ASIA/INDONESIA - “LA CHIESA SOSTIENE CHE IL GOVERNO DOVREBBE ATTUARE UNA POLITICA IMPRONTATA ALLA GIUSTIZIA SOCIALE. IL TERRORISMO NASCE INFATTI DALLA CONVINZIONE DIFFUSA CHE I MUSULMANI SIANO TRATTATI INGIUSTAMENTE”: PARLA MONS. PETER TURANG, VESCOVO DI KUPANG, DIOCESI A MAGGIORANZA CRISTIANA

giovedì, 18 settembre 2003

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – La diocesi di Kupang, a Timor Ovest, vive una situazione del tutto particolare in Indonesia: contrariamente al resto del paese, la maggioranza della popolazione a Kupang è cristiana, e una minoranza è musulmana. Lo ha spiegato in un colloquio con l’Agenzia Fides Mons. Peter Turang, Vescovo di Kupang, da poco nominato Consultore della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Su un milione di abitanti, in maggioranza cristiani protestanti, i cattolici sono 127.000. “La sfida per noi – dice il Vescovo – è infatti la comunione ecumenica con loro, piuttosto che il dialogo con i musulmani, che sono una piccola minoranza, molto tranquilla”.
Mons. Peter Turang descrive oggi una situazione tranquilla nella sua diocesi, dopo un tempo di tensione e confusione attraversato nel 1999 e negli anni seguenti, per il flusso di sfollati fuggiti dai disordini verificatici a Timor Est, dopo il referendum per l’indipendenza: “Oggi la situazione è calma e i rifugiati stano diminuendo. Da una cifra di 250mila, siamo giunti attualmente a circa 25mila, che vorrebbero tornare a Timor Est, ma sono ancora in attesa dei programmi di risistemazione del governo, e vivono nell’incertezza per il loro futuro. La Chiesa a Kupang li assiste in modo non ufficiale con programmi di solidarietà, distribuzione di cibo e assistenza sanitaria”.
Il Vescovo spiega: “Dal punto di vista pastorale, la mia preoccupazione principale è far vivere fede alla popolazione, specialmente ai giovani. Vi sono a Kupang molte università, frequentate da giovani di tutte le isole circostanti, quindi è molto importante la pastorale giovanile. Inoltre abbiamo dedicato molta attenzione a costruire una solida comunione fra i sacerdoti (46 diocesani e 22 religiosi). Se c’è amicizia e condivisione fra il clero, allora poi è più facile testimoniare la fede e i valori del Vangelo alla gente”. “La vita della comunità –continua – procede bene, la vita cristiana si svolge soprattutto in piccole Comunità di Base, diffuse in tutta la diocesi: nei gruppi ci si confronta con la Parola di Dio, si prega, si condividono gioie e difficoltà, opere di carità. Credo che i laici cattolici debbano acquisire maggiore consapevolezza, testimoniare, ed esser cristiani più coraggiosi. Il futuro della Chiesa passa attraverso l’impegno e la fede dei laici”.
Parlando del contesto indonesiano, e delle recenti tensioni in alcune zone del paese, mons. Turang afferma: “L’Indonesia è un paese dove si mostra la ricchezza del pluralismo a livello religioso, culturale, nello stile di vita. I problemi nascono soprattutto dall’ingiustizia sociale che fa sorgere odi e violenza. La Chiesa sostiene che il governo dovrebbe attuare una politica dell’equità, delle pari opportunità e improntata alla giustizia sociale. Il terrorismo nasce infatti dalla convinzione diffusa che i musulmani siano trattati ingiustamente dal governo centrale. Il ruolo della Chiesa è promuovere buone relazioni fra tutte le confessioni religiose”.
(PA) (Agenzia Fides 18/9/2003 lines 47 words 528)


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