AFRICA/SOMALIA - “NELLA SUA TRAGEDIA L'UCCISIONE DI ANNALENA TONELLI DÀ VOCE ALL'IMPEGNO DELL'INTERO MONDO UMANITARIO, NON SOLO NEL SOMALILAND O IN AFRICA, MA IN TUTTO IL MONDO” SCRIVONO I VINCITORI DEL PREMIO NANSEN, CHE ERA STATO ASSEGNATO QUEST’ANNO ALLA VOLONTARIA ITALIANA

mercoledì, 15 ottobre 2003

Roma (Agenzia Fides)- Dopo l’uccisione di Annalena Tonelli, la volontaria italiana che assisteva i malati di tubercolosi nel Somaliland, i vincitori del premio Nansen hanno lanciato un appello per una maggiore protezione degli operatori umanitari. Proprio nel giugno di quest’anno il prestigioso premio era stato assegnato alla dottoressa Tonelli, come riconoscimento per il suo impegno a favore dei più diseredati.
Pubblichiamo il testo completo della lettera:
“Domenica 5 ottobre, una mano ignota ha assassinato a sangue freddo l'operatrice umanitaria Annalena Tonelli davanti all'ospedale per tubercolotici che lei stessa gestiva a Borama, nel Somaliland. L'assurdo omicidio ha posto fine a una vita dedicata interamente ad aiutare persone tra le più disperate, in luoghi tra i più pericolosi al mondo. La dottoressa Tonelli è stata uccisa soltanto pochi mesi dopo aver ricevuto il Premio Nansen per i Rifugiati - il riconoscimento intitolato all'esploratore norvegese e primo commissario internazionale per i rifugiati Fridtjof Nansen - assegnato ogni anno dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) a persone od organizzazioni la cui opera ha reso un particolare contributo alla causa dei rifugiati.
Noi firmatari di questa lettera, sentiamo uno straordinario legame con Annalena Tonelli, poiché anche noi, come lei, destinatari di questo premio. Non c'è neanche bisogno di ripetere quanto atroce e codardo sia un assassinio od ogni altro atto diretto contro un operatore umanitario, ma questo in particolare ci appare incredibilmente brutale e insensato. Nella sua tragedia l'uccisione di Annalena Tonelli dà voce all'impegno dell'intero mondo umanitario, non solo nel Somaliland o in Africa, ma in tutto il mondo. Consideriamo ancora una volta nostro dovere fare appello a politici, responsabili delle politiche mondiali, militari e individui di tutto il mondo perché facciano del loro meglio per proteggere coloro che sono impegnati ad aiutare gli altri. E reiteriamo l'esortazione agli Stati affinché perseguano e puniscano i crimini commessi contro gli operatori umanitari, che possono costituire crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Il disprezzo per la vita umana in generale, e in particolare il disprezzo per la vita e l'incolumità degli operatori umanitari, fa sì che sempre meno persone si sentano pronte a svolgere questo lavoro nelle aree più dure del mondo. Già adesso, c'è una lista sempre più ampia di zone quasi inaccessibili agli operatori nelle quali gli alti rischi che gli operatori sono costretti a prendere hanno un peso maggiore dei possibili benefici. Non ci illudiamo che l'attività umanitaria possa essere svolta al riparo da rischi, ma ciò deve avvenire entro i confini della ragionevolezza. In caso contrario, gli operatori umanitari rischiano di diventare sempre meno, e le persone che essi aiutano saranno sempre più abbandonate a loro stesse.” (L.M.) (Agenzia Fides 15/10/2003, righe 39 parole 485)


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