EUROPA - L’eredità di don Oreste Benzi: “Noi facciamo parte della Chiesa e abbiamo un ruolo che la Chiesa ci ha assegnato nel mondo della schiavitù, della povertà, degli sfruttati”

sabato, 3 novembre 2007

Roma (Agenzia Fides) - “Noi facciamo parte della Chiesa e abbiamo un ruolo che la Chiesa ci ha assegnato nel mondo della schiavitù, della povertà, degli sfruttati”: è quanto disse all’Agenzia Fides don Oreste Benzi, sacerdote della diocesi di Rimini, fondatore nel 1968 dell’Associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII” (vedi Fides 20/1/2005), morto a Rimini la mattina del 2 novembre. Il 7 ottobre 1998 il Pontificio Consiglio per i Laici aveva riconosciuto l’Associazione come “Associazione internazionale di fedeli di diritto pontificio”. “La nostra Comunità - sono sempre parole di don Benzi nell’intervista a Fides - è diffusa in 21 Paesi. Siamo in molte zone del Sud del mondo, dall’America Latina, all’Africa e all’Asia e contribuiamo allo sviluppo dei popoli alla luce di Cristo. Il nostro lavoro nel mondo comprende due campi di azione: da una parte lottiamo contro l’oppressione dei Paesi potenti che spesso non fanno altro che sfruttare i Paesi poveri e dall’altra, attraverso micro-realizzazioni, cerchiamo di aiutare le iniziative che i popoli oppressi già portano avanti lì dove sono. Noi li aiutiamo nelle loro sfide, azioni, iniziative e dentro il loro lavoro testimoniamo Cristo e il Vangelo che a poco a poco diventa anche ciò su cui appoggiano tutta la loro vita. E poi facciamo sì che i popoli che aiutiamo diventino essi stessi capaci di aiutare chi sta peggio di loro, diventino essi stessi testimoni dell’amore di Cristo nel mondo”.
Uno dei fronti che vedeva maggiormente impegnato don Benzi e la sua Comunità era quello della lotta alla prostituzione ed alla tratta delle ragazze. “La Comunità Papa Giovanni XXIII da oltre 10 anni opera in tutta la regione Piemonte e in Italia per la liberazione delle schiave della prostituzione - disse don Benzi in una delle innumerevoli fiaccolate di preghiera, di solidarietà e di liberazione -. Noi non possiamo tacere dinanzi a questa schiavitù che riduce più di 100.000 giovani donne e bambine a oggetto di mercificazione. La loro sofferenza sale come un grido disperato alle nostre coscienze che si stanno abituando troppo spesso alle ingiustizie. È questo il momento di indirizzare fermamente la volontà di coloro che ci governano perché si operi prontamente al fine di liberare le donne da questa orribile schiavitù.”
In occasione della Giornata Mondiale dell’Aids (vedi Agenzia Fides 1/12/2004), don Benzi affidò a Fides una riflessione in cui sottolineava come i farmaci essenziali per il bene dell’umanità intera dovrebbero essere liberati dal dominio dei brevetti e resi accessibili a tutti ad un prezzo reale. “Milioni di persone decedute lo scorso anno potrebbero essere ancora vive se gli antiretrovirali fossero stati resi accessibili. Il grido di questi ammalati e di questi morti è il dito di Dio puntato contro di noi! Però non dobbiamo arrenderci al male che c’è, dobbiamo invece temere ancor di più il bene che manca. Questa giornata deve essere una giornata in cui tutte le nostre coscienze si interpellano e in cui chiediamo perdono realmente. Deve essere una giornata che ci deve far diventare come un popolo solo alla cui guida c’è la Chiesa cattolica, l’unica vera Chiesa di Cristo, che combatte e lotta perché ci sia veramente giustizia tra gli uomini e quindi la pace.”
Don Oreste Benzi era anche impegnato da tempo nel difficile recupero di ragazzi appartenenti a Sette sataniche, interpellato dall’Agenzia Fides (vedi Fides 8/6/2004) in seguito ad alcuni tragici fatti di cronaca legati al satanismo, affermò: “Ho conosciuto l’orrore dei riti satanici e lo sfruttamento anche sessuale di giovani innocenti coinvolti in tali riti. I satanisti e gli uomini appartenenti all’occultismo spesso sono persone insospettabili e il loro tentativo è di distruggere moralmente e psichicamente chi lavora contro di loro, chi si adopera per compromettere il loro operato. Lo scopo delle organizzazioni occulte e sataniche è semplicemente quello di eliminare la presenza di Dio dalla società. Il fenomeno del satanismo, poi, è collegato a piaghe ugualmente dannose e pericolose come la prostituzione, la pedofilia e la tratta di bambini. In Italia si stima che siano circa 600.000 mila gli affiliati, ma ciò che desta maggiore preoccupazione è il fatto che molti di questi sono giovanissimi e adolescenti”.
