Fides News - Italianhttps://fides.org/Le notizie dell'Agenzia FidesitI contenuti del sito sono pubblicati con Licenza Creative Commons.AFRICA/ETIOPIA - L’Arcivescovo Metropolita di Addis Abeba: “la pace è l’unica via d’uscita dai problemi per il popolo etiope”https://fides.org/it/news/74947-AFRICA_ETIOPIA_L_Arcivescovo_Metropolita_di_Addis_Abeba_la_pace_e_l_unica_via_d_uscita_dai_problemi_per_il_popolo_etiopehttps://fides.org/it/news/74947-AFRICA_ETIOPIA_L_Arcivescovo_Metropolita_di_Addis_Abeba_la_pace_e_l_unica_via_d_uscita_dai_problemi_per_il_popolo_etiopeAddis Abeba – "Ecco, il Re del mondo è risorto, accogliamolo, onoriamolo e lodiamolo come strumento di pace per il nostro Paese e il nostro popolo alla luce della sua Risurrezione". Sono le parole che il cardinale Berhaneyesus Demerew Souraphiel, arcivescovo metropolita di Addis Abeba, ha rivolto alla popolazione nel messaggio diffuso in occasione della Pasqua che in Etiopia si celebra domenica 5 maggio prossimo. Il paese segue infatti il calendario giuliano usato dai cristiani ortodossi.<br />Berhaneyesus, che è anche presidente della Conferenza episcopale cattolica dell’Etiopia, ha affermato che la pace è l’unica via d’uscita dai problemi per il popolo etiope da anni coinvolto in conflitti etnici .<br />Riprendendo le parole dell’Apostolo Matteo ‘Pace a voi’ il cardinale ha esortato tutti i fedeli a riconoscere la croce come fonte di pace. “La pace della croce comprende tutti i valori, la dignità della vita, l'amore, la generosità, la pace, la giustizia e la misericordia” dichiara. <br />A capo della Commissione etiope per la pace e la riconciliazione, dal 21 gennaio 2019 per oltre due anni, il cardinale Berhaneyesus ha invitato a pregare per la pace della nazione e ad invocare l'amore per la Risurrezione di Gesù. <br /><br /> <br />Thu, 02 May 2024 11:46:43 +0200AFRICA/KENYA - Partita la colletta della Chiesa cattolica per le vittime delle inondazionihttps://fides.org/it/news/74946-AFRICA_KENYA_Partita_la_colletta_della_Chiesa_cattolica_per_le_vittime_delle_inondazionihttps://fides.org/it/news/74946-AFRICA_KENYA_Partita_la_colletta_della_Chiesa_cattolica_per_le_vittime_delle_inondazioni<br />Nairobi – Sono 188 le vittime delle alluvioni che da marzo colpiscono diverse aree del Kenya, secondo il bilancio ufficiale presentato dal governo di Nairobi. Altre 125 persone sono rimaste ferite, 90 disperse, mentre gli sfollati sono oltre 165.000. Il bilancio si è aggravato il 29 aprile a seguito del collasso della diga di Old Kijabe nella località di Mai Mahiu, che ha portato alla morte di 45 persone. Le inondazioni finora hanno sommerso almeno 27.000 acri di terreno agricolo, uccidendo 4.800 capi di bestiame. La Croce Rossa del Kenya ha allestito 59 campi per ospitare gli sfollati. Il disastro ha colpito duramente anche il sistema scolastico, oltre 100 scuole sono state gravemente danneggiate o interamente distrutte.<br />Anthony Muheria, Arcivescovo di Nyeri e vice presidente della Conferenza Episcopale del Kenya, ha espresso la vicinanza della Chiesa in Kenya alla persone colpite dalle inondazioni che subiscono “il dolore della perdita” delle persone care e dei beni che permettono loro di vivere.<br />"Purtroppo, delle vite sono andate perse e molte persone sono state colpite. Le loro case, le proprietà e i raccolti sono stati spazzati via; anche le mucche e le capre sono state spazzate via” ha affermato Mons. Muheria in un messaggio in Swahili rilasciato il 28 aprile. Mons. Muheria ha lanciato un appello alla solidarietà per venire in soccorso alle vittime di questa immane tragedia: “Per questo lanciamo un appello affinché ognuno dia tutto ciò che può per aiutare. Materassi, coperte, pentole, cibo, vestiti, tutto ciò che può aiutare i bambini o le famiglie colpite dalle inondazioni". “Un po' di soldi, un po' di farina, perfino dei vestiti. … Il buon Samaritano, che incontra l’afflitto sul ciglio della strada, siamo noi” afferma l’Arcivescovo di Nyeri. <br />L’appello lanciato da Mons. Muheria, è stato raccolto dalla Chiesa cattolica keniane. “Una colletta per le persone colpite dalla inondazioni verrà effettuata domenica prossima in tutte le chiese del Paese” afferma all’Agenzia Fides Mons. Charles Ndung’u, vicario generale dell’Arcidiocesi di Nyeri. Un aiuto tanto più necessario visto che “le piogge continuano e le popolazioni colpite della inondazioni vivono nella paura e nell’angoscia” aggiunge il vicario generale.<br />Papa Francesco all’udienza generale di ieri, 1° maggio, ha ricordato le sofferenze delle popolazioni keniane colpite delle inondazioni: “Desidero inoltre trasmettere al popolo del Kenya la mia vicinanza spirituale in questo momento in cui una grave alluvione ha tragicamente tolto la vita a molti nostri fratelli e sorelle, ferendone altri e causando una diffusa distruzione. Vi invito a pregare per tutti coloro che stanno subendo gli effetti di questo disastro naturale. Anche in mezzo alle avversità, ricordiamo la gioia di Cristo risorto. Invoco su di voi e sulle vostre famiglie l’amore misericordioso di Dio nostro Padre. Il Signore vi benedica!”. <br /><br />Thu, 02 May 2024 11:37:19 +0200ASIA/COREA DEL SUD - Le Statistiche della Chiesa cattolica in Corea: i fedeli all'11,3% della popolazionehttps://fides.org/it/news/74944-ASIA_COREA_DEL_SUD_Le_Statistiche_della_Chiesa_cattolica_in_Corea_i_fedeli_all_11_3_della_popolazionehttps://fides.org/it/news/74944-ASIA_COREA_DEL_SUD_Le_Statistiche_della_Chiesa_cattolica_in_Corea_i_fedeli_all_11_3_della_popolazioneSeoul - Il numero di cattolici battezzati nella Chiesa cattolica in Corea, secondo dati al 31 dicembre 2023, è di 5.970.675, ovvero 0,3% in più rispetto rispetto al 2022. Va notato che il tasso di crescita dei credenti ha registrato un rallentamento nel tempo della pandemia e ora la Chiesa registra una ripresa. Il rapporto tra cattolici e popolazione totale resta all’11,3%, per il terzo anno consecutivo. Sono dati diffusi dal rapporto titolato "Statistiche della Chiesa cattolica coreana 2023", pubblicato dalla Conferenza episcopale della Corea del Sud. Le Statistiche - pubblicate ogni anno dopo un'indagine tra le 16 diocesi, gli ordini religiosi e le organizzazioni ecclesiali in tutto il paese - danno il termometro e le tendenze della vita di fede nella penisola. <br />Secondo un'analisi globale, si osserva una ripresa della pratica di fede nella comunità cattolica in Corea, anche se la situazione ancora risente delle conseguenze a lungo termine lasciate dalla pandemia. Nel 2023 il numero dei nuovi battezzati nelle chiese coreane è stato di 51.307 unità, con un incremento del 24% rispetto all’anno precedente. I battesimi si dividono in tre tipologie: neonati , gli adulti e moribondi . <br />Il tasso di partecipazione alla messa domenicale è in lenta ripresa, rileva il rapporto. La presenza dei fedeli alla messa domenicale - un indicatore ritenuto significativo - è stata, secondo una media annua, del 13,5%, con un aumento dell' 1,7% rispetto al 2022. Nel 2019, prima dell’inizio della pandemia, si attestava al 18,3% e dunque, nonostante la ripresa, non ancora si è tornati ai livelli pre-pandemia. <br />Tra i punti preoccupanti, si nota il calo nel numero di sacerdoti, seminaristi e religiosi: sono in totale di 5.721 gli esponenti del clero in Corea, inclusi 2 Cardinali, 40 Vescovi e 5.679 sacerdoti. Il numero dei nuovi sacerdoti, che hanno ricevuto il sacramento dell'Ordine nel 2023, è stato di 75, ovvero 21 unità in meno rispetto al 2022, e non ci sono stati nuovi sacerdoti nelle diocesi di Andong e Jeonju. Vi sono, poi, 175 ordini religiosi nella Chiesa coreana, con 11.473 persone, tra consacrati e consacrate. Il numero dei consacrati maschi è diminuito di 34 unità rispetto allo scorso anno, mentre quello delle suore è diminuito di 69 unità.