Se il genio epidemico del nuovo virus riuscirà a superare le barriere che avremo la capacità di frapporre alla sua diffusione, allora certamente la ricerca di un nuovo vaccino, che comunque è già cominciata, avrà maggiore impulso. Non sarà facile perché si tratta di virus poco studiati (il raffreddore non è così importante) e che tendono a cambiare struttura antigene, potrebbero pertanto richiedere la messa a punto continua di nuove formulazioni, a somiglianza del vaccino contro l’influenza; ma non poniamo limiti alla ricerca. Un altro settore che evidentemente si svilupperà, riguarda la messa a punto di farmaci antivirali; anche questa è una sfida non semplice. Se si guarda agli ultimi venti anni, la ricerca di presidi farmaceutici capaci di contrastare l’AIDS ci ha messo a disposizione alcuni farmaci antiretrovirali che hanno migliorato la prognosi della malattia e, per ora, solo le prospettive di alcuni tipi di vaccini non ancora in fase di impiego.
Per concludere, teniamoci bene strette le vecchie norme di igiene, le uniche che allo stato attuale sono praticabili e, per quanto riguarda farmaci e vaccini, dobbiamo essere consapevoli che richiederanno tempi lunghi di sperimentazione, coltivando la speranza che non siano necessari. (AP) (Agenzia Fides 2/5/2003 Righe:55; Parole:751)


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