Il 21 marzo 2007 don Benzi festeggiò i 20 anni dall’inaugurazione della prima “Capanna di Betlemme”, realtà di accoglienza per senza fissa dimora (vedi Agenzia Fides 16/3/2007). Dal 1987 ad oggi circa 10.000 persone hanno trovato alla Capanna di Betlemme, anche per più di un giorno, un contesto di vita familiare. “La vera emergenza legata alla povertà estrema, nel nostro territorio come altrove - disse allora don Oreste - è farsi carico di tutta la sfera dei bisogni di una persona in difficoltà. Non bastano accoglienze estemporanee, il dare vitto e alloggio: è necessario costruire la vita insieme agli ultimi attraverso una condivisione piena, con programmi e progetti a lungo termine mirati a includere i poveri nella società”. Oggi la struttura di 650 mq sul colle di Covignano, è composta da una prima accoglienza notturna, un appartamento nel quale sono inserite persone con progetti personalizzati di lungo termine, e un centro di lavoro. Ha una capienza di 40 posti letto, dei quali 5 specifici per l’accoglienza femminile. Vengono erogati circa 100 pasti al giorno. All’interno ci sono un ambulatorio medico e un ufficio di assistenza legale. Strutture di questo tipo sono state attivate dalla Comunità, oltre che in Italia (a Vicenza e Bologna), in Albania, Russia, Bolivia, Zambia, Tanzania e Kenya, e si sta valutando la possibilità per altri paesi.
Il 24 ottobre scorso l’Associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII” ha inaugurato la prima Casa Famiglia in Sardegna (vedi Fides 23/10/2007), per rispondere alle innumerevoli richieste di accoglienza di persone in difficoltà e radicare maggiormente nel territorio l’esperienza comunitaria dell’Associazione. La prima casa famiglia venne aperta dall’Associazione nel 1972. Oggi le case famiglia sono 269, formate da singoli o coppie di sposi che diventano, temporaneamente o in modo permanente, padri e madri, fratelli e sorelle di persone con handicap, minori in difficoltà, ex tossicodipendenti, persone con problemi psichici.
L’ultima intervista di don Oreste Benzi all’Agenzia Fides è di poche settimane fa, il 1° agosto, ed è inserita nel Dossier relativo all’industria della droga (vedi Agenzia Fides 1/8/2007). L’Associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII” infatti opera in Europa (oltre che in Italia, in Albania, Croazia, Romania, Russia), in America del Sud (Bolivia, Brasile, Cile, Venezuela), in Africa (Kenya, Tanzania, Zambia), in Australia, dove ha promosso 36 centri di recupero per i danni derivanti dalle tossicodipendenze. In questi centri sono stati accolti più di 8.000 giovani, e l’85% di loro si è reinserito nella società. Sulle ragioni della forte diffusione della droga nei tempi attuali, don Benzi rispose così: “Il dilagare della droga è dovuto alla società, alle società nel loro complesso, dirette attualmente da un sistema ideologico contraddittorio che manda in tilt i giovani e che li esclude dalla gestione delle stesse società. La nostra gioventù viene educata secondo la legge della giungla. Non ci sono più principi spirituali, valori ai quali si deve obbedire. Tutto è relativo all’interesse personale. Siamo di fronte a due conseguenze. Ci troviamo di fronte ad un “Io” gigantesco e a un senso della vita generalizzato, mortificato. In questa situazione, la droga diventa l’elemento a portata di mano per portare via ogni sofferenza, che proviene dal senso del nulla, del non valore, dal non senso della vita, per togliere via ogni sofferenza, come ogni sostanza che non permette di pensare”.
A poche ore dalla sua morte, nella Festa di Tutti i Santi (1 novembre), seguendo una consuetudine inaugurata 9 anni fa, don Oreste Benzi e la Comunità Papa Giovanni XXIII invitavano tutti ad un momento di preghiera per fare memoria di tutti i piccoli morti prima di nascere: alcuni di morte naturale, tantissimi altri per mano dell’uomo attraverso l’aborto volontario. La Comunità è infatti impegnata in prima linea nella difesa della vita nascente attraverso il sostegno alle mamme/coppie in difficoltà perché siano messe in grado di far nascere dignitosamente il loro bambino. “I 1017 bambini che hanno perso la vita nel 2006, vittime dell’aborto praticato nei nostri ospedali di Rimini e Cattolica - scriveva don Benzi nell’invito - devono interpellare le nostre coscienze e farci uscire dall’indifferenza!” (S.L.) (Agenzia Fides 3/11/2007; righe 91, parole 1.352)


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