<br />Gli indicatori confermano che il basso tasso di natalità e il fenomeno dell’invecchiamento - problemi presenti e ampiamente discussi nella società coreana - incidono anche sulla Chiesa. I credenti di età inferiore ai 19 anni sono il 6,7% mentre i fedeli di età superiore ai 65 anni sono 26,1% del totale. <br />Si nota poi il fenomeno del sovraffollamento nell'area metropolitana, che tocca anche la composizione delle comunità cattoliche: il numero dei credenti nelle diocesi dell'area metropolitana è pari al 55,9% del totale dei fedeli coreani.<br />Commentando i dati, l'Istituto cattolico coreano di ricerca pastorale ha affermato: "Nel complesso, è chiaro che le attività sacramentali della chiesa sono in una fase di ripresa, ma per i credenti, dopo lo shock causato dalla pandemia, tornare in chiesa è ancora difficile. Questo problema si risolverà col tempo, ma necessita di sforzi attivi da parte delle comunità locali".<br /> Thu, 02 May 2024 09:58:27 +0200AMERICA/PANAMA - I Vescovi di Panama invitano al voto responsabile. Dalle comunità cattoliche 4mila "osservatori elettorali"https://fides.org/it/news/74943-AMERICA_PANAMA_I_Vescovi_di_Panama_invitano_al_voto_responsabile_Dalle_comunita_cattoliche_4mila_osservatori_elettoralihttps://fides.org/it/news/74943-AMERICA_PANAMA_I_Vescovi_di_Panama_invitano_al_voto_responsabile_Dalle_comunita_cattoliche_4mila_osservatori_elettoraliCittà di Panama - In un contesto politico e sociale caratterizzato da sfide e opportunità, la Conferenza Episcopale di Panama ha lanciato un appello urgente ai cittadini affinché esercitino un voto consapevole e responsabile nelle prossime elezioni generali che si terranno il 5 maggio.<br />In un comunicato diffuso il 28 aprile, i vescovi sottolineano l'importanza di eleggere leader che si impegnino per la coerenza, la trasparenza, l'onestà e l'efficienza nell'esercizio delle loro funzioni, contribuendo così a rafforzare la tenuta democratica delle istituzioni del Paese<br />"Il voto responsabile è fondamentale per la ricostruzione sociale, la pace e la moralità a Panama", affermano i vescovi, sottolineando il loro impegno ad accompagnare i cittadini in questo processo. Inoltre, annunciano che quasi 4.000 osservatori elettorali della Chiesa cattolica saranno dispiegati per monitorare il processo elettorale del 5 maggio, con l'obiettivo di garantire la trasparenza e l'integrità del voto.<br />Nel loro appello alla partecipazione dei cittadini, i vescovi sottolineano l'importanza che questi esercitino il loro diritto di voto in modo pacifico e consapevole. "Non possiamo permettere che pochi definiscano il destino di molti", affermano, esortando a evitare la polarizzazione e a lavorare per l'unità e la fratellanza tra i panamensi. Inoltre, rivolgono un appello speciale ai cattolici affinché assumano "il loro sacro dovere di votare", ricordando che non si tratta solo di essere buoni cristiani, ma anche buoni cittadini.<br />Infine, la Chiesa cattolica ha indetto una Giornata di preghiera e digiuno per le elezioni a Panama, che si terrà il 2 maggio in tutte le parrocchie del Paese. "Invochiamo lo Spirito Santo perché ci renda capaci di iniziare il cammino dell'onestà e dell'etica, eleggendo i migliori per governarci e per guidarci a costruire il Panama che tutti meritiamo e sogniamo".<br /><br />Da parte sua, l'arcivescovo di Panama, José Domingo Ulloa Mendieta, aveva già lanciato un fervido appello domenica 31 marzo durante la solenne Eucaristia della Resurrezione nella Basilica Cattedrale di Santa María la Antigua. Nel suo messaggio, aveva esortato tutti i cittadini a "svolgere un ruolo attivo" nelle prossime elezioni generali del 5 maggio 2024, sottolineando l'importanza di rafforzare la democrazia e le istituzioni del Paese.<br />Per quanto riguarda i candidati, l'arcivescovo li aveva esortati a "essere pronti ad accettare la volontà del popolo" e a lavorare insieme per il bene di Panama, mettendo da parte le differenze politiche per un obiettivo comune.<br /> <br />Tue, 30 Apr 2024 13:31:53 +0200AFRICA/SUDAFRICA - Assassinato padre Paul Tatu, religioso stimmatino del Lesothohttps://fides.org/it/news/74942-AFRICA_SUDAFRICA_Assassinato_padre_Paul_Tatu_religioso_stimmatino_del_Lesothohttps://fides.org/it/news/74942-AFRICA_SUDAFRICA_Assassinato_padre_Paul_Tatu_religioso_stimmatino_del_LesothoPretoria - Padre Paul Tatu, religioso stimmatino , della Provincia Most Holy Redeemer, è stato assassinato a Pretoria lo scorso 27 aprile.<br />“Siamo stati informati in modo impreciso. Non sappiamo ancora bene la dinamica dei fatti. Padre Paul si è trovato ad assistere casualmente ad un femminicidio" racconta all’Agenzia Fides padre Gianni Piccolboni, 76 anni, missionario stimmatino, in Sudafrica per oltre 30 anni, tra i tanti ruoli ricoperti all’interno della Congregazione anche quello di Superiore Provinciale. "L'assassino" aggiunge padre Gianni "avrebbe obbligato il nostro confratello a salire in macchina, dove gli avrebbero sparato un colpo alla nuca per eliminare la sua testimonianza”.<br />Padre Paul, 45 anni, era originario del Lesotho, aveva svolto un servizio presso l'ufficio comunicazioni della Conferenza episcopale e stava ultimando anche corsi di giornalismo presso l'Università. “Preghiamo per lui e per i missionari stimmatini provati da un così grande dolore” conclude padre Piccolboni.<br /><br />La Conferenza dei Vescovi cattolici dell'Africa meridionale ha espresso il proprio cordoglio per la "tragica notizia della scomparsa" di padre Paul Tatu. Nella dichiarazione, firmata dal Vescovo Sithembele Sipuka, Presidente della Conferenza episcopale, si ricorda che il religioso stimmatino ucciso aveva "lavorato per diversi anni come responsabile dei media e delle comunicazioni della SACBC con dedizione"- I vescovi cattolici della SACBC sottolineano che l'assassinio di padre Tatu "non è un incidente isolato, ma piuttosto un esempio angosciante del deterioramento della sicurezza e della moralità in Sudafrica".<br /><br />La presenza stimmatina in Sud Africa risale al 9 novembre 1960 quando arrivarono i primi Stimmatini: padre Lino Inama, padre Dario Weger, padre Primo Carnovali e fra Giuseppe Modena. Dopo una esperienza di Vice-Provincia durata una ventina d’anni, fu eretta Provincia il 25 settembre 2014. Il suo nome “Most Holy Redeemer” viene dal titolo della chiesa di Mmakau dove nel 1960 i confratelli avevano iniziato il loro lavoro apostolico. Ora la Provincia ha comunità in varie nazioni dell’Africa australe: Sud Africa, Lesotho, Botswana, Malawi e Tanzania. Tue, 30 Apr 2024 12:45:34 +0200ASIA/EMIRATI ARABI - L'educazione interreligiosa, atto di speranza e "investimento sul futuro"https://fides.org/it/news/74941-ASIA_EMIRATI_ARABI_L_educazione_interreligiosa_atto_di_speranza_e_investimento_sul_futurohttps://fides.org/it/news/74941-ASIA_EMIRATI_ARABI_L_educazione_interreligiosa_atto_di_speranza_e_investimento_sul_futurodi Paolo Martinelli ofmCap*<br /><br />Pubblichiamo l'intervento del Vescovo Paolo Martinelli all'incontro "Convening of Champions. Ethics Education to Contribute to Global Citizenship and Build Inclusive and Peaceful Societies. L'incontro,,promosso da Unesco, Consiglio degli Anziani Musulmani, Comitato per la Fratellanza umana e altri organismi, si è tenuto ad Abu Dhabi dal 23 al 25 aprile. <br /><br /><br /> Abu Dhabi - Recentemente, il Segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin, ha affermato che l'atto educativo è sempre un atto di speranza. Investire nell'educazione delle nuove generazioni significa investire nel futuro. Ogni genitore, infatti, desidera trasmettere ai propri figli non solo il cibo e l'alloggio, ma soprattutto il senso ultimo della vita, i valori etici e spirituali che possono guidare il loro futuro e renderli veri cittadini capaci di affrontare il futuro con coraggio e serenità.