AFRICA/ZIMBABWE - Il leader dell'opposizione Tsvangirai si rifugia nell'ambasciata olandese; è in gioco il principio delle elezioni in Africa

martedì, 24 giugno 2008

Harare (Agenzia Fides)- La crisi nello Zimbabwe si inasprisce dopo che domenica 22 giugno il leader dell'opposizione Morgan Tsvangirai si è rifugiato nell'Ambasciata olandese di Harare per sfuggire alla cattura dei militari. Il leader del Movimento per il Cambiamento Democratico (MDC) ha chiesto solo di essere ospitato nelle sede diplomatica per pochi giorni e ha annunciato di non aver intenzione di chiedere asilo politico all'Olanda. Tsvangirai aveva annunciato che avrebbe ritirato la propria candidatura nel ballottaggio per l'elezione del Capo dello Stato (vedi Fides 23/6/2008).
Negli ultimi giorni si è accentuata la repressione nei confronti dei militanti e dei sostenitori dell'opposizione. Il 23 giugno la polizia ha fatto irruzione nella sede centrale del MDC arrestando una sessantina di persone. Dallo svolgimento del primo turno delle elezioni presidenziali, il 29 marzo, la repressione nei confronti dell'opposizione è stata molto pesante: una novantina di morti, circa 200 scomparsi, oltre 400 arresti, 3mila feriti,e più di 30mila persone, soprattutto nelle aree rurali più remote, costrette a scappare.
La diplomazia internazionale, e in particolare quella africana, sta cercando una soluzione alla grave crisi. Si moltiplicano gli appelli per rinviare il ballottaggio previsto il 27 giugno da parte di leader africani e non. Tra questi vi sono il Presidente dello Zambia, che è il Presidente di turno della Comunità Economica dell'Africa Australe (SADC), e il Presidente senegalese Abdoulaye Wade. Il primo ha dichiarato che "senza un rinvio del ballottaggio vi sarà una catastrofe nell'intera regione". Il secondo ha anche ricostruito le circostanze che hanno costretto il leader dell'opposizione a cercare rifugio nell'Ambasciata dei Paesi Bassi. " Sono venuto a conoscenza del fatto che i soldati sono entrati nell'abitazione di Morgan Tsvangirai, domenica 22 giugno, e che egli si è salvato solo perché, avvertito da alcuni amici, è scappato in fretta solo pochi minuti prima".
Anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban ki-Moon, ha "sconsigliato fermamente" le autorità dello Zimbabwe di tenere il ballottaggio. Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha votato una risoluzione che condanna il governo dello Zimbabwe "per aver negato all'opposizione il diritto di poter fare liberamente la campagna elettorale", ma non chiede il rinvio delle elezioni. Il testo finale della risoluzione è stato "ammorbidito" su pressioni di alcuni Paesi africani, e in particolare del Sudafrica, il cui governo è criticato da diverse parti per la sua linea, giudicata troppo accondiscendente nei confronti del regime di Mugabe. Un regime che è composto non solo da Mugabe, che ne è il simbolo, ma soprattutto da un nucleo duro di generali e burocrati che usano la figura del Presidente per prosperare e mantenersi al potere. Lo Zimbabwe inoltre, per la sua posizione centrale nell'Africa meridionale, per il suo passato recente di lotta anticoloniale che ne ha fatto un simbolo per tutta l'Africa e per le sue importanti riserve di cromo, attira gli interessi delle diverse potenze che mirano a estendere la propria sfera d'influenza nel continente.
La crisi che vive lo Zimbabwe non è più dunque una questione interna al Paese, ma come ha affermato il Segretario Generale dell'ONU " è la più grave sfida all'Africa australe: è in gioco la sicurezza politica ed economica della regione, così come il principio stesso delle elezioni in Africa". (L.M.) (Agenzia Fides 24/6/2008 righe 37 parole 529)


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