ASIA/INDONESIA - I PROFUGHI DELLE MOLUCCHE CHIEDONO DI TORNARE A CASA - IL PIANO DEL GOVERNO NON HA TEMPI PRECISI: LA DENUNCIA DEL JESUIT REFUGEES SERVICE

mercoledì, 29 ottobre 2003

Ambon (Agenzia Fides) - Non c’è chiarezza, precisione, tempi definiti nel piano elaborato dal governo indonesiano per il ritorno a casa dei profughi delle Molucche Nord. E’ la denuncia del Jesuit Refugees Service (JRS) in Indonesia che si occupa dell’assistenza ai profughi in diverse aree del paese come Aceh, Molucche, Timor Ovest.
“Il ritorno a casa - scrive il JRS Molucche – è molto in ritardo: il piano originario prevedeva il ritorno dell'intera comunità di profughi entro il 20 agosto 2003, ma i campi di Ambon, che ospitano i profughi provenienti dalle isole delle Molucche Nord sono ancora pieni senza che sia data alcuna spiegazione sul ritardo. Questa comunità di circa 1.000 famiglie (5.000 persone), è stata sfollata da circa quattro anni”.
In un recente incontro con il JRS, il secondo assistente del Governatore delle Molucche, Jafar Soamole, ha affermato che il ritardo è dovuto ad una certa impreparazione della Provincia del Nord Molucche a ricevere i profughi che rientrano. Intanto nei campi di Ambon i profughi sono pronti già da parecchio tempo e, con l'aspettativa di un ritorno imminente, hanno venduto molti dei beni in loro possesso, inconsapevoli che li aspettava un rinvio. Il JRS accompagna i membri di questa comunità, fornendo loro servizi e assistendoli nei loro sforzi per tornare a casa.
Come segnalato all’Agenzia Fides da membri del Jesuit Refugees Service operanti sul luogo, uno dei problemi maggiori che si riscontrano oggi nella Molucche è la risistemazione di oltre 200mila rifugiati. I rifugiati erano in principio 350mila. Oggi circa 150mila sono tornati nelle loro case, ma ne restano circa 200mila che ancora necessitano di assistenza o che non hanno avuto la loro abitazione o il loro villaggio raso al suolo durante il conflitto. Le isole Molucche, nell’Est dell’Indonesia, sono state teatro dal 1999 al 2001 di una guerra civile cha ha coinvolto la comunità cristiana protestante e quella musulmana, con 15 mila morti e un totale di oltre 500 mila sfollati.
Oggi l’economia stenta a decollare, il settore turistico è fermo e mancano fondi pubblici per la ricostruzione di infrastrutture come strade, università, scuole e ospedali. Le famiglie cristiane e musulmane sopravvivono a fatica grazie al commercio di prodotti agricoli e ittici. Un miglioramento della situazione si spera dopo la revoca dello emergenza civile avvenuta il 15 settembre scorso.
(PA) (Agenzia Fides 29/10/2003 lines 45 words 514)


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