EUROPA/SPAGNA - 1 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE CONTRO L’AIDS - I MISSIONARI E LE ISTITUZIONI DELLA CHIESA CATTOLICA AL PRIMO POSTO NELLA LOTTA CONTRO L’AIDS

sabato, 29 novembre 2003

Roma (Agenzia Fides) – Il 12% delle istituzioni che si occupano dei pazienti contagiati dal virus dell’AIDS sono organismi della Chiesa, e il 13% degli aiuti agli infetti proviene da organizzazioni non governative cattoliche. Le istituzioni della Chiesa e il lavoro che molti missionari e missionarie svolgono al servizio dei malati fanno si che la Santa Sede occupi il primo posto nella cura delle persone infettate da questa malattia.
In particolare in Africa il 70% dei progetti di lotta contro l’AIDS è realizzato, organizzato e finanziato da organismi cristiani. In molti paesi africani, le istituzioni della Chiesa cattolica e dei suoi membri, che si trovano per la maggior parte nei sobborghi più poveri, sono stati i primi ad occuparsi di questi malati. Attualmente un contagiato su quattro nel mondo è sotto le cure del personale della Chiesa cattolica. A questo tema dedica un approfondito dossier la rivista delle Pontificie Opere Missionarie della Spagna Misioneros Tercer Milenio (http://www.omp.es/Secciones/Publicaciones/Misioneros/Misioneros.htm).
Da alcuni dati del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute risulta che il 61% delle Chiese locali di tutto il mondo hanno già fissato programmi di azione contro l’AIDS ponendo al centro la formazione, la prevenzione e assistenza spirituale e sanitaria.
L’opera missionaria della Chiesa è presente attraverso 5.853 ospedali, 16.445 ambulatori, 787 lebbrosari, 13.933 case per anziani, 8.695 orfanotrofi, 10.640 asili, 27.759 case sociali e 19.305 centri di formazione. La maggior parte di questi istituti è nei paesi più poveri e con meno risorse, dove la malattia sta causando danni fisici, morali e sociali.
Non bisogna dimenticare che l’Aids ucciderà oltre 70 milioni di persone nei prossimi 20 anni se la comunità internazionale non amplia drasticamente i suoi programmi di prevenzione e il suo impegno economico su tutti i fronti. I morti sono stati 3 milioni in un anno, la maggior parte in Africa (2,2), e 5 milioni i nuovi contagiati.
Attualmente ci sono 40 milioni di sieropositivi, di cui 3 milioni con meno di 15 anni di età. Solo 730.000 contagiati (meno del 2%) hanno accesso ai farmaci antivirali, quasi tutti in paesi sviluppati.
Oltre all’Africa subsahariana, che è il paese più colpito del mondo, anche America Latina e Caraibi sono gravemente colpiti da questa malattia, con un totale di 1.820.000 di infettati. L’AIDS, infatti, è la prima causa di morte in vari paesi caraibici, come Haiti, dove la speranza di vita si è ridotta di sei anni. Nelle Bahamas e nella Repubblica Dominicana, c’è un tasso di infezione tra il 2 e il 6%.
Non meno drammatica la situazione dei paesi dell’Europa dell’est. La situazione è molto preoccupante in Russia, a causa dell’alto consumo di droghe e il conseguente scambio di siringhe.
L’ONU prevede nei prossimi anni una autentica catastrofe in Asia. La Cina, che concentra la quinta parte della popolazione mondiale, potrebbe passare dagli attuali 1,5 milioni di infetti a 10 milioni nel 2010. L’India conta circa 4 milioni di sieropositivi, l’1% della popolazione, ed è il secondo paese del mondo più infettato, dopo il Sudafrica.
Entro la fine di quest’anno, attraverso il Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute e diverse organizzazioni cattoliche, la Santa Sede raggiungerà il suo obiettivo di avere istituzioni e programmi in tutti i paesi dell’Africa subsahariana, e ne inizierà nuovi in Brasile, Argentina, Messico, Tailandia e Lituania. Questi programmi forniranno vari servizi, dalle campagne di informazione all’educazione per un comportamento responsabile, dall’assistenza psicologica all’appoggio morale, dai centri alimentari agli orfanotrofi, dal trattamento ospedaliero alla cura a domicilio e nelle prigioni dei malati di HIV/AIDS. (AP) (29/11/2003 Agenzia Fides; Righe:56 Parole:603)


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