AFRICA/COSTA D’AVORIO - I MINISTRI RIBELLI TORNANO NEL GOVERNO, ANCHE SE TEMONO CHE IL RICORSO AL REFERENDUM PERMETTA AL PRESIDENTE DI RIGETTARE LE LEGGI SENZA INGAGGIARE UN CONFRONTO IN PARLAMENTO. CRESCE LA PREOCCUPAZIONE TRA I DISCENDENTI DEGLI IMMIGRATI

mercoledì, 7 gennaio 2004

Abidjan (Agenzia Fides)- “Il ritorno dei ministri ribelli nel governo di unità nazionale è certamente un fatto positivo e si spera che dia slancio al processo di pace bloccato da mesi” dice all’Agenzia Fides una fonte della Chiesa locale contatta ad Abidjan, in Costa d’Avorio. Sei ministri, rappresentanti dei ribelli delle “Forze Nuove” cha dal settembre 2002 controllano il nord e l’ovest della Costa d’Avorio, sono ritornati a partecipare alle riunioni dell’esecutivo dopo tre mesi di auto sospensione per protestare contro la politica del Presidente Laurent Gbagbo da loro accusato di non volere applicare internamente gli accordi di pace. Queste intese, che sono state firmate a Marcoussis (Francia) nel gennaio 2003, prevedono la formazione di un governo di unità nazionale e l’approvazione da parte del Parlamento di una serie di leggi sociali.
“Proprio su queste leggi si è aperto un nuovo confronto politico” dicono le fonti di Fides. “Il Presidente Gbagbo, infatti, vuole sottoporle all’approvazione popolare tramite un referendum, uno strumento che è comunque previsto dalla Costituzione. I suoi oppositori ribattano che così si vuole aggirare quanto è stato stabilito a Marcoussis, e temono che il ricorso al referendum permetta al Presidente di rigettare le leggi senza ingaggiare un confronto in Parlamento”.
“Queste leggi riguardano tematiche molto delicate, in particolare la riforma del codice di cittadinanza, che, nella sua attuale formulazione, discrimina gli immigrati e i loro discendenti” affermano le nostri fonti. “Questo è un problema che si trascina fin dall’indipendenza nel 1960. All’epoca, infatti, era stato deciso che gli immigrati potevano chiedere la cittadinanza ivoriana a patto che si iscrivessero nel municipio di residenza entro un determinato periodo di tempo. Molti immigrati però non erano a conoscenza di questa norma e non hanno potuto avvantaggiarsene. Per questo motivo, per anni loro e i loro figli sono stati trattati come stranieri in quello che era da tempo il loro paese”.
“In particolare” dicono le nostre fonti “vi sono impedimenti per non ivoriani a possedere la terra. Per questo, la riforma del diritto di cittadinanza si accompagna quella sulla concessione dei fondi rurali, un altro punto delicato che va a toccare interessi consolidati da tempo”.
“Un altro problema riguarda l’accesso alle più alte cariche dello Stato. L’attuale Costituzione prevede infatti che possono accedere ai più alti incarichi solo persone che sono figli di padre e madre ivoriani. Ora si vuole proporre una modifica a tale norma che consenta l’accesso a questi incarichi anche a persone che hanno un solo genitore di nazionalità ivoriana”.
Uno dei motivi della ribellione che ha scatenato la guerra civile è proprio la discriminazione nei confronti dei milioni di cittadini provenienti da Mali, Burkina Faso e da altri paesi limitrofi da anni presenti in Costa d’Avorio e impiegati come braccianti agricoli.
Comunque un segnale verso la normalizzazione viene dal fronte militare. I comandanti dell’esercito regolare e delle forze ribelli, infatti, si incontrano oggi, mercoledì 7 gennaio, a Yamoussoukro, la capitale amministrativa, per stabilire un programma congiunto di disarmo, di smobilitazione e di reintegro dei combattenti ribelli.
(L.M.) (Agenzia Fides 7/1/2004, righe 44 parole 544)


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