EUROPA/ITALIA - LA CANONIZZAZIONE DI ARNOLD JANSSEN E JOSEF FREINADEMETZ: COSA DICE AL NOSTRO MONDO MULTICULTURALE E MULTIRELIGIOSO ?

sabato, 4 ottobre 2003

Roma (Agenzia Fides) - Una “canonizzazione” non è intesa soltanto come riconoscimento della santità personale, e nemmeno è soltanto per presentare una persona come intercessore presso Dio. La Canonizzazione propone un certo numero di virtù che i Cristiani dovrebbero imitare, basate sulla testimonianza di vita di una determinata persona.
Arnold Janssen e Joseph Freinademetz ci ricordano l’identità fondamentale e la missione della Chiesa: noi siamo una comunità di discepoli di Gesù, uniti nel suo amore e da lui mandati a tutti i popoli. Ogni chiesa locale deve guardare oltre i suoi propri bisogni, per quanto urgenti essi siano, in modo da poter scoprire e dare una risposta ai bisogni ed alle aspirazioni più profonde dei popoli di tutte le culture e razze. La Chiesa deve essere una comunità che estende un benvenuto a braccia aperte a tutti i popoli, costruendo una unità che protegge ed apprezza la ricchezza della diversità.
Le vite di Arnold e Joseph danno espressione alla visione di Gesù: un Regno dove tutti i popoli e culture raggiungono la pienezza della vita nell’abbraccio amoroso di Dio. Come figli e figlie del Dio d’amore, noi ci riconosciamo come fratelli e sorelle in una nuova realtà che ci sfida a superare tutti gli ostacoli che incontriamo nel nostro cammino di ogni giorno verso il regno di amore di Dio: razzismo, xenofobia, paura di altre tendenze religiose, mancanza di sicurezza sociale ed una fede tiepida o inesistente.
Arnold Janssen, sia personalmente sia come cittadino tedesco, si sentì responsabile per i suoi fratelli e sorelle che vivevano nei luoghi più distanti del mondo. Benché non abbia mai lasciato l’Europa, egli dedicò ad essi la sua vita. Quando vide che era necessario, egli rinunciò alla sua cittadinanza tedesca per poter così superare frontiere che altrimenti erano a lui chiuse. E poiché il Regno trascende i limiti delle nazionalità, culture e razze, ben presto trasformò la sua fondazione “tedesca” in una comunità internazionale. In questo modo differenze legittime potevano non soltanto essere rispettate ma anche apprezzate come testimonianza della presenza dell’amore di Dio. Arnold insistette che i missionari fossero educati nelle scienze sociali in modo che potessero studiare sistematicamente le culture e le lingue di altre nazioni e così potessero essere in grado di apprezzare la ricchezza culturale della popolazione con la quale dovevano lavorare. Un apprezzabile risultato di questa sua preoccupazione fu pubblicazione, cominciata nel 1906, della rivista Anthropos.
Joseph Freinademetz una volta scrisse che “nemmeno per 3000 corone sono disposto a lasciare il mio paese e amici per stabilirmi permanentemente in un’altra parte del mondo”. Ma l’amore per Gesú e per tutto il popolo di Dio lo motivò a fare proprio questo. Lasciò paese, famiglia, amici, cultura e lingua, per andare in Cina, un mondo che era del tutto nuovo a lui,. Fu una grande sfida. Difficoltà con la lingua e il nuovo stile di vita causarono in lui uno “shock culturale” dove tutto sembrava oscuro e deprimente. Una esperienza simile colpisce quasi tutti quelli che devono emigrare e mettere radici in una nuova realtà. Me egli fu capace di rispondere a questa sfida. Anche se non dimenticò mai le montagne che circondavano la sua valle natia, egli scelse di diventare Cinese tra i Cinesi, fino a scrivere: “Amo la Cina ed i Cinesi; voglio morire in mezzo a loro e essere messo a riposo in mezzo a loro”… “Voglio continuare ad essere cinese anche in paradiso”. E così avvenne... C’è una certa ironia nel fatto che le vicissitudini della storia cancellarono ogni traccia della sua tomba. Ora è davvero totalmente impossibile separarlo dalla Cina.
Sia in Arnold che in Joseph si può trovare un profondo amore per la Parola di Dio. In ambedue c’era un desiderio intenso di essere strumenti della volontà di Dio. Ed in ambedue si può trovare una testimonianza viva che il Regno è aperto a tutti, qualunque sia la razza, la cultura o la lingua o il modo di vivere… La loro apertura fu capace anche di includere tutti, vedendo nelle legittime differenze una sorgente di arricchimento, anche nonostante le difficoltà che talvolta sorgono.
Le loro vite hanno qualcosa da dire a noi oggi. Viviamo in un mondo multi-culturale e multi-religioso che spinge gente dai più lontani luoghi della terra ad imparare a vivere insieme, fianco a fianco. Se Arnold e Joseph furono capaci di questo, perché non dovremmo esserne capaci noi? P. Niels Johansen, SVD. (S.L.) (Agenzia Fides 4/10/2003, Righe 52 – Parole 730)


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