<br />In questa prospettiva, la dimensione religiosa è parte assolutamente costitutiva dell'esperienza educativa. La religione, infatti, penetra nel cuore dell'esperienza antropologica, poiché riguarda il rapporto di ogni persona con Dio, al fine di collaborare con tutti gli uomini di buona volontà per una società più umana e fraterna.<br />Parlare di educazione interreligiosa introduce un nuovo concetto che sta crescendo nella coscienza dei popoli e delle religioni. A questo proposito, è fondamentale fare riferimento al documento sulla fraternità umana firmato qui ad Abu Dhabi da Sua Santità Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Sua Eminenza Dr. Ahmad Al-Tayyeb. Questo documento segna senza dubbio un nuovo capitolo nella storia delle relazioni interreligiose e rappresenta un prezioso strumento per l'educazione interreligiosa. <br />Nel più profondo rispetto della diversità, le religioni sono chiamate a un percorso condiviso in cui i credenti di fedi diverse imparano a conoscersi e a rispettarsi, promuovendo insieme valori etici e spirituali per il bene dell'umanità.<br />L'educazione interreligiosa implica, innanzitutto, il riconoscimento che ogni essere umano è un essere religioso, creato per essere in relazione con Dio e con gli altri nella ricerca del bene comune. Un'autentica esperienza educativa deve formare al sentimento religioso, cioè al riferimento costitutivo al Dio trascendente, onnipotente, misericordioso e creativo che vuole che tutti i fedeli si trattino come fratelli e sorelle.<br />Le scuole pubbliche che il Vicariato Apostolico gestisce negli Emirati Arabi Uniti vogliono diventare un umile contributo a questa educazione interreligiosa che forma le nuove generazioni alla collaborazione e alla solidarietà tra tutti.<br />Le religioni hanno il compito comune di ricordare all'umanità la necessità di curare la dimensione religiosa ed etica della vita. Senza Dio, l'essere umano diventa disumano. Come si legge nel documento di Abu Dhabi: "La forte convinzione che i veri insegnamenti delle religioni invitano a restare ancorati ai valori della pace; a sostenere i valori della reciproca conoscenza, della fratellanza umana e della convivenza comune; a ristabilire la saggezza, la giustizia e la carità e a risvegliare il senso della religiosità tra i giovani, per difendere le nuove generazioni dal dominio del pensiero materialistico, dal pericolo delle politiche dell’avidità del guadagno smodato e dell’indifferenza, basate sulla legge della forza e non sulla forza della legge".<br />In conclusione, se ogni autentica esperienza educativa è un atto di speranza e un cammino verso il futuro, l'educazione interreligiosa comunica una speranza ancora più grande per tutta l'umanità: la possibilità di creare una società più fraterna e umana, dove ci sia tolleranza, convivenza, solidarietà e amicizia sociale. Le nuove generazioni chiedono agli adulti di essere testimoni che un mondo di pace è possibile. Rinnoviamo il nostro impegno a sostenere la speranza delle nuove generazioni. Che Dio Onnipotente benedica i nostri sforzi per un'educazione più interreligiosa per un mondo più fraterno. <br /><br />* Vicario apostolico dell'Arabia meridionaleMon, 29 Apr 2024 13:18:33 +0200ASIA/FILIPPINE - Compie 40 anni il movimento islamo-cristiano "Silsilah": un cammino a servizio della pace e della fraternitàhttps://fides.org/it/news/74940-ASIA_FILIPPINE_Compie_40_anni_il_movimento_islamo_cristiano_Silsilah_un_cammino_a_servizio_della_pace_e_della_fraternitahttps://fides.org/it/news/74940-ASIA_FILIPPINE_Compie_40_anni_il_movimento_islamo_cristiano_Silsilah_un_cammino_a_servizio_della_pace_e_della_fraternita Zamboanga - Sono trascorsi 40 anni dall'inizio di un cammino che è stato a tratti accidentato e doloroso, ma anche punteggiato da gioie: il movimento per il dialogo islamo-cristiano "Silsilah" , nato nel 1984 nel Sud delle Filippine, compie 40 anni e può dire oggi di aver contribuito a diffondere lo spirito della riconciliazione nelle Filippine e in tutto il mondo.<br />"Nel corso di 40 anni, Silsilah ha incontrato migliaia di amici musulmani e cristiani soprattutto a Mindanao, ma anche in altre parti delle Filippine e in altre parti del mondo. E' un'esperienza che ha generato frutti e gradualmente è stata apprezzata per il suo valore universale", rimarca all'Agenzia Fides il missionario italiano padre Sebastiano D'Ambra, del Pontificio Istituto Missioni estere , co-fondatore di una realtà che, fin dall'inizio, ha voluto promuovere una condivisione di vita tra cristiani e musulmani. <br /><br />La condivisione si è realizzata nel "Villaggio dell'Armonia", luogo alle porte di Zamboanga City dove cristiani e musulmani vivono insieme, condividono momenti di preghiera, spiritualità e di formazione, condividono soprattutto una visione di vita, tesa al dialogo e alla pace. <br />"In 40 anni ricordiamo eventi gioiosi e dolorosi, soprattutto non possiamo dimenticare il martirio di padre Salvatore Carzedda, PIME ucciso a Zamboanga City, il 20 maggio 1992. Fu quella l’ora in cui Silsilah con grande determinazione disse: Padayon! , nonostante le minacce di alcuni gruppi radicali", ricorda padre D'Ambra, citando una delle pagine più dolorose, l'uccisione di un suo confratello. <br />Per festeggiare il 40° anniversario di un movimento accolto e indicato dalla Chiesa nelle Filippine come un "faro" per i rapporti islamo-cristiani , il 18 maggio 2024 si terrà all'Harmony Village a Zamboanga city un raduno commemorativo che raccoglierà membri del movimento, di studenti, ex allievi, amici e quanti ne condividono lo spirito, con la presenza di autorevoli esponenti cristiani e musulmani e di autorità civili. In quell'occasione si rifletterà sul passato e sul presente di Silsilah, sulla missione di dialogo e pace, mentre "non mancheremo di parlare del futuro: chiederemo ai partecipanti di sognare insieme con noi e rinnoveremo l'impegno per un mondo fatto di buone relazioni all'insegna della pace, della riconciliazione e della fraternità", spiega il missionario.<br /><br />La spiritualità proposta da "Silsilah" - che negli anni ha attratto credenti cristiani e musulmani e migliaia di persone che hanno frequentato i seminari di formazione proposti - è la "spiritualità della vita in dialogo" che, si insegna, conduce all'amore. Questa spiritualità predica e accompagna la persona in un percorso di dialogo profondo vissuto in quattro dimensioni: dialogo con Dio; dialogo con se stessi; dialogo con il prossimo; dialogo con la creazione. Da qui sgorgano le "opere di misericordia" che negli anni sono fiorite all'interno del movimento, unendo cristiani e musulmani.<br /> <br />Mon, 29 Apr 2024 11:36:53 +0200ASIA/CINA - Verso mese mariano: aperte le prenotazioni online per i pellegrinaggi a Nostra Signora di Sheshanhttps://fides.org/it/news/74939-ASIA_CINA_Verso_mese_mariano_aperte_le_prenotazioni_online_per_i_pellegrinaggi_a_Nostra_Signora_di_Sheshanhttps://fides.org/it/news/74939-ASIA_CINA_Verso_mese_mariano_aperte_le_prenotazioni_online_per_i_pellegrinaggi_a_Nostra_Signora_di_SheshanShanghai – In vista dell’inizio di maggio, mese in cui il popolo di Dio vive e esprime con particolare intensità la sua venerazione alla Vergine Maria, sono aperti i canali di prenotazione online per organizzare pellegrinaggi al Santuario mariano di Nostra Signora di Sheshan, nella diocesi di Shanghai. <br />A Sheshan, nel pomeriggio di martedì 30 aprile viene celebrata una messa solenne per l’apertura del mese mariano e dei pellegrinaggi. Il 24 maggio, festa di Maria Ausilio dei cristiani e Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina, il Santuario ospiterà il pellegrinaggio della diocesi di Shanghai e il Vescovo Giuseppe Shen Bin presiederà la messa solenne nella Basilica. <br />Le prenotazioni sia individuali che comunitarie possono essere effettuate online su sito web della diocesi di Shanghai . Ogni gruppo di pellegrini sarà fornito di un un pass e entrerà con riconoscimento della Carta d’Identità. Le “Note sul pellegrinaggio a Sheshan”, la “Procedura di prenotazione” e il “Programma delle mese” sono stati pubblicati sul Sito web della diocesi. <br />Durante una riunione di coordinamento, rappresentanti della diocesi di Shanghai e delle autorità civili hanno messo a punto un programma dettagliato per accogliere i pellegrini provenienti da ogni parte della Cina continentale. L'Ufficio del pellegrinaggio di Sheshan raccomanda a tutti i pellegrini di prendersi cura dell'ambiente che circonda il Santuario e di riportare via con sé i rifiuti prodotti durante il pellegrinaggio.