ASIA/IRAQ - DIVERSI SEGNALI DI SPERANZA: TORNA LA POSTA, SI PREPARA IL NUOVO ESERCITO PER RIPORTARE LA PACE NEL PAESE

mercoledì, 3 dicembre 2003

Baghdad (Agenzia Fides) - Dall’Iraq non giungono solo notizie di morti, feriti, distruzioni. “Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce” dice all’Agenzia Fides p. Nizar Semaan, sacerdote siriaco della diocesi di Ninive. “Proprio in questi giorni in Iraq è ripreso il servizio postale, anche con la posta celere e il servizio internazionale. Se si pensa che prima una lettera impiegava almeno un mese ad arrivare, se arrivava, è già un progresso verso il ritorno alla normalità. Il paese vive certo una situazione ancora drammatica, ma vi sono diverse zone tranquille. Per esempio nel nord dell’Iraq, in numerosi villaggi si vive una vita quasi normale. Le scuole sono aperte, gli impiegati statali sono tornati al lavoro o comunque ricevono lo stipendio. Le difficoltà maggiori le vivono gli operai e le loro famiglie. Purtroppo, infatti mancano i materiali di costruzione e molte aziende sono chiuse, lasciando a casa senza stipendio i dipendenti”.
“A Baghdad si respira ancora un clima pesante. Di notte nelle famiglie la gente fa i turni di guardia per impedire furti e saccheggi. Mentre al nord i telefoni in genere sono tornati a funzionare, in diversi quartieri della capitale il servizio non è ancora ripreso” afferma il sacerdote iracheno.
“Sono però convinto che col tempo la situazione può migliorare. La condizione primaria è il ritorno della sicurezza, che deve essere garantita dalla polizia e dall’esercito iracheni. Proprio vicino a Mosul c’è il campo di addestramento del nuovo esercito nazionale iracheno. Tra le nuove reclute vi sono anche cristiani. Da quello che ho potuto sapere, sono stati reclutate persone valide. Proprio in questi giorni il secondo scaglione di nuovi soldati è stato diplomato ed è entrato in servizio. Spero che siano loro a riportare la pace nel paese, e a garantire l’ordine e la sicurezza condizioni indispensabili per dare un futuro ad un popolo così provato da anni di guerra” conclude padre Nizar. (L.M.) (Agenzia Fides 3/12/2003, righe 26 parole 342)


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