AFRICA/KENYA - Il secondo Vertice Internazionale sui Grandi Laghi discute l’adozione di un patto di sicurezza, di stabilità e di sviluppo

venerdì, 15 dicembre 2006

Nairobi (Agenzia Fides)- “Abbiamo bisogno di consolidare la delicata equazione della pace e della sicurezza e di iniziare a dirigere le nostre energie verso la ricostruzione e lo sviluppo” ha affermato il Presidente del Kenya, Mwai Kibaki, introducendo i lavori della seconda Conferenza Internazionale sui Grandi Laghi che si è aperta ieri, 14 dicembre, a Nairobi e i cui lavori si chiudono oggi.
“La responsabilità della ricostruzione della nostra regione è nostra. Siamo testimoni di un cammino deciso verso la pace, la stabilità e la democrazia nella regione” ha sottolineato nel suo discorso di apertura il Presidente tanzaniano, Jakaya Kikwete. La regione dei Grandi Laghi è stata teatro di alcune delle più sanguinose guerre africane degli ultimi anni. Dal genocidio rwandese del 1994, alla guerra civile in Burundi (1993-2004) e nel nord Uganda fino alla cosiddetta “prima guerra mondiale africana” per la conquista e la spartizione di quel vero e proprio scrigno di ricchezze naturali che è la Repubblica Democratica del Congo, che per numero di vittime (almeno 3 milioni di morti) è ancora più sanguinosa della decennale guerra civile nel sud Sudan (1983-inizio del 2005) che ha provocato almeno 2 milioni di morti.
Negli ultimi anni, però, si è assistito all’avvio di una serie di processi che hanno portato ad accordi di pace in Burundi e nella Repubblica Democratica del Congo, mentre sono ancora in corso le trattative per porre fine alla guerra nel nord Uganda. Alla pace sono seguite elezioni democratiche (le ultime nella Repubblica Democratica del Congo, vedi Fides 28 novembre 2006). I partecipanti si sono felicitati per il successo delle ultime consultazioni elettorali che, a loro avviso, danno un impulso decisivo per l’affermazione della democrazia nella regione.
Obiettivo della Conferenza è il consolidamento di questo processo attraverso l’adozione di un patto di sicurezza, di stabilità e di sviluppo per la regione dei Grandi Laghi. Le diverse crisi regionali sono infatti collegate, e nel recente passato i diversi Paesi dell’area si sono accusati a vicenda di interferenza negli affari interni dei loro vicini, se non addirittura di veri e propri interventi militari diretti.
La creazione di un clima di reciproca fiducia e di collaborazione è quindi indispensabile per la continuazione del processo di pace e di democratizzazione di tutta l’area. Si guarda poi, su una prospettiva di medio termine, alla possibile collaborazione in campo economico tra i Paesi dell’area. Si pensi solo allo sfruttamento delle enormi risorse idroelettriche della Repubblica Democratica del Congo che potrebbero servire tutti i Paesi delle regione, facendo da volano allo sviluppo.
I partecipanti alla Conferenza hanno però sottolineato la necessità di mettere sotto controllo le cosiddette “forze negative”, ovvero i gruppi di guerriglia che sfuggono al controllo dei diversi attori statali e che si annidano nelle foreste dell’area (in particolare in Congo) e che rappresentano ancora una minaccia per la sicurezza e la stabilità della regione.
Partecipano alla Conferenza 11 Paesi della regione (Angola, Burundi, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Congo Brazzaville, Kenya, Rwanda, Sudan, Tanzania, Uganda e Zambia) ai quali si sono aggiunti altri 7 (Botswana, Egitto, Etiopia, Malawi, Mozambico, Namibia e Zimbabwe) che hanno interessi diretti e indiretti nell’area. (L.M.) (Agenzia Fides 15/12/2006 righe 44 parole 533)


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