<br />Il Vescovo Giuseppe Shen Bin ha ringraziato le autorità civili e tutte le persone coinvolte nella gestione organizzativa dei pellegrinaggi mariani . Il Vescovo ha invitato tutti a contribuire a uno svolgimento ordinato dei pellegrinaggi e a un clima di raccoglimento consono alla celebrazione delle liturgie eucaristiche e all’amministrazione del sacramento della confessione, garantendo le condizioni per favorire “un'esperienza di pellegrinaggio bella e preziosa per tutti i pellegrini cattolici”. <br />Sat, 27 Apr 2024 11:43:53 +0200AFRICA/CONGO RD - Wazalendo, “i patrioti” taglieggiatori della popolazione che affermano di difenderehttps://fides.org/it/news/74935-AFRICA_CONGO_RD_Wazalendo_i_patrioti_taglieggiatori_della_popolazione_che_affermano_di_difenderehttps://fides.org/it/news/74935-AFRICA_CONGO_RD_Wazalendo_i_patrioti_taglieggiatori_della_popolazione_che_affermano_di_difendereKinshasa – Nel variegato insieme degli oltre 100 gruppi armati che operano nell’est della Repubblica Democratica del Congo , i Wazalendo hanno assunto una importanza particolare, per via della loro commistione tra movimento armato e gruppo settario/religioso.<br />Il termine Wazalendo significa “patrioti” in Swahili, ma è richiamato anche nella denominazione della setta messianica Agano La Uwezo Wa Neno/Wazalendo il cui leader Éphraïm Bisimwa, è stato condannato a morte lo scorso ottobre per i gravi incidenti a Goma del 30 agosto 2023 scoppiati durante le proteste contro la presenza dei Caschi Blu della MONUSCO che provocò la morte di oltre 50 persone<br />Il termine si presta quindi ad alcune ambiguità ma alla fine è un nome generico per indicare a uno qualsiasi dei numerosi gruppi di vigilantes armati sorti da quando il Presidente Félix Tshisekedi, nel novembre 2022, ha invitato tutti i civili nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo a prendere le armi e combattere contro quelle che ha definito "ambizioni espansionistiche" dell’M23.<br />Da allora, secondo Kinshasa, 40.000 nuove reclute si sono unite ai ranghi delle forze armate della Repubblica Democratica del Congo .<br />Ancora prima del richiamo da parte del Presidente Tshisekedi, l'alleanza tra militari e gruppi armati, che spesso si combattono da anni e i cui leader sono accusati di crimini di guerra, era stata stabilita in segreto a nel maggio 2022, durante un incontro a Pinga, un villaggio isolato situato tra il territorio di Walikalé e quello di Masisi. Ora è divenuta ufficiale e ha una base legale. La promessa di integrazione degli appartenenti a questi gruppi armati non si è concretizzata, ma ha permesso al Presidente Tshisekedi di ricevere l’appoggio di questi nelle elezioni presidenziali che hanno portato alla sua rielezione.<br />Miliziani, guidati da comandanti che non hanno avuto una formazione militare formale si rendono spesso protagonisti di violenze contro quelle stesse popolazioni che dicono di volere difendere. Inoltre si sono registrati scontri sanguinosi tra diverse fazioni dei Wazalendo.<br />Il Cardinale Fridolin Ambongo Besungu, Arcivescovo metropolita di Kinshasa, in un’intervista all’Agenzia Fides ha messo in rilievo che “I gruppi armati alla fine diventano un pericolo per la popolazione, taglieggiando i cittadini, commettendo furti ed omicidi e mettendosi nel business dei commerci illegali dei minerali estratti dalle miniere artigianali dell’area”.. <br />Sat, 27 Apr 2024 13:41:21 +0200AFRICA/BURKINA FASO - Ucciso un catechista nell’est del Paesehttps://fides.org/it/news/74938-AFRICA_BURKINA_FASO_Ucciso_un_catechista_nell_est_del_Paesehttps://fides.org/it/news/74938-AFRICA_BURKINA_FASO_Ucciso_un_catechista_nell_est_del_PaeseOuagadougou – Si chiamava Edouard Zoetyenga Yougbare, il catechista rapito e ucciso nei dintorni di Saatenga, nella diocesi di Fada N'Gourma, nell’est del Burkina Faso.<br />Secondo quanto riferisce un sacerdote della diocesi ad Aci Africa, il 18 aprile il catechista si era recato alla ricerca del suo asino, quando la zona dove si trovava, a circa tre chilometri da Kamona, un quartiere periferico del centro di Saatenga, è stata attaccata da un gruppo armato, forse pastori Peuls. Diverse persone che si trovavano nell’area sono state catturate dalla banda armata, tra questi un altro catechista, “Jean Marie Yougbare, che è stato brevemente trattenuto ma poi rilasciato dopo che gli aggressori lo hanno riconosciuto come benefattore, ricordando che li aveva accolti in casa sua durante un temporale”.<br />I familiari di Edouard Zoetyenga Yougbare non vedendolo tornare e saputo dell’assalto sono andati a cercalo ma hanno trovato solo la sua bicicletta. Le ricerche del catechista sono riprese l’indomani, portando al ritrovamento del suo corpo, nelle prime ore del 19 aprile, a Pouargogê, a circa sette chilometri da Saatenga. L’uomo è stato trovato con la gola squarciata, le mani legate dietro la schiena e con segni di tortura. <br />Secondo il sacerdote come movente dell’omicidio potrebbe esserci stati dei contrasti tra il catechista e un gruppo di Peuls sulla proprietà di un terreno. <br />Nato nel 1964 a Kouriogê, il catechista Edouard era sposato con Eulalie Delma. Padre di otto figli, di cui sei maschi e due femmine, ma ha subito la perdita di tre dei suoi figli, due maschi e una femmina.<br />Il suo impegno per la Chiesa “è stato caratterizzato da una notevole dedizione” secondo quanto afferma la diocesi. <br />Fri, 26 Apr 2024 11:21:58 +0200ASIA/TERRA SANTA - Lara e tutti gli altri. Le giovani vite sacrificate nello scempio della Striscia di Gazahttps://fides.org/it/news/74937-ASIA_TERRA_SANTA_Lara_e_tutti_gli_altri_Le_giovani_vite_sacrificate_nello_scempio_della_Striscia_di_Gazahttps://fides.org/it/news/74937-ASIA_TERRA_SANTA_Lara_e_tutti_gli_altri_Le_giovani_vite_sacrificate_nello_scempio_della_Striscia_di_Gazadi padre Ibrahim Faltas ofm*<br />Gerusalemme - È doveroso ricordare con dolore e rispetto ogni vita umana persa a causa della violenza delle guerre. Sono perdite che si sarebbero potute evitare. Ma l'umanità cerca la possibilità di fare la guerra e non cerca la pace possibile.