ASIA/INDIA - Pieno sostegno della Chiesa ai colloqui di pace fra India e Pakistan

giovedì, 19 febbraio 2004

New Delhi (Agenzia Fides) - “La Chiesa sostiene fortemente i negoziati di pace: speriamo che i rapporti fra India e Pakistan si normalizzino a livello politico, economico, commerciale, culturale, religioso”: è il commento rilasciato all’Agenzia Fides da P. Babu Joseph, portavoce della Conferenza Episcopale Indiana, all’indomani dei primi colloqui esplorativi fra la diplomazia indiana e pakistana a Islamabad. “A livello politico - ha sottolineato il portavoce - è molto positivo che le relazioni fra India e Pakistan stiano migliorando”. Sul ruolo della Chiesa, p. Joseph nota che “attraverso le buone relazioni fra la Chiesa indiana e quella pakistana, puntiamo a sostenere e rafforzare il processo di pace che speriamo continui, in quanto le ostilità per anni hanno colpito la gente comune, specialmente nella regione di frontiere del Kashmir”.
P. Joseph ha detto a Fides: “La Chiesa e molte altre agenzie umanitarie hanno sempre invocato la pace e lavorato sul campo a livello umanitario per alleviare le sofferenze della popolazione. Va notato che in India e Pakistan i cristiani sono una esigua minoranza, immersi in popoli a maggioranza indù da un lato, musulmana dall’altro. A volte subiamo discriminazioni e anche persecuzioni, ma questa esperienza ci rende più vicini alla gente che soffre, come in Kashmir, ci dà la forza e la maggiore consapevolezza per chiedere e impegnarci per la pace e l’armonia”.
Dopo due giorni di colloqui ufficiali tra India e Pakistan, il “composite dialogue”, come è stato chiamato l’incontro che si svolge a Islamabad fra le due diplomazie, ha segnato l’avvio del processo di stabilizzazione fra le parti e prodotto una “road map” per veri e propri i negoziati di pace, che verteranno soprattutto sulla questione del Kashmir.
Il calendario degli incontri, con cadenza mensile, prevede a marzo una sessione per ristabilire i collegamenti dei trasporti; ad aprile misure comuni per fermare i traffico di droga e combattere la criminalità al confine; a maggio una discussine per in materia di nucleare; a maggio-giugno un incontro dei Segretari agli Esteri sul Kashmir; a luglio:colloqui sul tema del terrorismo e cooperazione economica; infine, in agosto un summit fra i Ministri degli Esteri.
I colloqui indo-pakistani erano falliti nel 1999 ad Agra quando la visita del capo di stato pakistano, il gen. Pervez Musharraf, in India si concluse con un nulla di fatto, e nello stesso anno era stato il gen. Musharraf ha scatenare un nuovo scenario di guerra in Kashmir.
Un attentato al Parlamento indiano del 2001 (un mese dopo l’attacco alle torri gemelle), aveva poi segnato una escalation del conflitto: truppe ammassate al confine, stato di massima allerta, una situazione che aveva preoccupato la diplomazia internazionale, anche perchè i due contendenti sono in possesso dell’arma atomica.
Con il riavvicinamento del Pakistan agli Stati Unti e la sua partecipazione alla lotta contro terrorismo, il gen. Musharraf, legittimato dal Parlamento, ha compiuto un passo di riavvicinamento, ben accolto dal Primo Ministro Indiano Vajpayee.
Tuttavia i termini della questione kashmira restano incerti: Musharraf non intende recedere dalla vecchia richiesta pachistana di tenere un referendum fra la popolazione kashmira, come sancì l’Onu nel 1948 Delhi nel contempo non intende cedere all’ipotesi che il Kashmir possa un giorno appartenere ad un altro paese.
Un primo passo sta nello stabilizzare del cessate il fuoco, deciso a novembre e porre in atto tute i mezzi per ricostruire la fiducia fra le popolazioni, specialmente nell’area di frontiera.
(PA) (Agenzia Fides 19/2/2004 lines 48 words 531)


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