<br />Fra le tante vittime innocenti colpisce la morte evitabile di Lara al-Sayegh, una ragazza di 18 anni rifugiata insieme ad altri 650 cristiani nelle parrocchie di Gaza dal 7 ottobre. Dopo la perdita del padre, deceduto il 21 dicembre scorso per la mancanza di cure vitali, da sette mesi Lara continuava a condividere con la madre e gli altri il rifugio nella Chiesa e negli spazi della parrocchia. Insieme alla madre si era messa in cammino per raggiungere l'Egitto ed è morta a causa del caldo, di un colpo di sole. Così è stato detto. La madre è in coma per lo stesso motivo e per il dolore immenso. <br />Lara, come tanti innocenti, aveva già sofferto dolore e privazioni, ha cercato una vita dignitosa, ha subito l'inganno di chi senza scrupoli le assicurava la speranza della libertà ed è stata sepolta nel luogo dove ha incontrato la morte. Sono in costante contatto con il vice parroco della chiesa cattolica di Gaza, padre Youssef, e percepisco ogni giorno la sua sofferenza di pastore di una comunità così devastata dal dolore. <br />A Gaza da sette mesi si soffre la guerra che causa morte, distruzione, paura. Si muore per le bombe, sotto gli edifici crollati, per la fame, per la sete, per il freddo, per il caldo. <br />A Gaza manca tutto e soprattutto manca la possibilità di ricevere aiuto di ogni genere. Sento la disponibilità di chi vorrebbe dare sollievo ed è impedito. Tanti uomini e tante donne di buona volontà vorrebbero aiutare in ambito sanitario ma non vengono concessi permessi a bambini bisognosi di cure immediate e necessarie. <br />Mi è stata segnalata la possibilità di accogliere a Modena tre bambini affetti da una malattia rara, l'epidermolisi bollosa, la cosiddetta “sindrome dei bambini farfalla”. La malattia rende la loro pelle tanto fragile da infettarsi e riempirsi di piaghe al minimo sfregamento, e può essere alleviata solo con la continua applicazione di bende cremose. Le loro sofferenze stanno aumentando con l'arrivo del caldo e con la mancanza di cure specifiche. Questi bambini sono già a Rafah ma non è facile farli uscire da Gaza per raggiungere l'Italia. Sto incontrando molte difficoltà ma prego e confido nell'aiuto di Dio e di tanti uomini e donne artefici di pace.<br />L'umanità ha affrontato nei tempi passati e recenti pandemie, malattie, catastrofi ambientali, creando e scambiando solidarietà. <br />Le guerre, volute da pochi, invece distruggono e spargono violenza e odio con la complicità di una umanità muta, sorda e cieca ai bisogni essenziali e vitali del prossimo. <br />Papa Francesco chiede la pace giusta per l'umanità ferita. La chiede per tutti, senza distinzione. <br />Chiede di rifiutare la guerra per sempre, chiede di abolire ogni violenza di sopraffazione. Chiede negoziati veri, costruttivi, solidi e risolutori per una pace definitiva. Chiede la dignità per due popoli che hanno sofferto e soffrono. Chiede di dare valore e rispetto alla vita umana, difendendola e assicurando giustizia sociale, garantendo i diritti più essenziali, soprattutto ai deboli e agli indifesi.<br />La morte di Lara e quella di altre giovani vite addolora ed è difficile da comprendere. Non ci sono motivi o giustificazioni per tutte le morti violente ed evitabili. Chiediamo perdono a Dio Onnipotente, nella speranza che l'umanità dimentichi il male della guerra. <br />* Vicario della Custodia di Terra SantaFri, 26 Apr 2024 10:54:53 +0200ASIA/FILIPPINE - Al via il processo di beatificazione per la ragazza filippina Niña Ruiz Abad: "Dio prima di tutto"https://fides.org/it/news/74936-ASIA_FILIPPINE_Al_via_il_processo_di_beatificazione_per_la_ragazza_filippina_Nina_Ruiz_Abad_Dio_prima_di_tuttohttps://fides.org/it/news/74936-ASIA_FILIPPINE_Al_via_il_processo_di_beatificazione_per_la_ragazza_filippina_Nina_Ruiz_Abad_Dio_prima_di_tuttoLaoag - E' una figura che la Chiesa filippina presenta al mondo e che sarà particolarmente valorizzata in occasione della Giornata Mondiale dei Bambini, indetta dal Papa per il 25 e 26 maggio: la diocesi di Laoag, nella provincia di Ilocos Norte, del nord dell'arcipelago delle Filippine, ha ufficialmente aperto la fase diocesana del processo canonico per la beatificazione di Niña Ruiz Abad, ragazza di 13 anni che si ritiene abbia trascorso il suo tempo in questo mondo all'insegna della preghiera, della devozione, santità di vita. <br />Nella solenne celebrazione tenutasi nella cattedrale di San Guglielmo a Laoag - città dove la ragazza è sepolta - il Vescovo Renato Mayugba ha annunciato a una folla entusiasta di fedeli: “Stiamo iniziando la nostra indagine sulla vita di Niña per verificare se davvero possiamo dire che Dio si è degnato di benedirla con la santità”. In questa fase, con l'istituzione di un apposito tribunale diocesano, si raccoglieranno gli scritti e le testimonianze dei fedeli che hanno conosciuto la “Serva di Dio” Niña. "Noi faremo la nostra parte, ma tutto è nelle mani di Dio”, ha sottolineato Marlo Mendoza Peralta, Arcivescovo di Nueva Segovia, nell'omelia della messa di apertura della causa. "Ma - ha detto - una cosa è certa: Niña viene ora donata a noi e ai fedeli di tutto il mondo, specialmente ai bambini e ai ragazzi, come modello di vita cristiana. Nella sua vita ha scelto la strada di santità, ha voluto essere vicina al cuore di Dio, ha accolto ed è stata fedele alla volontà di Dio nel suo cammino”. "Noi in questo tempo continuiamo a chiedere la sua intercessione e continuiamo a lavorare per il processo si causa pregando e sperando che un giorno, se Dio lo vorrà, ci verrà presentata dalla madre Chiesa come Santa Niña Ruiz-Abad”, ha aggiunto mons. Peralta.<br />Niña Ruiz Abad, nata a Quezon City il 31 ottobre 1979, ma vissuta a Sarrat, nella provincia di Ilocos Norte, all'età di 10 anni venne colpita da una cardiomiopatia ipertrofica, malattia incurabile che limita il flusso sanguigno al cuore. Trascorse gli anni della malattia con la pace e la gioia nel cuore, sempre in compagnia di Cristo Gesù: portava sempre il Rosario al collo, venerava la Santissima Trinità e aveva un profondo amore per l'Eucarestia, di cui si cibava ogni giorno, visitava la Cappella di Nostra Signora del Monte Carmelo a Laoag prima e dopo essere andata a scuola. La ragazza era nota anche per dire a tutti il suo motto: “Dio prima di tutto”. Con queste parole - raccontano i suoi ex compagni di scuola - "contagiò" tutti i compagni di classe, e così ben presto quello divenne e un motto comune. Era anche considerata un modello di carità, dato che amava condividere ciò che aveva, aiutava il prossimo, prestava ascolto e mostrava premura verso tutti. Morì il 16 agosto 1993, dopo aver subito un infarto mentre era a scuola, il luogo dove amava stare e dove poteva condividere con compagni e amici l'amore di Dio.<br /> Fri, 26 Apr 2024 10:28:13 +0200AFRICA/CONGO RD - L’M23 riaccende la paura della “balcanizzazione” della Repubblica Democratica del Congohttps://fides.org/it/news/74934-AFRICA_CONGO_RD_L_M23_riaccende_la_paura_della_balcanizzazione_della_Repubblica_Democratica_del_Congohttps://fides.org/it/news/74934-AFRICA_CONGO_RD_L_M23_riaccende_la_paura_della_balcanizzazione_della_Repubblica_Democratica_del_CongoKinshasa – “Balcanizzazione”. È il termine con i quali i congolesi designano il tentativo da parte dei Paesi vicini di dividere la Repubblica Democratica del Congo , segmentandola in tante aree controllate da gruppi armati da loro sponsorizzati. Uno schema che sarebbe all’opera nell’est della RDC soprattutto grazie all’azione del M23, movimento armato legato al Ruanda.<br />Ma sono un po’ tutti gli Stati dell’Africa orientale ad essere interessanti a intervenire nell’est della RDC sia per proteggere la propria sicurezza, impedendo che ribelli e movimenti incontrollati di profughi entrino nel proprio territorio, sia per promuovere i propri interessi economici.<br />I Paesi dell’Africa orientale stanno cercando di trarre vantaggio dalle risorse naturali della RDC: la concorrenza ruota attorno all’aumento dei guadagni nelle catene esportazione – sotto forma di tasse e valore aggiunto. Ogni Paese cerca di aumentare il volume di risorse naturali della RDC che attraversano il proprio territorio, accordando livelli di tasse di esportazione favorevoli, investendo in capacità di raffinazione dell’oro, ma anche in progetti infrastrutture per i trasporti. <br />Diversi rapporti degli esperti delle Nazioni Unite illustrano come Burundi, Ruanda e Uganda traggono benefici dal commercio di risorse naturali della RDC che attraversano illegalmente il confine della RDC verso questi Paesi, da dove poi sono esportati.<br />Ma, oltre all'attività mineraria, l'est della RDC è anche un mercato importante per i suoi vicini, in particolare per prodotti agricoli, beni di consumi e servizi. <br />La competizione geopolitica tra gli Stati confinanti attorno alle catene di esportazione dei minerali, nonché che altre opportunità economiche come commercio di beni di consumo nell’est della Repubblica Democratica del Congo, dà ai congolesi l'impressione che la loro il Paese sia sfruttato dai vicini che si arricchiscono alle loro spalle. <br />Nel 2021 la ripresa delle armi da parte dell’M23, che nel 2013 le aveva deposte dopo aver raggiunto una serie di intese con il governo di Kinshasa, è avvenuto all’indomani dell’annuncio da parte di Uganda e RDC di un progetto di collaborazione sulla sicurezza e il ripristino delle strade nella RDC, che doveva aumentare significativamente il commercio transfrontaliero tra i due Paesi. Ciò avrebbe preoccupato il governo ruandese perché una di queste strade avrebbe minacciato quella che viene percepita come la sfera d'influenza di Kigali nel Nord Kivu. La nuova strada avrebbe permesso l’arrivo di nuovi agricoltori che avrebbe potuto modificare gli equilibri etnici locali a sfavore delle popolazione ruandofone insediate nell’aria.<br />I congolesi sospettano da tempo che il Ruanda abbia l’obiettivo di annettere parte della RDC. Timori ravvivati dalla riprese delle azioni dell'M23 con il sostegno del Ruanda, il cui Presidente ha inoltre dichiarato che occorrerebbe rivedere i confini dell’area, perché tracciati durante il periodo coloniale. Thu, 25 Apr 2024 10:36:04 +0200ASIA/CINA - Tra fiducia operosa e segnali di crisi. Le comunità cattoliche cinesi celebrano la Giornata di preghiera per le vocazioni sacerdotalihttps://fides.org/it/news/74933-ASIA_CINA_Tra_fiducia_operosa_e_segnali_di_crisi_Le_comunita_cattoliche_cinesi_celebrano_la_Giornata_di_preghiera_per_le_vocazioni_sacerdotalihttps://fides.org/it/news/74933-ASIA_CINA_Tra_fiducia_operosa_e_segnali_di_crisi_Le_comunita_cattoliche_cinesi_celebrano_la_Giornata_di_preghiera_per_le_vocazioni_sacerdotaliPechino – La premura e l’accompagnamento delle vocazioni sacerdotali e religiose sono segni che connotano l’orizzonte quotidiano di ogni battezzato. Sottolineando questo tratto della vita cristiana, le comunità cattoliche cinesi hanno celebrato il 61esima Giornata di Preghiera per le Vocazioni tenendo presente ile parole di Papa Francesco, che nel suo messaggio annuale ha invitato a pregare affinché tutti i sacerdoti seguano i passi di Cristo Buon Pastore, e affinchè le famiglie favoriscano nelle proprie case il fiorire di nuove vocazioni. <br />Nella diocesi di Zhoucun , in occasione della quarta edizione locale della giornata per la promozione delle vocazioni, il Vescovo Giuseppe Yang Yongqiang ha esposto con realismo e onestà i segnali critici che si registrano a livello diocesano riguardo al numero di giovani che intraprendono la via della formazione sacerdotale. Per questo motivo, il Vescovo Yang ha incoraggiato i fedeli “a pregare di più per le vocazioni” invitando tutti a “mantenere un sacro rispetto per il clero e a prendersi cura dei seminaristi in ogni modo”. Nello stesso tempo – ha aggiunto - “i seminaristi imparino chiedano di diventare buoni pastori, ricordando sempre che la vocazione originaria di ogni sacerdote è quella di seguire Gesù Cristo, conformandosi a Lui”.<br />Nella parrocchia della comunità di Tangshan sacerdoti e seminaristi provenienti da quella comunità sono tornati nalla loro chieda d’origine per chiedere a tutti che “ogni famiglia risponda con letizia e coraggio alla chiamata d'amore di Dio”.<br />Nella parrocchia di Jiujiang i laici sono stati invitati a pregare per le vocazioni dei vescovi e dei sacerdoti, e anche a essere generosi nell’offrire risorse materiali necessarie al loro sostentamento.<br />Due nuovi sacerdoti sono stati ordinati nella diocesi di Nanchino nella Giornata della Preghiera per le Vocazioni, il 21 aprile . I due nuovi presbiteri – è stato sottolineato nel corso della liturgia di ordinazione, citando il Messaggio di Papa Francesco per la la 61ª Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni - “hanno accolto la chiamata al sacerdozio ordinato e si dedicano all’annuncio del Vangelo e spezzano la propria vita, insieme al Pane eucaristico, per i fratelli, seminando speranza e mostrando a tutti la bellezza del Regno di Dio”. <br />Thu, 25 Apr 2024 10:05:15 +0200ASIA/GIAPPONE - I cattolici di Nagasaki, testimoni prediletti della Resurrezionehttps://fides.org/it/news/74932-ASIA_GIAPPONE_I_cattolici_di_Nagasaki_testimoni_prediletti_della_Resurrezionehttps://fides.org/it/news/74932-ASIA_GIAPPONE_I_cattolici_di_Nagasaki_testimoni_prediletti_della_ResurrezioneCittà del Vaticano - "I fedeli di Nagasaki nella loro storia hanno avuto in dono la forza di superare tante gravi difficoltà. Sono stati perseveranti prima nel tempo della persecuzione e poi, nel '900, quando sono stati colpiti dalla bomba atomica è successo la stessa cosa: in un evento tragico sono stati custoditi nella fede e hanno ricominciato a vivere e sperare. Nelle nostre radici, guardando alla nostra storia, troviamo la speranza che ci accompagna", rimarca l'Arcivescovo Peter Michiaki Nakamura, che guida la comunità cattolica di Nagasaki, arcidiocesi dove vi sono 58mila fedeli cattolici su un territorio che accoglie 1,2 milioni di abitanti.<br />Nagasaki è la città simbolo del cattolicesimo giapponese. Era il più importante centro della comunità cattolica nipponica. Nella sua storia, risalente al XVI secolo, in un periodo di forte persecuzione, la comunità, per oltre due secoli, ha conservato la fede nel silenzio, e i genitori battezzavano di nascosto i propri figli anche se non potevano accedere all’Eucarestia per mancanza di sacerdoti. A Nagasaki nel 1597 furono martirizzati 26 cattolici ed è sempre in quella città che altri 52 fedeli vennero martirizzati nel 1622. Nella storia recente, poi, l'esplosione atomica del 9 agosto del 1945 è una ferita che ha lasciato segni profondi e indelebili.<br />Nota l'Arcivescovo: "Questo è la comunità oggi: un comunità che, avendo vissuto momenti così tragici, testimonia la speranza in Cristo risorto: proprio perché noi abbiamo vissuto la morte, le persecuzioni, la morte della bomba atomica, e da questi eventi sconvolgenti siamo risorti, c'è nel nostro cuore la speranza, appunto, la ripresa, la rinascita, grazie all'opera di Dio". <br />E prosegue: "Dai martiri di Nagasaki abbiamo ereditato il dono della fede. Oggi nel nostro territorio l'opera di annuncio del Vangelo è un po' debole perché, quando si esce dalla Chiesa la testimonianza di fede, cioè mostrare alla società, alle persone che si incontrano la propria vita cristiana, risulta oggi un po' debole e arduo, per varie ragioni". Il Vescovo può far risalire questo atteggiamento proprio "al grande periodo delle persecuzioni", in cui i fedeli "avevano necessità di preservarsi e di proteggersi, poichè se qualcuno faceva vedere la sua fede veniva arrestato e anche ucciso". Forse, rileva, "semi di quell'atteggiamento sono ancora presenti oggi; si fa una certa fatica a mostrare e dare ragione pubblicamente della propria fede. C'è nel Dna della gente un senso di protezione, l'approccio a restare nel privato, nel nascondimento. Ma ora bisognerebbe cambiare, uscire dal guscio", auspica.<br />"La questione su cui stiamo riflettendo, nel guardare al futuro, è proprio quella di essere 'Chiesa in uscita', di non restare nella sacrestia ma di aprirsi all'esterno. Ci sentiamo particolarmente interpellati dalle parole e dagli appelli di Papa Francesco: sentiamo che quelle sue parole sono proprio per noi, proprio per Nagasaki. Il nostro auspicio è: apriamoci all'esterno, non teniamo la fede, il dono di Gesù Cristo, solo come un tesoro da custodire all'interno delle nostre chiese, ma vediamo lo come un dono prezioso per la società e per il mondo. Questo ci interroga molto e ci spinge nel cammino", dice. <br />Nel contesto nipponico, la comunità di Nagasaki non ha - come avviene in altre aree del Giappone - una forte componente di immigrati cattolici che possono offrire un supporto anche per la vita di fede. Tuttavia, Nagasaki - anche se nell'arcipelago nipponico è una "città periferica", molto lontana dalla capitale - è la città che più di tutte, nella nazione, si lega alla storia delle missioni cattoliche ed è stata plasmata da tale storia, ospitando tuttora un numero elevato di chiese, di parrocchie, diversi musei e monumenti cattolici. "In quelle tracce, in quelle radici, in quell’opera del Signore - conclude mons. Nakamura - risiedono la nostra vita e la nostra speranza: oggi camminiamo insieme, come comunità perchè questa possa rifiorire".<br /> <br />Wed, 24 Apr 2024 10:58:17 +0200ASIA/COREA - Nominato il nuovo direttore delle Pontificie Opere Missionariehttps://fides.org/it/news/74931-ASIA_COREA_Nominato_il_nuovo_direttore_delle_Pontificie_Opere_Missionariehttps://fides.org/it/news/74931-ASIA_COREA_Nominato_il_nuovo_direttore_delle_Pontificie_Opere_MissionarieCittà del Vaticano - ll Cardinale Luis Antonio G.Tagle, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, in data 18 aprile 2024, ha nominato Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie della Corea per un quinquennio il Rev.do Don Joseph Cheong Yong-jin del clero di Cheonju. Nato nel 1968 , è stato inviato a Roma in seminario, dove ha conseguito il master in Missiologia alla Gregoriana. Ordinato sacerdote nel 1997 , dopo l'ordinazione ha ricoperto l'incarico di vicario parrocchiale in due parrocchie. <br />Dal 2000 al 2007 ha studiato teologia biblica alla Gregoriana.<br />Rientrato in Diocesi ha lavorato come parroco in tre parrocchie, è stato Presidente del Diocesan Training Institute, Responsabile dell'Istituto Diocesano per Evangelizzazione e l'Apostolato biblico. Dal 2023 è stato Assistente per l'Amministrazione e Segretario della Commissione per la Missione e Cura Pastorale della C.E. Coreana. Oltre al coreano, conosce l'inglese e l'italiano.<br /> <br />Wed, 24 Apr 2024 10:52:32 +0200AFRICA/CONGO RD - La questione fondiaria: fattore decisivo e spesso trascurato delle guerre nell’est della Repubblica Democratica del Congohttps://fides.org/it/news/74930-AFRICA_CONGO_RD_La_questione_fondiaria_fattore_decisivo_e_spesso_trascurato_delle_guerre_nell_est_della_Repubblica_Democratica_del_Congohttps://fides.org/it/news/74930-AFRICA_CONGO_RD_La_questione_fondiaria_fattore_decisivo_e_spesso_trascurato_delle_guerre_nell_est_della_Repubblica_Democratica_del_CongoKinshasa – La guerra nel Nord Kivu che vede come protagonista l’M23 vien subita dai congolesi come una guerra d’aggressione perpetrata dal vicino Ruanda servendosi di questo gruppo armato. <br />L’M23 - va ricordato - dopo la sconfitta nel 2013 aveva avviato colloqui con il governo congolese con la mediazione dell’Uganda, sfociati in negli accordi di Nairobi del 12 novembre 2013. Adducendo il mancato rispetto delle intese, l’M23 ha poi ripreso le ostilità nel 2021.<br />Se i diversi attori del conflitto nell’est della Repubblica Democratica del Congo si disputano il controllo delle risorse minerarie locali, a fondamento dell’instabilità della zona vi sono pure fattori etnici e fondiari. Questi ultimi non sono solo conflitti tra comunità diverse per il controllo di pascoli o terreni agricoli.<br />Vi sono controversie fondiarie tra agricoltori e grandi concessionari, tra comunità rurali e compagnie minerarie, tra allevatori e agricoltori e tra parchi nazionali e le popolazioni della zona.<br />L’accesso alla terra, e in particolare alla terra arabile, è quindi una fonte di conflitto tra etnie diverse, soprattutto nel territorio del Masisi, dove gli Hutu e i Tutsi sono considerati immigrati e il loro accesso alla terra è contestato dalle comunità che considerano se stesse come indigene. <br />L'accesso al potere è essenziale per ottenere e conservare il territorio. Anzi, il godimento della terra è regolato sia dalla legge scritta che da quella consuetudinaria. Per il diritto scritto, vi sono alcune autorità politico-amministrative che hanno competenze per concedere terreni e altre incaricate di accordare, per conto dello Stato, titoli fondiari. Per quanto riguarda il diritto consuetudinario, il capo consuetudinario è considerato il guardiano del terreno che può concederne il godimento ai suoi amministrati, a seguito del pagamento di canoni variabili secondo consuetudini diverse. Questo doppio registro, statale e consuetudinario, genera ulteriore confusione e, nel secondo caso, può creare delle discriminazioni su base etnica. Il leader comunitario è generalmente più propenso a favorire gli appartenenti alla propria comunità a scapito di chi non ne fa parte.<br />L’arrivo dei miliziani dell’M23 su un dato territorio sconvolge questo sistema di registrazione fondiario. I ribelli cacciano sia i funzionari statali sia i leader locali, che spesso a causa dello sfollamento forzato delle popolazioni, si ritrovano senza persone su cui esercitare la propria autorità. In certe altre situazioni, i leader tradizionali sono costretti a convivere con l'M23. Un’altra strategia dei guerriglieri è la destabilizzazione del regno di un leader consuetudinario, creando e alimentando i conflitti tradizionali nelle aree occupate.<br />Dall’aprile 2022 l’M23 ha iniziato a istituire gradualmente un'amministrazione parallela. Il movimento nomina le persone a capo degli enti da esso controllati in base a considerazioni etniche o comunque in base ai legami con l’M23 o a gruppi ad esso affiliati. <br /><br />Wed, 24 Apr 2024 10:19:22 +0200EUROPA/ROMANIA - Benedizione della cappella delle POM romene, dedicata alla beata Pauline Jaricothttps://fides.org/it/news/74929-EUROPA_ROMANIA_Benedizione_della_cappella_delle_POM_romene_dedicata_alla_beata_Pauline_Jaricothttps://fides.org/it/news/74929-EUROPA_ROMANIA_Benedizione_della_cappella_delle_POM_romene_dedicata_alla_beata_Pauline_Jaricotdi Cristina Grigore<br /><br />Bucarest - “Un momento storico”. Così ha definito padre Tadeusz Nowak, Segretario generale della Pontificia Opera della Propagazione della Fede , la dedicazione, sabato 20 aprile, della cappella delle Pontificie Opere Missionarie in Romania, a Bucarest. Si tratta del primo luogo di culto della Romania dedicato alla beata Pauline Jaricot, fondatrice dell'Opera della Propagazione della Fede. <br />Il rito della dedicazione è stato celebrato dopo la messa presieduta, nella chiesa parrocchiale vicina alla sede POM Romania, dall’Arcivescovo metropolita di Bucarestmì, mons. Aurel Perca. Alla celebrazione hanno preso parte anche l’Arcivescovo emerito di Bucarest mons. Ioan Robu, il consigliere della Nunziatura apostolica in Romania mons. Tuomo T. Vimpari, il Segretario generale delle POPF padre Nowak, il Direttore delle POM romene don Eugen Blaj, sacerdoti romano-cattolici e greco-cattolici di Bucarest, bambini della Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria in Romania insieme alla Direttrice Matilda Stefan Andrici, all’artista statunitense di origine messicana Lalo Garcia e a numerosi fedeli. <br />All’inizio della messa, l’Arcivescovo di Bucarest ha benedetto l’immagine della beata Pauline Jaricot, dipinta dall’artista Lalo Garcia, che è stata poi collocata nell’altare centrale della cappella delle POM romene. L’artista ha portato personalmente in Romania il dipinto e si è dichiarato “privilegiato per essere stato scelto per realizzare l’immagine della beata Pauline”. Nel dipinto, Pauline tiene tra le mani un rosario, che è, infatti, la riproduzione di un rosario di legno che l’artista ha portato sempre con sé tutto il periodo della realizzazione dell’opera, e che alla fine della messa ha regalato a don Eugen Blaj per le POM di Romania. <br />Nell’omelia, padre Nowak ha parlato della vita di Pauline Jaricot e del suo carisma. Ricordando che la Chiesa è per sua natura missionaria e che vive per evangelizzare, padre Tadeusz ha spiegato che “tutti siamo chiamati alla missione”. “Certo – ha detto –, non tutti possiamo lasciare i nostri paesi per andare in Cina, Laos o Bangladesh, e in questo senso la beata Pauline Jaricot ha trovato un ruolo e un luogo particolare nella storia della Chiesa. Ma, come suggerisce questo suo carisma, ciascuno di noi può partecipare alla missione della Chiesa”. Così padre Nowak parlato dei mezzi individuati da Pauline per contribuire all’apostolato missionario: in primo luogo la preghiera ; poi, conoscere le necessità dei missionari e sostenere le missioni della Chiesa. “Pauline è morta povera materialmente, ma ricca spiritualmente – ha spiegato il sacerdote alla fine dell’omelia –, perciò dopo duecento anni è stata riconosciuta e proclamata beata dalla Chiesa. Ringraziamo Dio per il carisma che ha dato alla beata Pauline Jaricot e che lei ha lasciato alla Chiesa, e preghiamo perché il cuore di tutti i cristiani sia più fervido e aperto, per condividere con altri la Buona Novella e prendere parte alla missione della Chiesa, dando testimonianza del mistero di Cristo risuscitato dai morti”.<br />La messa è stata celebrata alla presenza della reliquia della beata Pauline Jaricot, che le POM romene hanno ricevuto due settimane fa da mons. Olivier de Germay, arcivescovo di Lione. Prima di dare la benedizione finale con la reliquia della beata francese, l’Arcivescovo di Bucarest, mons. Aurel Perca ha pregato “perché la beata Pauline Jaricot interceda grazie per la Chiesa universale, per le missioni, per tutte le persone che diffondono le opere missionarie”. Dopo la messa, la reliquia della beata Pauline Jaricot e la sua immagine sono state portate in processione alla cappella delle POM romene dove, dopo il rito di dedicazione della cappella, sono state venerate dai fedeli partecipanti alla celebrazione. <br />“Ringraziamo Dio per questo grande dono, di avere la beata Pauline in mezzo a noi, con la dedicazione della prima cappella in Romania in suo onore. Preghiamo la beata Pauline di ispirarci, con il suo servizio e coraggio, a vivere la nostra vita in Cristo e che la celebrazione della sua santità sia per la maggior gloria di Dio e per la salvezza delle anime”, hanno scritto le POM Romania in un comunicato. <br />Mon, 22 Apr 2024 12:31:40 +0200AFRICA/CONGO RD - Chiarimenti dopo le reazioni seguite a una pubblicazione della Agenzia Fides sul Cardinale Ambongohttps://fides.org/it/news/74927-AFRICA_CONGO_RD_Chiarimenti_dopo_le_reazioni_seguite_a_una_pubblicazione_della_Agenzia_Fides_sul_Cardinale_Ambongohttps://fides.org/it/news/74927-AFRICA_CONGO_RD_Chiarimenti_dopo_le_reazioni_seguite_a_una_pubblicazione_della_Agenzia_Fides_sul_Cardinale_AmbongoRoma - L'ultima pubblicazione della nostra Agenzia sul Cardinale Fridolin Ambongo Besungu ha suscitato reazioni accese e in parte negative. In alcuni casi, il Cardinale è stato accusato di incolpare le autorità civili del suo Paese adottando "de facto" tesi e argomenti utilizzati contro di esse dai leader di altre nazioni attualmente in conflitto con la Repubblica Democratica del Congo. <br />In effetti, la sintesi giornalistica pubblicata non ha evidenziato alcune sfumature emerse durante l'intervista. Imprecisioni si sono insinuate nel passaggio dalla versione originale dell'intervista alle traduzioni in altre lingue, lasciando spazio a interpretazioni errate. Queste imprecisioni nella formulazione ci portano a sottolineare che il Cardinale non ha detto quanto segue: "il governo ha distribuito ulteriori armi a diversi gruppi armati come i Wazalendo e anche a alcuni appartenenti alle Forze per la Liberazione del Ruanda ". Ci scusiamo quindi con il Cardinale stesso e con tutti coloro che possono essere rimasti confusi o amareggiati dai contenuti e dalle frasi ad effetto usate nelle reazioni all'articolo. <br /><br />Detto questo, una lettura onesta e corretta della pubblicazione deve basarsi sulle posizioni spesso espresse dal Cardinale Ambongo: 1) la guerra nella Repubblica Democratica del Congo è causata dal saccheggio perpetrato dalla comunità internazionale sulle ricchezze del suo suolo e del suo sottosuolo e dalle intenzioni espansionistiche di alcuni suoi vicini, tra cui il Ruanda; 2) questa guerra beneficia della complicità interna di congolesi; 3) l'insicurezza tende a diffondersi nella Repubblica Democratica del Congo, in particolare a causa della proliferazione dei gruppi armati; 4) la soluzione a questa crisi non sarà militare, ma implicherà necessariamente il dialogo tra i congolesi e con la comunità internazionale, ecc. <br /><br />Nell'articolo del 18/4/2024, come in diverse interviste e discorsi del Cardinale Ambongo pubblicati dall’Agenzia Fides, l'Arcivescovo di Kinshasa ha sempre descritto con realismo e chiarezza le conseguenze negative sofferte dal suo Paese, anche a seguito di iniziative e decisioni internazionali che egli considera forme di "neocolonialismo". Basti ricordare l'intervista esclusiva che il Cardinale Ambongo ha rilasciato all'Agenzia Fides il 21 marzo scorso. In quella intervista, tra l'altro, il Cardinale Ambongo ha denunciato chiaramente l'accordo firmato tra l'Unione Europea e il Ruanda "per lo sfruttamento delle risorse minerarie e di altro tipo che, in realtà, non si trovano in Ruanda ma in Congo RD". Questo - ha sottolineato il Cardinale Arcivescovo di Kinshasa – “è intollerabile e crea molta confusione in una regione, quella dei Grandi Laghi, che sta già vivendo grandi tensioni".<br /><br />Le polemiche generate dall'ultimo articolo rappresentano comunque un ulteriore stimolo per l'Agenzia Fides a documentare con passione e accuratezza la missione delle Chiese locali per la pace e la salvezza dei popoli, tenendo conto dei diversi contesti in cui esse operano.<br /><br />Mon, 22 Apr 2024 10:43:46 +0200AFRICA/ETIOPIA - Nomina del nuovo direttore delle Pontificie Opere Missionarie, Don Gebremariamhttps://fides.org/it/news/74926-AFRICA_ETIOPIA_Nomina_del_nuovo_direttore_delle_Pontificie_Opere_Missionarie_Don_Gebremariamhttps://fides.org/it/news/74926-AFRICA_ETIOPIA_Nomina_del_nuovo_direttore_delle_Pontificie_Opere_Missionarie_Don_GebremariamCittà del Vaticano - Il Cardinale Luis Antonio G.Tagle, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, in data 19 dicembre 2023, ha nominato Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie dell'Etiopia per un quinquennio il Rev.do Don Abraham Gebremariam. Don Gebremariam, 52 anni di età, 20 anni di ordinazione, del Vicariato Apostolico di Hosanna, ha studiato teologia presso l'Istituto Teologico S. Francesco ed ha conseguito il Bachelor Divinity presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma; ha anche studiato diritto civile ed ha conseguito il diploma presso l'Alpha University College di Addis Abeba.<br />E' stato vice parroco in due parrocchie, ha prestato servizio nelle scuole primarie, elementari e medie inferiori.<br />E' stato parroco in diverse parrocchie, e nel Vicariato Apostolico di Hosanna è anche membro del gruppo "Costruttori di pace", che si occupa di risolvere conflitti, ovunque ed in qualsiasi momento vengano creati. Attualmente è parroco a Doyogena. Oltre all'inglese, parla e scrive lingue locali: amarico, kemabata e hadiya,<br /> Mon, 22 Apr 2024 10:04:50 +0200